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22 November 2024
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PNRR I (for dummies)

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“The answer, my friend, is blowin’ in the wind”: avrebbe detto Bob Dylan, il menestrello della generazione della metà degli anni ‘70. Chiedete al primo che vi capita se sa che cosa sia il PNRR, o il senso dell’espressione Next Generation EU. Le risposte cadrebbero nel vento. Forse perché nessun cantante rap canta ancora questi temi o forse perché è mancata la giusta comunicazione da parte delle trasmissioni prestigiose del servizio pubblico o Mediaset? L’interesse si crea con l’informazione e la sensibilizzazione, e sembrano proprio queste a latitare sul tema. Perché la politica non si è appropriata nella propaganda nei confronti dei giovani e non solo? Magari per il timore, che una volta creata l’informazione, intuisca il rischio di sentirsi fare il verso dalla Greta di turno con i vari bla bla? Vorrei fare servizio e chiarezza unendo come al solito i famosi puntini. Da parte dell’UE, è stato chiamato o imposto Draghi, per la gestione di tutti quei miliardi, derivanti dalle risorse del Next Generation EU, affinché prendesse a differenza di Conte le consegne, dai circoli che contano. Mi riferisco all’eterna Italia lobbista, affarista e tangentista. Conte venne estromesso, quando era all’apice della sua carriera politica, in modo incostituzionale perché era chiaro che non avrebbe accettato molti punti, del documento che illustra le proposte di allocazione delle risorse, da parte dei leader della UE. Qui il link e documento ufficiale del PNRR. Riassumo le parole chiave per seguire il mio discorso.

  • Recovery Fund, il programma per sostenere gli stati UE, e favorire gli Stati membri con livelli di reddito nazionale pro capite inferiori alla media
  • Il programma Next Generation EU si articola in un dispositivo principale, noto come “Recovery and resilience facility” (RRF) che rappresenta il 90% dell’importo, e una serie di fondi ulteriori che compongono il restante 10%, di cui il più importante è il React-Eu. È l’evoluzione dell’iniziale progetto di un fondo di ripresa (da qui la dicitura “Recovery Fund”). Questo piano da 750 miliardi di euro è messo a punto dalla Commissione Europea per supportare gli Stati Membri nella ripresa post-pandemica. Due sono gli strumenti del Piano: il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa appunto il REACT-EU.
  • Con l’espressione Recovery Plan si intende invece la visione strategica, ossia il progetto che ogni Stato membro stila per l’utilizzo delle somme stanziate nel cosiddetto Recovery Fund. Quindi il Recovery plan o Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è il documento che illustra le proposte di allocazione delle risorse derivanti dal Next Generation EU.

Nel 2021, gli Stati membri hanno presentato dei piani nazionali in cui definiscono il loro programma di riforme e investimenti fino al 2026. Attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, il totale degli investimenti previsti per l’Italia, è di 222,1 miliardi di euro. Di cui 191, 5 miliardi di euro di investimenti finanziati, mentre ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio. Per l’approvazione del piano, gli Stati sono stati invitati a stabilire un pacchetto coerente di progetti in sei Missioni:

1) Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; 

2) Rivoluzione verde e transizione ecologica;

 3) Infrastrutture per una mobilità sostenibile;

4) Istruzione e ricerca;

 5) Inclusione e coesione

6) Salute

I piani saranno riesaminati e adattati, se necessario, nel 2022 per tenere conto della ripartizione definitiva dei fondi per il 2023. L’erogazione delle somme avverrà con cadenza semestrale, al fine di consentire alle istituzioni europee il monitoraggio dell’effettivo utilizzo delle risorse secondo quanto stabilito nel PNRR. Il PNRR, dunque, non è il Recovery Fund e neppure il Next Generation EU. È palese la strumentalizzazione dell’uso di anglicismi per confondere e allontanare l’interesse generale, ma l’impresa non è impossibile. Faro guida degli obiettivi del PNRR italiano sono i tre assi strategici su cui si erge il Next Generation EU, ovvero transizione digitale e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale e riequilibrio territoriale. Più nello specifico, entro il 2026 e nel rispetto dei tre campi di intervento, il Governo Draghi intende:

