Sequestro di persone, arresto illecito e abuso d’ufficio sono i capi di imputazione. Nessuna dimissione richiesta dal M5s
La presa di posizione del vicepremier Matteo Salvini nei confronti dei passeggeri della Diciotti gli è costata cara. I 137 migranti di origini eritree, che hanno assoluto diritto dello status di rifugiati, sono stati fatti scendere dalla nave nella notte tra sabato 25 e domenica 26 agosto e trasportati nell’hot-spot di Messina.
Qui, dopo il riconoscimento, attendono di essere ricollocati, secondo gli accordi presi, tra Irlanda e Albania, nella minor parte, mentre un centinaio sarà preso dalla Cei, che collocherà i migranti in varie parrocchie e diocesi, quindi rimarranno in territorio italiano. La situazione nel porto di Catania si è dunque sbloccata, ma con quali conseguenze? Con l’iscrizione nel registro degli indagati del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, assieme al suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi: dovrà rispondere di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. È una “vergogna” la decisione della magistratura di Agrigento di iscrivere Salvini al registro degli indagati, commenta lo stesso vicepremier, “difendo i confini del Paese, non ci fermeranno”.
Il leader della Lega riceve piena solidarietà da Silvio Berlusconi che ne approfitta per agganciarsi ad un tema a lui caro, “ancora una volta l’autorità giudiziaria è intervenuta su una vicenda esclusivamente politica su cui non dovrebbe minimamente interferire” afferma il leader di FI.
Non arriva, invece, nessuna richiesta di dimissioni dal ruolo di ministro dell’Interno da parte degli alleati pentastellati perché si tratta di un atto dovuto. “Il ministro Salvini è indagato e io credo che sia un atto dovuto in quanto ministro dell’Interno e quindi titolare delle decisioni su quelle materie. Allora, come ci si comporta in questi casi? – spiega il vicepremier Luigi Di Maio intervenendo in difesa del collega – Prima di tutto nel nostro contratto di governo c’è anche un codice etico dei ministri e in base a quel codice etico, e anche a quello del nostro movimento, il ministro dell’Interno deve continuare a fare il ministro”.
Ma questo comportamento accende una dura polemica a causa del tweet di due anni fa in cui proprio Di Maio chiedeva le dimissioni dell’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano indagato per abuso d’ufficio, indagine poi archiviata dal tribunale dei ministri. “Alfano indagato per abuso d’ufficio. Le nostre forze dell’ordine non possono avere il loro massimo vertice indagato. Si dimetta in 5 minuti” aveva infatti scritto Luigi Di Maio nei confronti dell’allora ministro Alfano, ma oggi sembra avere un’altra opinione. Ma tra le conseguenze della situazione della Diciotti c’è anche e soprattutto l’inasprimento nei confronti dell’Europa.
Di Maio spiega nel suo intervento che nell’ultimo incontro degli sherpa Ue lo scorso 24 giugno, “hanno detto che l’Italia deve cavarsela da sola e poi sono andati tutti al mare. Così in Europa mantengono gli impegni… Allora abbiamo fatto da noi e l’abbiamo fatto perché l’Italia non abbassa la testa di fronte all’arroganza della Ue”. Quindi annuncia: “Noi adesso ci guardiamo tutti i provvedimenti europei in fase di discussione e tutto quello che non ci conviene lo blocchiamo e il Ceta deve arrivare il prima possibile in aula perché dobbiamo bocciarne la ratifica”. Tra le misure annunciate dal governo Italiano, infatti, preoccupa proprio la minaccia di “tagliare i fondi che diamo all’Ue. Vogliono 20 miliardi dei cittadini italiani? Dimostrino di meritarseli e si prendano carico di un problema che non possiamo più affrontare da soli”. È il premier Giuseppe Conte a definire meglio le intenzioni del Governo “siamo al lavoro per porre una riserva all’adesione dell’Italia al piano finanziario pluriennale in corso di discussione. A queste condizioni, l’Italia non ritiene possibile esprimere adesione a un bilancio di previsione che sottende una politica così incoerente sul piano sociale. È questo il nostro contributo per far crescere l’Europa. Non possiamo accontentarci di uno spazio comune di mercato, di un’aggregazione di Paesi che si ritrovano sulla base di meri interessi economici”, sottolinea il premier.
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