Veniamo fuori da un periodo in cui, per cause di forza maggiori, siamo stati esclusi un po’ da tutto e dove, soprattutto, ci è mancata la libertà. Si è certamente trattato di una condizione che ha riguardato un po’ tutti e, anche se non ci consola affatto, abbiamo constatato che il vecchio detto, ‘mal comune mezzo gaudio’, un po’ conforta, o per lo meno ci mette di fronte l’impossibilità di opporci. Ma, immaginiamo se la nostra libertà fosse sempre ostacolata, si è tanto parlato di abbracci e contatti umani che ci sono mancati, immaginiamo se non potessimo mai abbracciare il nostro partner alla luce del sole. Immaginiamo di non poter parlare apertamente delle nostre esigenze, dei nostri sogni, dei nostri problemi o del nostro vissuto. Immaginiamo di dover vivere la vita in continuo contrasto tra quello che potremmo e vorremmo fare e quello che invece ci permettono di fare. In altre parole immaginiamo di vivere come tutte le persone LGBTQIA+.
Il mese di giugno, ormai lo sappiamo bene, è il mese dedicato all’orgoglio delle persone LGBTQIA+ e i giorni si tingono dei colori dell’arcobaleno per rendere chiaro ed evidente a tutti che nessuno deve privarsi della propria libertà per quello che è. Ma come mai proprio il mese di giugno? Tutto nasce da un evento che scatenò la comunità gay di New York accaduto nella notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969, quando nel famoso bar gay del Greenwich Village di New York, lo Stonewall Inn, la polizia fece irruzione accusando i clienti di indecenza solo per il loro orientamento sessuale. La cosa indusse i presenti accusati ingiustamente a ribellarsi e iniziarono i moti di Stonewall con folle di persone non eterosessuali che si riversarono per le strade alla luce del sole per combattere a favore i loro diritti. Se al primo giorno erano in circa 500 manifestanti, l’indomani il numero era già raddoppiato.
Presto si scoprì che la comunità dei non eterosessuali era davvero numerosa e soprattutto non voleva più nascondersi! L’anno dopo, il 28 giugno del 1970, sfilò a New York la prima parata organizzata dove migliaia di giovani non eterosessuali marciarono in abiti colorati, vistosi, appariscenti ed originali perché non solo non volevano più nascondersi, ma volevano anche farsi notare. In nome di questa nota colorata, presto l’arcobaleno fu assunto a simbolo naturale della comunità LGBTQIA+. A più di 50 anni dalla prima parata newyorkese della comunità LGBTQIA+, il Gay Pride è diventato un appuntamento fisso e spettacolare, ricco di energia, colori e divertimento, anche se c’è ancora tanta strada da fare, per questo la marcia non si può fermare… tranne che per il Covid. A Zurigo, infatti, anche la manifestazione più importante per l’affermazione dei diritti delle persone non eterosessuali ha dovuto fermarsi a causa della pandemia, ma l’appuntamento è solo rimandato al prossimo 4 settembre: non male, la consapevolezza va oltre il mese di giugno! Nel frattempo tutta la città ha espresso solidarietà attraverso l’esposizione delle bandiere arcobaleno, più o meno nei punti più strategici, mostrandosi un contesto aperto ed inclusivo, per fortuna non solo il mese di giugno, ma tutto l’anno. Così giugno volge al termine senza la sua marcia ma non senza la giusta consapevolezza.
Redazione La Pagina
1 commento
Vi è un lato oscuro dell’arcobaleno, che interpreto così: Ma davvero credete che ai magnati della finanza e ai maggiordomi politici delle banche interessino i diritti delle persone e le unioni civili? Li stanno usando per affossare quelli sociali. Creeranno le unioni civili e poi anziché dare a tutti, come sarebbe giusto fare, la reversibilità delle pensioni (come esempio), la toglieranno a tutti. Faranno apparire come un privilegio per pochi quello che è un diritto e, così, con la lotta ai privilegi toglieranno i diritti. Ma saremo finalmente tutti eguali, perché si sarà tutti egualmente irrilevanti, tutti egualmente livellati verso il basso. Lo ribadisco, questo movimento nato dal neoliberismo atlantista, usa o abusa dei nostri sentimenti etici e mortali, usando come pretesto i diritti civili per affossare quelli sociali. E voi come l’intera stampa non indipendente, appoggiate senza vederne la manipolazione il loro progetto, politicamente corretto ma eticamente corrotto. Lo stesso dicasi del “Black Lives Matter”. Mario Pluchino