  • Accelerare il processo di innovazione e digitalizzazione che vede l’Italia molto indietro rispetto agli altri Paesi d’Europa, sia a livello pubblico che privato
  • Ridurre le emissioni nocive per prevenire e contrastare il dissesto territoriale
  • Favorire lo sviluppo del Mezzogiorno, l’occupazione (soprattutto giovanile) e l’imprenditorialità femminile, migliorare la coesione territoriale contrastando le discriminazioni di genere

Il PNRR ha come destinatario l’intero Paese, le Pubbliche Amministrazioni, le Imprese, le Famiglie, le Città ed i Comuni, la Ricerca e Sviluppo e l’Innovazione, il Mezzogiorno, le Donne ed i Giovani. Dovremmo essere tutti informati e preparati, recita il documento ufficiale, dato che il Piano rappresenta un’opportunità unica, assolutamente irripetibile. Ma leggendone alcune pagine, mi devo ricredere che non è per tutti, essendo il documento rivolto a professionisti, manager, imprenditori, amministratori e dirigenti pubblici, funzionari e laureati, che vogliono comprendere il meccanismo di funzionamento del PNRR per partecipare all’implementazione del Piano. Si richiede, per coloro che fanno parte delle categorie sopra elencate, un cambio di mentalità, mentre ai cittadini si chiede di fidarsi dell’esecutivo. Dopo le cure Monti, Gentiloni, Renzi, Conti per chiudere con il “Migliore” attualmente imposto dai mercati, la situazione secondo il documento PNNR indica, una situazione talmente negativa, che solo questo piano risulterà miracoloso e darà all’Italia un nuovo paradigma fatto di innovazione e prospettive:
Tra il 2005 e il 2019, il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3% al 7,7% della popolazione, prima di aumentare ulteriormente nel 2020 fino al 9,4%. Ad essere particolarmente colpiti sono stati donne e giovani. 

Siamo in ritardo con la rivoluzione digitale, e questo ha causato un deludente andamento della produttività, oltre al ritardo della mancanza di infrastrutture adeguate. Questa scarsa familiarità con le tecnologie digitali caratterizza anche il settore pubblico, e si è evidenziato durante la pandemia in modo drammatico. Durante il 2021 le case degli italiani hanno visto moltiplicarsi gli schermi, e il fatto che abbiamo superato i 119,4 milioni, sembra un paradosso. In realtà non basta navigare nei social alla ricca dei gattini, per definirsi un paese all’avanguardia. Ricordandoci di come siamo arretrati in ogni settore, da buon medico, lo stato ci impone questo mastodontico piano, che neanche in 50 anni l’Italia sarebbe riuscita a realizzare senza l’intervento dei “benefattori” della UE (banche private), e i suoi maggiordomi che siedono in parlamento. Dal Fatto Quotidiano leggo: Solo nei primi sei mesi quindici traguardi legati ad altrettante riforme, da quella della pubblica amministrazione al fisco passando per la riorganizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale e la nuova spending review. Tra luglio e dicembre altri ventidue: dalla riforma delle commissioni tributarie all’entrata in vigore dei decreti legislativi su quelle del processo civile e penale fino al piano per la lotta al lavoro sommerso. Sono alcuni dei 100 obiettivi che l’Italia deve centrare nel 2022 per ottenere la seconda e terza rata di prestiti e finanziamenti a fondo perduto per un totale di 45,9 miliardi lordi. Insomma, per non perdere i soldi l’esecutivo dovrà procedere a tappe forzate adottando in parallelo con l’attività ordinaria e con le eventuali misure anti Covid, e ora l’emergenza del conflitto in Ucraina, con la crisi energetica e alimentare rimandata in autunno. Viene il mal di testa leggendo la lista delle cose da fare, eppure sembra che ai subalterni interessi poco, o avendo altri grattacapi più urgenti, non vi sia né il tempo, né la capacità di comprendere lo stravolgimento epocale in atto. D’altronde il servizio pubblico dell’informazione come di prassi disinforma o svia su altri temi, come la cronaca sulla guerra, la cronaca nazionale e il covid al momento in letargo ma pronto a risvegliarsi, appena saranno pronti i nuovi vaccini.

