Nessuna parità di genere nell’industria musicale, dove alla donna è riservato uno spazio davvero esiguo: ecco cosa rivela un recente studio del settore condotto in Italia
Ci sono nomi e personalità che hanno fatto la storia della musica mondiale, la stragrande maggioranza sono declinati al maschile. È proprio così, nel mondo della musica, come in generale in qualsiasi altro settore, è risaputo che lo spazio destinato alla donna non è per nulla equivalente a quello maschile.
In questi giorni però stiamo assistendo sempre più ad una maggiore presa di coscienza di questo fenomeno discriminatorio e sociale, tanto che non mancano esempi di chi si è sentito in dovere di denunciarlo apertamente. È il caso, per esempio, di Elisa Toffoli, in arte Elisa, che proprio qualche giorno fa ha scritto un post su Facebook rivelatore di questa realtà:
“Sei carina, pensa a cantare. Lascia stare la scrittura. Avevo quindici anni e quelle parole mi fecero venire una gastrite che durò per dei mesi. Avrei dovuto lasciar stare anche la produzione, gli arrangiamenti, la curiosità per tanti strumenti, perché era tutto troppo.
Sarebbe bastato sorridere, “mettermi carina”, cantare bene e “tenermi da conto”. Queste sono state le parole di un produttore maschilista in cui sono inciampata prima ancora dei miei esordi. Per me sono state solo altra benzina, amara si, ma pur sempre buona per spingere ancora più giù l’acceleratore.
A ventisette anni mi trovavo a Zurigo in studio con Tina Turner per registrare la sua voce, perché ero la produttrice del brano che avevo scritto per il nostro duetto e ne curavo quindi gli arrangiamenti e anche tutti gli aspetti tecnici della registrazione. Lei mi disse “Sono molto orgogliosa di te, donne come te stanno cambiando il mondo. Quando ero giovane io, quello che stai facendo tu oggi qui con me sarebbe stato impensabile”.
Non lasciamo che nessuno ci dica che questo non è il nostro posto”.
Lo studio: Women in Music
A conferma di questa situazione uno studio promosso dall’Accademia dei Creative Media SAE Institute di Milano, il primo studio del genere in lingua italiana e che ha coinvolto più di 40 professionisti del settore, nel quale si delinea il perimetro dell’area nell’industria musicale, assolutamente limitata, entro il quale la donna artista e professionista può muoversi.
Parliamo di uno spazio molto esiguo dove prevale l’affermazione della figura della “donna artista, soprattutto come interprete che mette la propria immagine al servizio della musica. All’interno dell’industria discografica, la donna riesce a ritagliare un po’ di spazio nella promozione e nella comunicazione, mentre fa più fatica quando si tratta di tutti gli altri ruoli artistici e professionali. In termini numerici vuol dire che la presenza femminile si attesta con appena il 22% tra gli artisti, il 12,5% tra i compositori di testi e musica e il 2,6% nella produzione (dati IMAE). Se guardiamo alle incisioni complessive, abbiamo 91,85% di brani maschili contro l’8,15% di brani femminili (dati IMAIE 2020).
I risultati dell’indagine condotta dal teamwork coordinato dalla prof.ssa Alessandra Micalizzi, psicologa, PhD in comunicazione e nuove tecnologie e in SAE module leader per il corso Information Communication and Professional Practice del Bachelor of Arts in music business, sono stati resi noti lo scorso venerdì 4 giugno attraverso un evento online aperto a tutti, dal titolo “Women in music, progetti e riflessioni sull’industria musicale italiana”. “Come docente nei percorsi di produzione audio e music business al SAE Institute, sono testimone di una disparità di genere in termini numerici per lo meno tra i miei studenti, dove prevalgono in modo preponderante i ragazzi. SAE quale realtà inserita in un contesto internazionale, è impegnata ad applicare policy di gender equality anche all’interno del suo staff. Insomma, è un tema che ci sta molto a cuore ed per questo che la ricerca ha goduto di un ampio sostegno interno”.
Viola fa la musica!
La conclusione dello studio ha portato alla luce un progetto che nasce dall’esigenza evidente di costruire nuovi modelli culturali: la pubblicazione di una favola per bambini. Perché è proprio sin dall’età più tenera che devono essere costruite le basi per una società priva di determinati preconcetti e disuguaglianze di genere. Nel libro “Viola fa la musica!” (edito da Homeless Books, scritto da Alessandra Micalizzi con illustrazioni di Eveline Bentivegna e prefazione di Laura Gramuglia), Viola è una bambina che si appassiona alla musica e attraverso alcune riflessioni imparerà a lasciarsi trascinare dalla sua passione, senza farsi abbattere da eventuali giudizi esterni.
Link prevendita oppure ordinalo Su La Pagina (libro in fase di stampa)
È chiaro che, anche se oggi le donne sono sempre più incluse nell’industria musicale, c’è ancora molta strada da fare prima di raggiungere una reale parità di genere, ma grazie a studi come “Women in Music” di SAE Institute di Milano , l’intervento e l’interessamento di diverse parti in gioco, non solo donne, ma anche uomini che sembrano ben propensi a questo cambiamento e grazie al ruolo fondamentale di tutta la società che diventa via via sempre più consapevole sotto questo aspetto, possiamo affermare che per quanto riguarda la parità di genere nell’industria musicale, finalmente la musica sta cambiando!
Redazione La Pagina