Ad agosto le disponibilità del 2018 sono andate esaurite
Il primo agosto scorso è stato il giorno dell’Earth Overshoot Day, ovvero il giorno del sorpasso che ha segnato l’esaurimento del budget delle risorse naturali che l’umanità aveva a disposizione per il 2018. Le quantità di frutta, carne, verdure, pesce, acqua e legna che la Terra è in grado di rigenerare in un anno sono state interamente consumate nei primi sette mesi dell’anno con la conseguenza dell’inizio di un ‘debito ecologico’ molto oneroso per l’intero pianeta.
Da qui a fine anno, infatti, vivremo utilizzando risorse naturali di cui non disponiamo, sottraendole alle generazione future: si calcola che ad oggi, per soddisfare il fabbisogno mondiale di risorse naturali avremmo bisogno di 1.7 pianeti. Se analizziamo la situazione nello specifico, ci accorgiamo che esistono situazioni molto differenti tra loro: se tutti i Paesi consumassero ad esempio la quantità di risorse degli Stati Uniti la situazione sarebbe ben peggiore, visto che occorrerebbero ben 6 pianeti per coprire l’intero fabbisogno mondiale. A riequilibrare la situazione ci pensano paesi come la Cina e l’India, che consumano appena il 25% delle risorse naturali, e i paesi africani che contribuiscono in maniera molto rilevante ad abbassare la media.
L’Italia ha invece ufficialmente esaurito il proprio budget di risorse naturali rinnovabili il 24 maggio: viviamo come se avessimo 2,6 Terre a disposizione e per soddisfare i nostri fabbisogni servirebbero le risorse naturali di 4,6 Paesi come l’Italia. L’Earth Overshoot Day, definita dagli scienziati come la data nella quale l’‘impronta ecologica dell’uomo supera la biocapacità degli ecosistemi’, è calcolata dal Global Footprint Network, l’organizzazione internazionale di ricerca che ogni anno aggiorna i dati e le metodologie per la valutazione, dividendo il valore della biocapacità del Pianeta, ovvero la quantità di risorse ecologiche che la Terra è capace di rigenerare in un anno, per l’impronta ecologica dell’umanità (ovvero la domanda di risorse naturali per quell’anno). Il risultato è moltiplicato per 365, ottenendo così la data fino alla quale quelle risorse dureranno e, di conseguenza, quella in cui termineranno.
Quello che preoccupa ulteriormente è il costante e drastico anticipo di questa data cruciale per il Pianeta: negli ultimi quarant’anni siamo infatti passati dal 29 dicembre (1978) al primo agosto (2018). Le principali conseguenze di questo eccessivo sfruttamento delle risorse del pianeta causano problemi quali la deforestazione, il collasso delle risorse ittiche, la scarsità d’acqua dolce, la perdita di biodiversità e l’accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera e nei mari, aggravando così ulteriormente il nostro contributo negativo al riscaldamento del Pianeta e rendendo più frequenti gli squilibri atmosferici con le relative conseguenze in termini di siccità, incendi ed uragani che si fanno più intensi.
Diventa dunque doveroso pensare e realizzare un nuovo sistema di sviluppo economico e sociale che sia maggiormente sostenibile, iniziando dai piccoli gesti che quotidianamente ogni individuo può fare fino alle strategie nazionali dei governi per incentivare politiche di incremento delle energie rinnovabili e di riduzione delle emissioni nocive per l’atmosfera. Secondo il Global Footprint Network, se ogni abitante del pianeta dimezzasse il proprio spreco alimentare, l’Overshoot Day cadrebbe più tardi: se limistassimo gli sprechi alimentari potremmo spostare questa data di 11 giorni in avanti e di ulteriori 5 se dimezzassimo l’utilizzo di carne e non consumassimo prodotti di allevamenti intensivi.
Fondamentale è poi il consumo energetico: limitando l’uso dell’automobile, ottimizzando quello degli elettrodomestici e scegliendoli anche in base alla classe energetica migliore, cercando il più possibile di riciclare e, più in generale, evitando gli sprechi, potremmo incidere notevolmente in tema di risparmio energetico e riduzione delle emissioni, ritardando addirittura di qualche mese, anche tre, l’Earth Overshoot Day.
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