Nel 2017 sono stati aperti circa 26 fascicoli al giorno, uno ogni 55 minuti, per reati a danno di animali, e una persona è stata indagata ogni 90 minuti circa. Sono i dati del Rapporto Zoomafia 2018 ‘Crimini e animali’, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della Lav, alla sua diciannovesima edizione.
L’edizione 2018 del Rapporto Zoomafia ha avuto il patrocinio del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, con cui la Lav ha siglato un Protocollo d’Intesa per rafforzare prevenzione e contrasto dei reati a danno di animali, e della Fondazione Antonino Caponnetto.
“Il primo dato che emerge dal nuovo Rapporto è la conferma della capacità penetrante della criminalità organizzata in settori diversi ma accumunati dal coinvolgimento di animali – afferma Ciro Troiano – Interessi che si intrecciano con le più tradizionali attività manipolatorie e pervasive come la corruzione, la connivenza con apparati pubblici infedeli, il perturbare gli appalti, il controllo delle attività illegali sul territorio. Segnali di questo tipo arrivano da diversi filoni, come il traffico di cuccioli, la gestione dei canili, il controllo dei pascoli. Un altro dato da rilevare è la sempre maggiore gestione organizzata delle condotte zoocriminali. Sempre più spesso, infatti, si riscontrano reati associativi, perpetrati da gruppi di individui legati o dal concorso o da vero vincolo associativo”.
Sotto la lente del rapporto i combattimenti tra animali, le corse clandestine di cavalli e le truffe nell’ippica, il business dei canili e il traffico di cuccioli, il contrabbando di fauna e il bracconaggio organizzato, le macellazioni clandestine e l’abigeato, la pesca di frodo e le illegalità nel comparto ittico e l’uso di animali a scopo intimidatorio o per lo spaccio di droga, i traffici di animali via internet e la zoocriminalità minorile.
L’Osservatorio Nazionale Zoomafia della Lav ha chiesto alle 140 Procure Ordinarie e alle 29 presso il Tribunale per i Minorenni, i dati relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2017, sia noti che a carico di ignoti, e al numero di indagati per reati a danno di animali, per i seguenti reati: uccisione di animali (art. 544bis cp), maltrattamento di animali (art. 544ter cp), spettacoli e manifestazioni vietati (art. 544quater cp), combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali (art. 544quinquies cp), uccisione di animali altrui (art. 638 cp), abbandono e detenzione incompatibile (art. 727 cp), reati venatori (art. 30 L. 157/92) e, infine, traffico illecito di animali da compagnia (art. 4 L. 201/10).
Le risposte sono arrivate dall’82% delle Procure Ordinarie e dall’86% di quelle per i Minorenni. In particolare, le risposte sono arrivate da 115 Procure Ordinarie e da 25 Procure presso i Tribunali per i Minorenni. Sommando le risposte delle Procure Ordinarie e delle Procure presso i Tribunali per i Minorenni si arriva all’83% di tutte le Procure del Paese.
Il totale dei procedimenti sopravvenuti nel 2017, sia a carico di noti che di ignoti, per i reati a danno degli animali e per il campione dell’82% delle Procure Ordinarie, è di 8518 fascicoli (3869 a carico di noti e 4649 a carico di ignoti) con 5310 indagati. Esaminando i dati di un campione di 98 Procure su 140 che hanno risposto sia quest’anno che l’anno passato (un campione pari al 70% di tutte Procure Ordinarie) i procedimenti nel 2017, rispetto al 2016, sono aumentati del +3,74% (7100 fascicoli nel 2017 e 6844 nel 2016) mentre gli indagati sono diminuiti del -1,08% (4487 indagati nel 2017 e 4536 nel 2016).
“I crimini contro gli animali sono in aumento rispetto al totale dei reati commessi in Italia nel 2017 che, secondo gli ultimi dati ufficiali, hanno registrato una flessione del -10%: è chiara la controtendenza – spiega Troiano – La diminuzione del numero degli indagati, invece, nonostante l’aumento del numero dei procedimenti a carico di soggetti noti, può indicare una flessione nella repressione dei reati contro gli animali perpetrati in modo organizzato o con il concorso di più persone”.
