Non favorito, ma dal tema che riprende il leitmotiv della serata all’insegna dell’inclusione e dell’integrazione dell’altro. Quattro statuette invece a “Bohemian Rhapsody”
Conclusi i fasti degli Oscar si può confermare che la 91a edizione degli Academy Award, la prima priva di presentatori, si è conclusa con la premiazione di “Green Book”, un film quasi insospettabile, una commedia di amore e amicizia che però non figurava tra i favoriti. Eppure il film che parla di integrazione, di inclusione razziale e diversità, temi che hanno dominato la cerimonia di premiazione, è risultato perfetto nella storia del viaggio del musicista Don Shirley e del suo autista afroamericano nell’America profonda e razzista degli anni Sessanta. Il film di Peter Farrelly si è aggiudicato tre statuette, oltre al premio come miglior film, ha vinto anche l’Oscar per il miglior attore non protagonista Mahershala Ali e migliore sceneggiatura originale, scritta tra gli altri da Nick Vallelonga, attore e sceneggiatore italoamericano che si è ispirato alla reale esperienza del padre, che fu davvero l’autista del musicista jazz in quell’epico viaggio che sfidò l’intolleranza e il razzismo del tempo.
A proposito del tema dominante della serata, Ali non è stato l’unico attore afroamericano a vincere l’agognato premio. La statuetta ha brillato tra le mani di Regina King come migliore attrice non protagonista per “Se la strada potesse parlare”. Ma tra i film più vociferati c’era “Bohemian Rhapsody” che non si è aggiudicato il premio maggiore, ma ha raccolto ben 4 statuette dorate classificandosi come il film che ha vinto di più. Oltre a quella per il miglior attore protagonista, vinta da Rami Malek, il film sulla storia dei Queen, che hanno aperto la serata con un’esibizione, ha vinto anche quelle per il miglior montaggio, per il miglior sonoro e per il miglior montaggio sonoro, tutti premi tecnici. Ma è soprattutto il premio che va a Rami Malek, come migliore attore protagonista, il più atteso di tutti che nella storia personale dell’attore cela una storia di inclusione: “sono il figlio di immigrati egiziani, americano di seconda generazione, non ero la scelta più ovvia ma a quanto pare ha funzionato” ha detto l’attore.
“Roma”, il film di Alfonso Cuaron, altro grande favorito, racconta la storia della domestica di famiglia nell’infanzia del regista messicano, a Mexico City, e si aggiudica alcuni dei premi più importanti: miglior film in lingua straniera, miglior regista, migliore fotografia. Prodotto da Netflix, “Roma”, è un altro film di grande impatto sociale, come si può notare dalle parole pronunciate dal regista messicano: “Questo film è dedicato ai 70 milioni di collaboratori domestici che lavorano nelle nostre case e che di solito sono relegate nello sfondo dei nostri film. Gli immigrati e le donne proiettano il mondo in avanti”.
Infine il premio alla miglior attrice protagonista va a Olivia Colman per “La Favorita”, anche in questo caso c’è stata una sorpresa, poiché la Colman batte Glenn Close per “The Wife” e anche Lady Gaga che però si è aggiudicata il premio alla migliore canzone, Shallow, da “A Star is Born”.
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