Tregua sulla Torino – Lione. Per sei mesi quindi non verranno affidati i lavori
La Tav è un tasto dolente per il governo italiano: si fa, non si fa, è utile, è uno spreco. E per non darla vinta a chi sostiene che dalla decisione sulla Tav dipende il destino del governo, le due fazioni complici hanno preferito rattoppare con un po’ di tempo. Attendere, sembra essere la risposta che pesa meno di tutte e che permette ai due leader Di Maio e Salvini di continuare ognuno per la propria strada ancora per qualche tempo. Perché i due vicepremier sembrano aver puntato i piedi su due decisioni diverse sul futuro della Tav: per il leader del MoVimento “l’analisi costi-benefici ha confermato che” dietro il no Tav dei 5 Stelle “non c’era un motivo ideologico, ma un fondamento scientifico. Quest’opera non si tiene in piedi, non è profittevole”; dall’altro lato c’è invece la ferma posizione di Matteo Salvini che invece è favorevole alla Tav perché “nel contratto di governo c’è la revisione dell’opera, che ci sta, che è giusta. Rivedere un’opera è importante, intelligente, tutto è migliorabile, però – afferma il leader della Lega – fermarla no, conto che il buon senso prevalga”. E gli occhi di tutto il mondo politico erano puntati su questa decisione che sembra creare un’alta tensione tra i due gruppi alleati. È per questo che si è giunti ad un rinvio dei bandi che “partiranno tra 6 mesi solo se Italia Francia raggiungeranno un accordo serio. Tutto questo senza nessun costo per lo Stato e senza toccare i soldi degli italiani”, scrive su Fb il sottosegretario al Mef, Laura Castelli dei 5 Stelle.
Così il premier Giuseppe Conte è intervenuto scrivendo direttamente a Telt per evitare bandi chiedendo di “soprassedere dalla comunicazione dei capitolati di gara, al fine di evitare che soggetti terzi possano formulare offerte per la realizzazione dell’opera, condizionando, per tale via, le libere, definitive determinazioni che il mio governo si riserva di assumere nel prossimo futuro”. Per questo sei mesi quindi non verranno affidati i lavori e – sulla base della clausola di dissolvenza – i due governi interessati potranno ritirarsi prima di far partire i cantieri. “Ho chiarito che questo governo e le forze politiche che lo sostengono si sono impegnati a ‘ridiscutere integralmente’ questo progetto e che abbiamo intenzione di interloquire con la Francia e con l’Unione europea alla luce delle più recenti analisi costi-benefici da noi acquisite. Ovviamente non vogliamo che nel frattempo si perdano i finanziamenti europei già stanziati”, spiega il presidente del Consiglio in un post su Facebook, a proposito della lettera inviata a Telt.
Nel frattempo è giunta la conferma dal Cda del Telt per “l’impegno a verificare le volontà dei due Governi al termine della selezione delle candidature, prima di procedere all’invio dei capitolati di gara alle imprese”. Intento spiegato in una nota dal ministro dei Trasporti francese, Elisabeth Borne: “Come la Francia aveva auspicato, il Cda di Telt ha permesso di lanciare gli avvisi di appello a candidatura necessari per il proseguimento del cantiere. Questo permette l’avanzamento del progetto, di preservare i finanziamenti europeo e di preservare il rispetto del tempo di riflessione auspicato dal governo italiano”.
Tutto fermo per sei mesi, dunque e se Di Maio si dice soddisfatto perché in questo modo si tutelano i soldi degli italiani che altrimenti sarebbero stati investiti in “un’opera che è stata messa in discussione da un’analisi costi-benefici”, Salvini commenta ricordando che “nel contratto c’è la revisione dell’opera, si può rivedere il progetto, risparmiare sui costi, ma non sta scritto da nessuna parte che l’opera debba essere cancellata”. Ma aggiunge anche che si tratta solo di “una delle opere pubbliche”. Perché pecisa il vicepremier leghista “ci sono 300 cantieri da far ripartire, porti, aeroporti, ferrovie e metanodotti. Contiamo che nell’arco di qualche giorno il Consiglio dei ministri porti in approvazione un decreto urgente sblocca-cantieri. Sono convinto che siamo sulla strada giusta”.
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