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2 May 2024
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STORIE di Gianni Farina

La scalata al Cervino del candidato temerario

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Campagna elettorale europea

Salgo verso il passo del Tenda accompagnato da Franco Revelli, per me più che un maestro, se penso al sapiente contributo prestatomi in tanti anni di lavoro parlamentare.
Il maestro scendeva a Roma con l’immancabile sacco colmo di dossier sulla situazione dei trasporti nell’arco alpino.
Franco non demordeva nel raccontarmi come il tunnel e il passo del Tenda fossero la via di collegamento più rapida verso la Provenza e la Costa Azzurra e di come il cuneense potesse trarre dei benefici sostanziali dal rifacimento delle due vie, ferroviaria e stradale, di comunicazione con la Francia.
Sono passati ben dodici anni e siamo allo stesso punto.
Allora, lui, era sindaco di Limone Piemonte, il ridente villaggio turistico, noto, sin dal primo novecento per le splendide discese con gli sci, allora di legno, attaccati saldamente ai garretti degli spericolati montanari. IL traforo ferroviario fu inaugurato nel 1882 e fu proprio grazie alla nostra collaborazione, il contributo intellettuale e tecnico del maestro Revelli e i miei interventi nel parlamento repubblicano, che iniziò, nel 2013, la perigliosa costruzione del nuovo tunnel, attualmente interrotta, per le note vicende giudiziarie. Revelli parla delle due vie di comunicazione come se fossero due sue sorelle a cui il destino ha riservato un impervio cammino nel corso della loro vita dal novecento ad oggi. Lui, che ha passato decenni ad interrogare la politica, di qua e di là dell’arco alpino, che divide le due nazioni amiche.
Ho passato più tempo negli uffici del sindaco di Nizza e a via Veneto al ministero dello sviluppo economico che con mia moglie, soleva dirmi Franco nel corso dei nostri incontri.
Ho divagato, amici, per non dovervi tediare con il piagnisteo quotidiano sul mal funzionamento della reta ferroviaria del bel Paese, escludendo, naturalmente, il Freccia Rossa, il bolide che sta unificando una parte importante dell’Italia.
Storie di campagne elettorali in cui scopri, se c’è ne fosse ancora bisogno, gli aspetti semi feudali di una Italia che non riesce a costruire una sua modernità di grande nazione dell’Unione.
Il Decreto Sblocca cantieri e Decreto crescita sono le ennesime illusioni di ripresa dell’economia italiana create dal governo giallo verde e poi disattese.
Mentre il governo litiga sul caso Siri – basta, non ne possiamo più – dopo sei mesi siamo ancora ad attendere che 52 Leggi siano provviste dei regolamenti attuativi per renderne concreti gli effetti. Una situazione inaccettabile.
Verifico in ogni incontro che l’Italia continua ad essere un cantiere aperto ed eternamente bloccato: infrastrutture al collasso, manutenzioni assenti, opere incompiute, cantieri che non partono, imprese in difficoltà.
Solo per fare qualche esempio, i 40 chilometri di super strada che collegano Lecco a Colico, nell’alto Lario in Lombardia, sono interrotti periodicamente da frane e in Piemonte andrebbe riammodernata la vecchia rete ferroviaria della Val di Susa a prescindere della Tav.
In Lombardia, Piemonte, Liguria e Val d’Aosta, le imprese sono al palo, lavorano sempre meno, molte sono a rischio chiusura e sono costrette a licenziare, i cittadini vivono quotidiani disagi.
Come si può comprendere, le tempistiche sono fondamentali per superare inerzie e inadempimenti.
E più tempo passa e più si corre il rischio di perdere i fondi dell’Unione europea che l’Italia non ha saputo utilizzare nel corso dell’ultimo settennato per mancanza di progetti concreti da presentare a Bruxelles.
È uno scandalo che nessuno conosce.
L’Italia, nel corso degli ultimi sette anni, ha utilizzato solo 1 miliardo dei 44 a disposizione dei fondi Ue previsti per il nostro Paese per rinnovare la sua infrastruttura e consolidare il territorio sul piano ambientale. Nel frattempo si sta svolgendo una miserevole competizione elettorale europea.
Si parla di tutto fuorché dell’Europa: della sua crisi, del suo avvenire, della assoluta necessità di una nuova Europa, forte e unita, per assolvere al suo ruolo a livello planetario nell’interesse dei suoi popoli. I leader di alcuni Partiti ( Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia in testa) giganteggiano sui manifesti – e in ognuno dei cinque collegi – con i loro volti sorridenti e ammalianti per carpire un voto che a nulla servirà poiché nessuno di loro salirà a Bruxelles dalla dorata Roma della politica pretoriana del tempo che viviamo. Uno scandalo, nella speranza che elettrici ed elettori attenti alla manfrina li vogliano bocciare.

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