Nel bel mezzo delle ferie autunnali, se facciamo una passeggiata per le strade svizzere, non possiamo far finta di nulla, il Natale sembra aver fretta di arrivare.
Molti negozi, infatti, si portano avanti e si preparano con addobbi e decorazioni per il periodo più affascinante e “commerciale” dell’anno. È una dinamica già consolidata da tempo, sembra che si abbia fretta di vivere il tempo che verrà, per questo già ad agosto pensiamo ad Halloween, alle prossime vacanze; ad ottobre pensiamo al Natale; a gennaio siamo già proiettati nelle ferie sportive e al carnevale; a febbraio iniziano le decorazioni primaverili; e a pasqua abbiamo già pronto il costume da bagno. Viviamo nel futuro, perennemente proiettati in ciò che ancora deve essere. Quest’anno più che mai tanto che, forse perché si ha voglia di vivere momenti lieti o di risollevare il settore commerciale duramente messo alla prova, il Natale ha già fatto capolino nelle vetrine dei negozi svizzeri.
L’interesse per il futuro è sempre stato un pallino per l’uomo di tutti i tempi, forse per curiosità, magari per quella voglia di conoscere e sapere cosa ci sarà, ma la legge di natura è più forte della curiosità umana. Però in Svizzera hanno pensato ad un modo di esserci anche quando non ci saremo, tra 100 anni per esempio. Da oggi, infatti, si apre la raccolta delle lettere che i residenti della città di Berna possono scrivere per gli uomini del futuro, gli uomini del 2121!
Un progetto simile è stato fatto a Friburgo, in Brisgovia, nel 2020, questo progetto invece nasce da una campagna congiunta tra l’Archivio della città di Berna e le biblioteche Kornhaus, con l’obiettivo di motivare i bernesi a pensare alla loro situazione attuale e al futuro di tutti noi. Le lettere su carta possono essere depositata da oggi, 18 ottobre 2021, fino al 26 gennaio 2022 – quindi ci sono 100 giorni di tempo – in una delle cassette postali appositamente allestite nelle sedi comunali delle biblioteche Kornhaus, nell’archivio cittadino, all’Erlacherhof o all’Inselspital.
È una buona occasione per gli uomini del futuro per leggere direttamente dalle penne dei loro avi, da chi li ha preceduti, e per accedere alle testimonianze dirette di chi adesso vive un periodo così complicato come quello che stiamo vivendo. “Il messaggio scritto diventa così un lascito personale, custodito in modo sicuro e permanente nell’archivio cittadino. Gli autori delle lettere hanno l’opportunità unica di esprimersi in un futuro lontano, che tutti noi non sperimenteremo più, ma di cui oggi siamo responsabili”, si legge nel comunicato ufficiale.
Certamente il Covid e tutto ciò che ne è derivato – le morti, le sofferenze, le mascherine, i lockdown, le nuove regole igienico sanitario e il cambiamento repentino del concetto di quotidianità e di libertà – sarà l’argomento principale.
Se avessimo avuto noi la fortuna di leggere le parole, le riflessioni, i dubbi e le curiosità dei nostri antenati di 100 anni fa, che cosa avremmo letto? Nessuno lo può sapere, perché nessuno ha pensato di conservare le testimonianze personali e spontanee in questa sorta di capsula del tempo come adesso si sta sperimentando a Berna.
Sappiamo però che 100 anni fa, nel 1921, si era nel periodo immediatamente successivo alla fine del primo conflitto mondiale – con un gran numero di morti da piangere, la povertà diffusa, il disordine e le agitazioni sociali, la sanità inesistente… – insomma era un momento tutt’altro che semplice. E noi – individui del presente – sappiamo anche che il peggio non era ancora “passato”: negli anni successivi, infatti, i nostri avi si sono trovati ad affrontare il secondo conflitto mondiale che ha creato eventi letteralmente sconvolgenti: altro che privazione delle libertà, altro che quotidianità scombussolata, altro che “dittatura sanitaria”.
Se pensassimo al passato prima di scrivere al futuro, ecco, forse guarderemmo il presente diversamente!
Redazione La Pagina