Poco più di un’ora: tanto è durato il primo confronto tra i magistrati e l’ex senatore del Pdl, Nicola Di Girolamo, arrestato nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Roma. A Di Girolamo sono contestati, nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Aldo Morgigni, 4 episodi di reato, per accuse che vanno dall’associazione a delinquere al riciclaggio transnazionale aggravato. E poi, in relazione alla sua elezione all’estero, nel distretto “Europa 1”, e riguardo ai raggiri compiuti con la residenza in Belgio ed alle schede votate da uomini della ‘Ndrangheta, anche di «attentato ai diritti politici dei cittadini». In ultimo c’è l’intestazione fittizia di beni aggravata dal favoreggiamento di associazione mafiosa. L’ex parlamentare di fronte al gip, Aldo Morgigni, al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Giovanni Bombardieri, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Una decisione che i due legali di Di Girolamo, Carlo Taormina e Pier Paolo Dell’Anno, hanno motivato spiegando che il loro assistito “in ragione della complessità e del tecnicismo della vicenda ha ritenuto di fornire solamente nel prosieguo i necessari chiarimenti all’autorità investigativa non essendo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip, al quale si riconosce estremo rispetto, la sede più adatta”. Di Girolamo era arrivato nel carcere di Regina Coeli, a bordo di un cellulare che lo ha trasferito dall’altro carcere romano, quello di Rebibbia, dove l’ex senatore si trova recluso dal 3 marzo scorso. I legali lo hanno trovato “sereno e determinato”, pronto “a rappresentare la realtà dei fatti al più presto”. Di Girolamo vorrà quindi raccontare in un nuovo interrogatorio ai pubblici ministeri la sua verità in una vicenda giudiziaria che lo vede accusato di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di ingenti somme di danaro effettuato a livello internazionale attraverso una miriade di società estere e, con riferimento alla sua elezione a senatore con il voto degli italiani all’estero, di violazione della legge elettorale e di scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso. Con l’interrogatorio di garanzia per Di Girolamo si è chiusa una nuova, intensa, settimana sul fronte dell’inchiesta che vede indagati quasi 80 persone (56 raggiunti da provvedimento di custodia cautelare) tra cui alcuni dirigenti della società telefonica Fastweb, a partire dal suo fondatore, Silvio Scaglia, e di Telecom Italia Sparkle. Di questa vicenda giudiziaria si è occupato anche il Financial Times che in un articolo la definisce di “una complessità sorprendente”. Un meccanisimo fraudolento con il quale, secondo quanto affermano gli inquirenti, l’organizzazione era riuscita a riciclare una enorme quantità di denaro. Somme ingenti che venivano reinvestite anche nell’acquisto di pietre preziose come dimostra il sequestro, effettuato dai carabinieri del Ros, di un deposito di diamanti, per un valore stimato di circa 4 milioni, trovato all’interno di un doppio fondo della cassaforte di una gioielleria di piazza Campo dei Fiori, nel cuore di Roma.
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