Inevitabilmente, varianti epidemiologiche permettendo, la graduale ripresa delle attività lavorative ci porta ad aggiornare un particolare aspetto del mondo del lavoro: la sua rapidissima evoluzione.
Cifre alla mano, entro il 2025, avverte Kalian Kumar della britannica HCL Technologies, multinazionale nelle applicazioni informatiche, ben ottantacinque milioni di lavoratori, in particolare le nuove generazioni, vivranno una situazione definibile come emergenza digitale, dovuta ad una riassegnazione di competenze tra la consueta attività umana e le nuove attività informatiche.
Continuando a percorrere la catena delle competenze, in un rapporto tra causa ed effetto, novantasette milioni si prevede invece saranno gli impieghi che saranno creati dalla nuova suddivisione di funzioni tra, da un lato, le attività umane, dall’altro gli algoritmi, e la automazione di tutte quelle procedure operative che rendono possibile un dialogo fra i citati due opposti.
In altri termini, osservano gli esperti, per adeguarsi a queste evoluzioni cui nessuno si puo’ sottrarre è necessario un cambio di mentalità, un aprirsi al futuro che ci attende piuttosto che cercare una legittimazione, se non addirittura una giustificazione, rivolgendosi ad un passato che ancora ci illudiamo possa aiutare la nostra permanenza sul posto di lavoro che occupiamo.
A monte di tutti questi fenomeni troviamo la constatazione che oltre il 50% degli attuali impieghi avverrà in modalità digitale.
Queste dinamiche, che condurranno a mansioni per il momento ancora non definibili, interesseranno il sessantacinque percento della popolazione scolastica attualmente in via di formazione.
In parole semplici, gli odierni impieghi non scompariranno ma saranno profondamente diversi da come li intendiamo oggi.
Per esempio, avvertono gli esperti, le attività bancarie si evolveranno in maniera digitale, e funzioni socialmente essenziali come ad esempio la sanità continueranno ad esistere, ma potenziate dalla tecnologia informatica.
Gli esperti definiscono questo fenomeno “Upskilling Economy”, l’economia delle competenze aumentate.
Come adeguarsi, e come tenere il passo?
Innanzitutto svincolando la formazione scolastica dal monopolio delle competenze “storiche”, tradizionali, per avviarla alle tecnologie new-age, contemporanee, che gravitano attorno all’uso della intelligenza artificiale-AI.
Al medesimo tempo, al sistema formativo è richiesto adattarsi a nuove priorità, a nuovi paradigmi fra cui: creatività; analisi critica; abilità di relazione con gli attori sociali; competenza nell’esprimere in modalità informatica quanto si è capaci di mettere in opera, iniziando dal dire, continuando con il fare, e poi concludere raggiungendo la pubblica opinione mondiale digitalizzandosi tramite i social media.
Chiamati a promuovere questo cambio di mentalità sono gli insegnanti, mediatori loro malgrado fra l’educazione che si apprende tra le mura domestiche, in famiglia, e le accresciute responsabilità sociali che attendono le nuove generazioni.
Inutile farsi illusioni: questa evoluzione avverrà in tempi digitali, cioè immediati, che escludono la lenta e progressiva transizione generazionale sinora vissuta dagli adulti.
Si tratta di una impresa facile solo a dirsi, dato che si rivolge ad un futuro di cui è certa la forma, ma non ancora la sostanza.
Nel frattempo, non resta che una soluzione transitoria, osservano gli studiosi: adeguarsi costantemente alle evoluzioni dei fatti, evolvendo la analisi critica in una compartecipazione della realtà che ci circonda, passando dai presupposti agli obiettivi, sintonizzandosi con la cronaca, con le necessità ispirate da esigenze in continuo cambiamento, piuttosto che fare riferimento ad previsioni, aspettative, ipotesi, come si è fatto sino ad oggi.
Piaccia o non piaccia, della realtà prossima ventura che ci attende tutti dobbiamo accettare che saremo protagonisti.
Comunque ed ovunque, senza scusanti e senza alcuna distinzione di modalità: in presenza, da remoto, anche in forma astratta, digitale.
A convincerci a cambiare, fosse ancora necessario, saranno le evoluzioni che nei prossimi mesi influenzeranno le attività produttive ed il mondo del lavoro.
Non resta che attendere, per trovarne conferma.
di Nicoletta Tomei
Foto Credit: WORLD ECONOMIC FORUM-WEF / MEDIA