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22 November 2024
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STORIE di Gianni Farina

A Denis Mukwege e Nadia Murad il Nobel per la Pace 2018

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Denis Mukwege, congolese, e Nadia Murad, yazida irachena, benefattori dell’umanità.Mukwege, medico ginecologo della Repubblica Democratica del Congo, nato nel 1955 a Bukavu, la città adagiata sulla riva ovest del lago Kivu, uno dei tanti bacini – Grandi Laghi – di cui è ricco il territorio al confine con le repubbliche centro africane del Burundi e del Ruanda, ha vissuto in gioventù le convulse vicende legate alle lotte anticolonialiste guidate da Patrice Lumumba, l’eroe del processo di liberazione nazionale dalla dominazione belga, trucidato nel 1961, dalla soldataglia di corrotti al soldo degli antichi dominatori belgi.
Da quel momento, la grande repubblica centro africana, pur ricca di tante ricchezze minerarie e già forziere dei potentati finanziari della société genérale de Belgique, ha vissuto il lungo travaglio delle lotte intestine e tribali, in particolare dei Simba, e fu luogo di scontro per l’egemonia mondiale tra le grandi potenze, Stati Uniti e Unione Sovietica e i loro rispettivi alleati, nel lungo periodo della guerra fredda.
Cresce, il giovane, terzo di una numerosa famiglia in grado di assicuragli il cursus educativo, prima in Burundi e poi in Francia, sino a quando, rientrato in patria, verso la fine del secolo scorso, crea il Panzi Hospital, e si impegna nella cura delle donne vittime di stupro, la piaga del Congo e dell’insieme dei paesi centro africani.
Più opportuno parlare di fanciulle, spesso ancora nell’età della pubertà, violentate pubblicamente nell’intimo del corpo martoriato prima ancora di aver conosciuto lo splendore del dono naturale della crescita.
Fanciulle costrette a fuggire dai loro villaggi, schernite e dileggiate con il marchio del disonore.
Nulla si sa, o non si vuol sapere, di come tante di loro – congolesi, nigeriane – siano poi giunte nel bel Paese, portate a donare ogni notte i loro corpi nei posti più oscuri delle periferie urbane delle metropoli italiane.
Roma o Milano fa lo stesso. La Comasina come la Cassia o l’Appia antica.
La pratica del sesso (full time) al servizio di ignobili papponi che agiscono con la protervia dell’impunità.
Continua la tua battaglia, Denis Mukwege, (già premio Sakharov per la libertà di pensiero) per la liberazione delle donne dalla schiavitù fisica e morale e per la democrazia, un miraggio ancora e purtroppo lontano, per il tuo Congo.
Nadia Murad, ventenne yazida irachena, che, nel pieno della sua formazione intellettuale e umana, impatta con la violenza omicida del terrorismo islamico dell’Isis. Gli yazidi, nel corso dei secoli vittime di repressioni successive di massa. Dalla dominazione ottomana alla turca, e più recentemente, nel dominio dittatoriale Baath di Saddam Hussein. Attualmente, all’incirca cinquantamila yazidi, fuggiti dall’Iraq nel pieno della sua disgregazione politica e statuale, vivono in Europa, la massima parte in Germania, ove formano una diaspora presente e attiva nei processi sociali e politici della vicina repubblica federale.
Il villaggio di Nadia – Kocho – ha vissuto il più drammatico eccidio della sua storia (Una Srebrenica irachena). L’annientamento della comunità yazida maschile e di sei suoi fratelli.
Un migliaio di ragazze fatte prigioniere e deportate nella vicina Mosul, la nuova capitale dello stato islamico.
È la storia dell’anno 2014 dalla nascita del salvatore. Violenze, stupri di massa, eccidi.
Lei fugge e non si saprà mai, se per una disattenzione del carceriere o per una goccia di ritrovata umanità. Dopo alterne vicende approda a Stoccarda.
Inizia da lassù la sua lotta per la verità sulla tratta di esseri umani di cui è vittima l’umanità in ogni conflitto.
Instancabile ambasciatrice delle Nazioni Unite, va ovunque a raccogliere le testimonianze dei rifugiati vittime di violenza.
Vive come se fosse l’ultimo giorno della sua vita, e raddoppia perciò l’impegno per portare alla luce nuovi e vecchi sfruttamenti ed eccidi di massa.
Sa di essere minacciata e seguita ogni dove. Pende sul capo di Nadia l’odio di chi vorrebbe far tacere per sempre la sua voce di straordinaria combattente, per il coraggio e il dono di verità che fa a tutta l’umanità. E tuttavia, Nadia persegue l’obiettivo: sconfiggere la paura, ristabilire giustizia e dignità per il suo popolo, perseguire il processo di liberazione delle donne da ogni schiavitù.
Denis Mukwege e Nadia Murad, che il destino vi sia benevolo.
L’umanità ha ancora, e per tanti anni a venire, bisogno di voi.

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