I mozziconi di sigarette inquinano più della plastica
Secondo un recente report pubblicato da Nbc News, il principale agente inquinante di mari e oceani non sarebbe la plastica, contro la quale si stanno facendo innumerevoli campagne, ma qualcosa di decisamente diverso: i mozziconi di sigarette. Fumare una sigaretta significa immettere nell’ambiente più di 4000 sostanze chimiche nocive e tossiche, se non anche cancerogene. Parte di queste sostanze resta nel filtro e va a contaminare la parte di sigaretta non fumata, le cicche appunto, che diventano così ricettacolo di moltissimi inquinanti, dalla nicotina al benzene, dai gas tossici quali ammoniaca e acido cianidrico, ai composti radioattivi come polonio-210 e acetato di cellulosa, la materia plastica di cui è costituito il filtro.
Eppure se ne parla davvero poco e, a riguardo, non esiste nessuna regolamentazione: lo smaltimento delle cicche è infatti lasciato al libero arbitrio dei fumatori, che spesso si inventano le scuse più banali per giustificare l’incuria con cui si disfanno dei mozziconi, nonostante il rischio (peraltro a dire il vero molto poco sentito) di multe salate.
Il rapporto in questione stabilisce che i mozziconi di sigarette sono addirittura il principale inquinante di mari e oceani: la maggior parte dei 5,6 trilioni di sigarette prodotte ogni anno ha, come dicevamo prima, un filtro fatto di acetato di cellulosa, una particolare plastica che ci mette più di dieci anni per decomporsi. Ebbene, stando ai dati raccolti dal Cigarette Butt Pollution Project due terzi di questi filtri vengono gettati via senza alcuna attenzione né rispetto per l’ambiente e senza tener conto delle conseguenze cui si va incontro.
Tracce delle sostanze inquinanti contenute nei filtri delle sigarette sono state trovate nei corpi del 70 per cento degli uccelli marini e nel 30 per cento delle tartarughe marine e sono una delle cause principali della loro morte. Oltre ai mozziconi gettati direttamente sulle spiagge si deve anche considerare che spesso le sostanze in questione raggiungono le acque marine dopo essere state gettate nei tombini; altre volte invece vengono trasportate da fiumi e flussi d’acqua.
L’Ocean Conservacy, un’organizzazione ambientalista che dal 1986 finanzia la pulizia delle spiagge, ha fatto notare che in 32 anni sono stati prelevati più o meno 60 milioni di mozziconi che con il rilascio di microplastiche avrebbero potuto distruggere l’ecosistema marino, inquinando fiumi, ruscelli e corsi d’acqua in generale. Il problema tuttavia sembra non riuscire ad avere l’eco che merita, il che contribuisce a reiterare il comportamento errato dei fumatori tra il silenzio generale. I filtri delle sigarette sono stati introdotti intorno al ventesimo secolo per mitigare gli effetti collaterali e le conseguenze legate al fumo, ma nel corso degli anni numerosi studi a riguardo hanno dimostrato che la presenza o meno del filtro non cambia molto nel grado di cancerogene del tabacco. Il progetto Cigarette Butt Pollution, fondato dal professore di salute pubblica alla San Diego State University Thomas Novotny in collaborazione con un gruppo di avvocati ambientalisti, ha cercato in vari modi, ma senza successo almeno fino a questo momento, di vietare la produzione e la commercializzazione dei filtri non biodegradabili, ma a prevalere sono solo i conflitti d’interesse tra le lobby che li producono. Il problema andrebbe affrontato da vari punti di vista: comuni, amministratori locali e datori di lavoro dovrebbero non solo emanare norme di comportamento, ma anche installare, come accade per altre tipologie di rifiuti, appositi raccoglitori per la raccolta e lo smaltimento delle cicche.