Le mie considerazioni

La Fiducia. Visto quello che Conti e i Migliori hanno fatto nel biennio 2020-22 (fallimento completo sulla pandemia, via il salario minimo, riaperti i licenziamenti, niente sulla scuola, niente per la sanità, ripristino dell’impunità dei potenti grazie alla Cartabia, taglio delle tasse ai ricchi, amoreggiamenti con la lobby del nucleare), e altro scritto nella mia “Draghi e la Distruzione Creativa”, pensarli ad inseguire “100 obiettivi” è un eufemismo. Come si può dopo due anni di prove generali per s-democratizzare lo Stato, dare la fiducia, che peraltro non ci è stata chiesta da anni? La preoccupazione degli osservatori è se il nostro Paese riuscirà a spendere oggi tutto quello che per la solita burocrazia non è mai riuscito a spendere nel passato.

Qual è l’iter? Nell’aprile di quest’anno, la notizia dell’approvazione definitiva da parte dell’Ecofin dell’erogazione della prima rata di fondi europei (21 miliardi) destinati all’Italia nell’ambito del Next generation Eu. L’Ecofin dovrà approvare quindi il piano a maggioranza qualificata entro quattro settimane. Per la “Fase due” del PNRR, il Governo Draghi dovrà raggiungere ulteriori 45 milestone e target entro il 30 giugno 2022, per poter ottenere la seconda tranche di finanziamenti pari a 24,1 miliardi di euro. Gentiloni (commissario europeo all’Economia) dichiara: “Il governo italiano e la Commissione europea hanno collaborato in modo eccezionale. La conclusione sarà nel 2026 ma ogni anno avremo un esame da parte nostra per verificare che i piani siano rispettati, gli obiettivi siano raggiunti e perché i bonifici arrivano da Bruxelles nel momento in cui si raggiungono quegli obiettivi con quelle scadenze. Penso che il governo italiano e la Commissione europea abbiano collaborato in modo eccezionale e questo ha consentito all’Italia di essere tra i primi dodici Paesi”. Brunetta (ministro per la Pubblica amministrazione) “Abbiamo rispettato gli impegni, nei tempi e nei contenuti, con l’Europa. Dopo tutto questo, con la decisione dell’Ecofin, ci apprestiamo a entrare in una fase nuova, di crescita, di sviluppo e di rinascita, accompagnata da una straordinaria stagione di riforme. Finiti i tempi di austerità, possiamo ora investire e ricostruire, nel segno della solidarietà comune. L’Italia di Mario Draghi si fa promotrice di questa ventata di cambiamento: il Recovery sarà la grande assicurazione sulla vita, sulla crescita e sulla prosperità del nostro Paese, per attrarre sempre più capitali esteri che già stanno affluendo e rendere l’Italia un Paese in cui è bello investire, fare impresa e creare ricchezza”. Tradotto: Siamo felici di questo shopping che ha avuto inizio da parte delle corporation, che si tradurrà nella svendita definitiva dell’Italia, e del suo default previsto e rafforzato dall’incombente crisi bellica ed energetica.

Chi paga? Questo debito europeo, ovviamente, andrà ripagato. È un problema che si presenterà tra molti anni, quando i vari paesi avranno già speso le risorse ricevute da Bruxelles. Ma dove verranno presi allora i soldi? Per più o meno la metà di quei 750 miliardi il problema non si pone, perché come sappiamo sono a loro volta prestiti. L’Europa li dà ai Paesi, questi nel tempo li restituiscono all’Europa che a sua volta può rimborsare chi l’ha finanziata sui mercati. Ma per l’altra metà, i famosi sussidi a fondo perduto, il problema si pone eccome! La Commissione Europea dovrà usare soldi suoi: il famoso bilancio comunitario. Per rimborsare i soldi presi in prestito dalla Commissione, infine, c’è anche la via, di fare nuovi debiti per ripagare quelli vecchi. Indebitarsi, insomma. In modo perpetuo.

