Sette Paesi hanno bloccato la somministrazione del vaccino anti-Covid AstraZeneca. Dopo le morti sospette di tre militari siciliani anche l’Italia ha sospeso il lotto incriminato
Sono tre fino adesso i casi di morte sospetta avvenuti in Sicilia che hanno sollevato a livello nazionale il caso AstraZeneca. L’ultimo, il più eclatante, riguarda il giovane militare della Marina in servizio ad Augusta (Siracusa), Stefano Paternò di 43 anni, morto per un arresto cardiaco dopo essersi sottoposto il giorno precedente alla prima dose di vaccino. Il giovane è stato colto da febbre e convulsioni e nella nottata è deceduto con l’arresto cardiaco, prima di lui altre due morti avverse legate, secondo i primi accertamenti, a trombosi e coaguli del sangue, sempre in ambiente militare e dopo aver ricevuto il vaccino AstraZeneca. Si tratta di Davide Villa, 50 anni, agente della Squadra mobile, deceduto 12 giorni fa dopo l’inoculazione del vaccino proveniente dallo stesso lotto, e del maresciallo dei carabinieri Giuseppe Maniscalco, di 54 anni, stroncato da un infarto 48 ore dopo aver fatto il vaccino. Il lotto incriminato è ABV2856 – distribuito in tutte le regioni – su tutto il territorio nazionale e per il quale l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha emesso in via precauzionale il divieto di utilizzo del lotto. Ma anche in altri Paesi dell’Ue, sarebbero 7 in tutto, il farmaco AstraZeneca è stato bloccato per un lotto differente finito sotto accusa: Estonia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Norvegia, Islanda e Danimarca.
Nonostante l’allarmismo e il diffuso dissenso da parte della popolazione a farsi vaccinare con il farmaco incriminato, anche se con diverso lotto, al momento l’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, ha affermato che si può continuare ad utilizzarlo, mentre sono in corso indagini più approfondite, poiché non è ancora stato provato un nesso di causalità tra decessi e vaccino. Ma la popolazione non si fida più e molti non si presenteranno alla vaccinazione, mentre chi ha già avuto la prima somministrazione eviterà la seconda dose.
In Italia, alla luce delle recenti morti dopo la somministrazione del farmaco anglo-svedese, è seguito un colloquio telefonico tra Mario Draghi e la presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen, dal quale però sarebbe emerso che non c’è alcuna evidenza di un nesso tra i casi di trombosi registrati in Europa e la somministrazione del vaccino Astrazeneca. Inoltre, su 5 milioni di europei, solo 30 persone hanno lamentato disturbi della coagulazione. All’appello di non fermare la vaccinazione, si associa la Germania, che ha annunciato che non sospenderà la somministrazione del farmaco AstraZeneca.
Nel Regno unito il vaccino anti-Covid è già ampiamente in uso dall’inizio di gennaio senza particolari distinzioni e l’università britannica e il colosso farmaceutico interessati hanno anche avviato ricerche per la produzione di una nuova versione del loro vaccino anti-Covid tarata in modo più specifico sulle varianti del virus emerse di recente. Ma la risposta immediata al problema sorto in queste ore è stata che nel Regno Unito su 10 milioni di vaccinati non è stato rilevato un numero alto o eccessivo di sintomi legati alla vaccinazione (nello specifico sono stati dichiarati 194 casi di allergie gravi, pari allo 0.002%).
AstraZeneca in Svizzera
Dei tre vaccini acquistati precedentemente dalla Confederazione, il farmaco di AstraZeneca è stato l’unico che ha ricevuto una maggiore attenzione e l’omologazione è avvenuta solo da qualche giorno, ma ancora non è stato mai somministrato.
Swissmedic, l’istituto che autorizza i nuovi medicinali in Svizzera, infatti non ha dato subito il via libera al farmaco ma ha richiesto ulteriori studi e controlli sostenendo a febbraio che i dati disponibili e analizzati non risultavano sufficienti per procedere con un’omologazione, ma che sarebbero stati necessari “ulteriori dati di nuovi studi per ottenere informazioni sulla sicurezza, sull’efficacia e sulla qualità”. Dunque il vaccino AstraZeneca è stato messo a ulteriori controlli dalle autorità sanitarie svizzere prima dell’omologazione, ma fino adesso non è stato ancora utilizzato. Alla luce di quello che sta accadendo in queste ore, ci chiediamo come intende comportarsi la Svizzera, nel frattempo, l’unica cosa certa è che la campagna per la vaccinazione, già fortemente compromessa, non può subire ulteriori arresti.