Temperature sotto zero e nevischio stanno confermando la lontananza della primavera. Quindi? Cerchiamo altrove un luogo con quei 20 gradi in più che, anche per pochi giorni, ci aiuterebbero a traghettarci con maggiore entusiasmo alla fine dell’inverno
Se le mete dal mare caraibico sono troppe impegnative possiamo indirizzarci in un luogo facilmente raggiungibile con un volo a medio raggio. Si parte da un ghiacciato aeroporto di Zurigo e in 4 ore, volando sulle vette alpine, sugli altopiani brulli di Madrid e infine sull’Atlantico, si raggiunge l’arcipelago delle Canarie, Lanzarote. A 150 chilometri dalla costa marocchina, geograficamente ancora in Spagna, ma praticamente in un altro mondo.
E che Lanzarote sia in un altro mondo, quasi più lunare che terreno, lo si intuisce già sbirciando dall’aereo, da cui si intravedono i picchi e i crateri di ben 25 vulcani padroni incontrastati di un’isola di soli 800 km quadrati che si abbraccia, dall’alto, in un unico sguardo.
Fu il genovese Lanzarotto Malocello che la scoprì nel 1300 e da cui deriva la toponomastica dell’isola ma, oltre a questo, di spirito italiano, in bassa stagione, se ne trova davvero poco. Il turismo, in questo periodo dell’anno, è indirizzato soprattutto ad ospiti britannici e tedeschi. L’ospitalità mediterranea, invece, tipica degli spagnoli, si assapora sia nei resort internazionali come Iberostar, Melià o Barcelò, sia nelle finche, le tipiche abitazioni rurali del luogo trasformate in B&B.
A mio avviso, le strutture di hotel e residence intonacate di bianco, a ricordo dei “pueblos” iberici, sono, unica nota spiacevole, fin troppo simili e quindi un po’ finti e comunque stonati nella loro forzatura architettonica da perenne Golf Resort.
Allontanandosi però da questi centri urbani, si entra in quello che è lo spirito dell’isola. Una natura desertica in cui la forza dei vulcani e i cedimenti della crosta terrestre sono visibili sotto i propri occhi; la lava consolidata è ovunque in un paesaggio in cui le strane piante endemiche nate sotto la cenere dimostrano quanto possa, questo luogo, essere unico e affascinante.
Lanzarote si visita in poco tempo, con un’auto di piccola cilindrata a noleggio si possono vedere in quattro giorni tutte le bellezze dell’isola vagando tra il giardino dei cactus (3000 esemplari) le grotte sotterranee, i belvedere da dove si possono ammirare le piccole isole vicine e il parco dei vulcani. Quest’ultimo, visitabile solo con le guide, è la testimonianza incredibile delle eruzioni che hanno sconvolto l’isola e della potenza energetica che si percepisce a pochi metri sotto i nostri piedi: la temperatura a 13 metri di profondità è già di 600 gradi. Per i turisti, si improvvisano anche barbecue con salsicce cotte solo dal calore sprigionato in una buca come esempio lampante di quello che la natura riserva sotto la crosta terrestre o di quella che è la porta dell’Ade. Non solo lava però. La zona vinicola è vicina e sorprendente: nella Geria le viti sono state piantate in buche scavate in un terreno nero e ricoperto di lapilli e sono protette dal vento da piccoli muretti circolari. Il moscato che ne deriva ha un sapore deciso e le degustazioni sono una meta inevitabile prima di recarsi alle spiagge del sud dove, finalmente ci si può sdraiare in spiaggia di fronte all’oceano. E godersi i desiderati 23 gradi di febbraio!
Gloria Bressan