Proiettando i dati del campione dell’82% delle Procure Ordinarie su scala nazionale, tenendo presente le dovute variazioni e flessioni, il rapporto stima che nel 2017 si sono aperti circa 26 fascicoli al giorno, uno ogni 55 minuti, per reati a danno di animali, e una persona è stata indagata ogni 90 minuti circa. Sempre proiettando la media dei dati pervenuti, si può stabilire che nel 2017 in Italia c’è stata un’incidenza pari a 15,38 procedimenti ogni 100.000 abitanti con un tasso di 9,60 indagati ogni 100.000 abitanti. Lav ricorda che si tratta di stime basate su un campione e non sul numero totale delle Procure italiane e che non hanno la pretesa di essere esaustive, ma solo indicative.
Un altro aspetto da considerare – sottolinea la Lav – è che in generale sono di più i reati denunciati a carico di ignoti che quelli registrati a carico di autori noti. “Se si considera poi che, notoriamente, i processi celebrati che arrivano a sentenza sono poco meno del 30%, e di questi solo la metà si concludono con sentenza di condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti con sentenza sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati”, avverte l’associazione.
Dall’analisi dei crimini contro gli animali consumati in Italia emerge che il reato più contestato resta quello di maltrattamento di animali, art. 544ter c.p., con 2657 procedimenti, pari al 31,19% del totale dei procedimenti (8518), e 1951 indagati; rispetto al 2016 i procedimenti sono aumentanti del +3%. Seguono: uccisione di animali (art. 544bis c.p., con 2633 procedimenti, pari al 30,91%, e 572 indagati; rispetto al 2016 i procedimenti sono aumentanti del +1,72%) e reati venatori (art. 30 L. 157/92, con 1464 procedimenti, pari al 17,18%, e 1323 indagati; rispetto al 2016 i procedimenti sono aumentati del +6,82%).
Per quanto riguarda la distribuzione geografica dei crimini contro gli animali, la Procura di Brescia, sempre in base al campione dell’82% analizzato, si conferma quella con più procedimenti iscritti per reati contro gli animali nel 2017: 527 procedimenti con 387 indagati. Più della metà dei procedimenti, 275 fascicoli, pari al 52% del totale, riguarda i reati venatori che hanno coinvolto il 72% degli indagati (279 persone).
“È noto – sottolinea Troiano – che la provincia di Brescia rappresenta l’hotspot del bracconaggio più importante d’Italia, quindi il numero dei procedimenti per tali reati influisce notevolmente sulla media totale dei reati contro gli animali registrati”.
Il rapporto analizza anche il fenomeno della zoocriminalità minorile, ovvero il coinvolgimento di minorenni o bambini in attività illegali con uso di animali o in crimini contro gli animali. “La cultura in cui si sviluppano forme di violenza contro gli animali, e in particolare la zoomafia, ha come riferimento un modello di vita basato sulla prevaricazione, l’aggressività sistematica, il disprezzo per le ragioni altrui – prosegue Troiano – I valori di riferimento sono l’esaltazione della forza, la mascolinità, il disprezzo del pericolo, il potere dei soldi. In questa dimensione valoriale, le corse clandestine di cavalli o i combattimenti tra cani trovano una facile collocazione. I bambini e gli adolescenti coinvolti vengono proiettati in un mondo adulto, ‘virile’, dove la sicurezza individuale e la personalità si forgiano con la forza, con l’abitudine all’illegalità, con la disumanizzazione emotiva”.
“È ormai un dato acquisito che nella questione criminale rientrano pienamente condotte delinquenziali che vedono gli animali mero strumento per introiti e proventi illeciti. La diffusione della criminalità zoomafiosa è favorita anche da un sistema normativo repressivo non sempre efficace. Auspichiamo che si arrivi finalmente al varo di provvedimenti legislativi, come il potenziamento della normativa sulla tutela penale degli animali, attesi da anni. Inoltre – conclude Troiano – poiché notoriamente questi reati sono accompagnati spesso da fenomeni di corruzione e di falso documentale, va rafforzata la normativa contro la corruzione e previste aggravanti per il coinvolgimento collusivo di pubblici ufficiali in questi reati, perché sono proprio loro che, di fatto, rendono possibile con la loro malafede, la realizzazione del reato”.
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