Conflitto di interessi

In Italia, la comune appartenenza ad associazioni private da parte di alti funzionari di Stato e rappresentanti di soggetti economico-finanziari privati è capace di generare potenziali conflitti d’interesse e traffico di influenze, e fare gola alla criminalità organizzata. La legge Anselmi 17/1982 vieta associazioni che occultano attività e soci, che “possono interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche” di interesse nazionale. Il ‘dittatore benevole’ dell’UE costituito dal Consiglio Europeo, Commissione, ECOFIN, BCE9, sono poteri opachi e irresponsabili nei confronti dei cittadini, e chiamati a rispondere solo ai mercati. Seppure nelle Linee Guida si precisa che ogni Piano debba descrivere chiaramente i ruoli e le funzioni dei soggetti coinvolti nella sua attuazione, attivando gli organismi o le entità responsabili di garantire il controllo e l’audit, nonché di prevenire, individuare, segnalare e affrontare gravi irregolarità, frodi, conflitti di interesse e corruzione. Che ne è stato della proposta sulle tre riforme da attuare quanto prima e senza costi: la legge sul lobbying, quella sul conflitto d’interessi e un provvedimento per garantire trasparenza sul recovery fund? Ebbene dei ministri responsabili, si direbbe che il conflitto di interessi sia palese e venga da pensare che siano stati incaricati di rispondere in primis ai loro “ex datori” prima che all’interesse nazionale. La squadra di governo formata da 24 ministri, di cui 15 sono diretta espressione dei partiti che sostengono l’esecutivo, mentre nove sono i ministri tecnici, ossia non collegabili ai partiti in parlamento. Ecco due ministri responsabili della gestione di due missioni del PNRR, cui verranno fatti i maggiori investimenti.

Vittorio Colao ministero senza portafoglio per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale – € 40,32 mld le risorse del Pnrr. 

  • Nel governo Conte II guida della task force per la gestione dell’emergenza Covid 19
  • Direttore generale Vodafone CEO per le regioni Europa Meridionale, Medio Oriente e Africa
  • amministratore delegato di Rcs MediaGroup
  • consulenze bancarie come la Morgan Stanley, occupandosi di media, telecomunicazioni e beni industriali
  • collabora con McKinsey& Company 
  • vicepresidente della lobby europea European Round Table for Industry
  • Membro del gruppo Bilderberg

Conflitti
1) dal giugno 2019 è Consigliere d’Amministrazione di Verizon, con compiti di Corporate Governance and Policy, Finance. Si tratta del principale attore mondiale del wireless di quinta generazione.
2) European Round Table for Industry. Una lobby semisconosciuta. Si tratta di una organizzazione nata per tutelare gli esclusivi interessi delle grandi multinazionali.
3) Membro del “Bilderberg”, il nome di Colao appare nelle liste di quella organizzazione per la prima volta nella riunione del 2018, dove c’erano anche Ursula von der Leyen, poi diventata presidente della Commissione Europea e Charles Michel, poi diventato presidente del Consiglio Europeo. L’anno prima c’era anche Christine Lagarde, poi diventata governatrice della BCE
4) Capitolo 5G: Critici i medici di ISDE Italia e la rete per la protezione climatica Legalità per il Clima, e del Movimento 3 V che ha prenotato Firenze per l’evento “Salviamo la Costituzione”, per manifestare contro il dossier Colao. Italiana Stop 5G ha proclamato una giornata nazionale di mobilitazione unitaria, chiedendo all’esecutivo di “di valutare negativamente e non adottare le ‘Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022’ redatte da Vittorio Colao, destituendone l’incarico pubblico per evidente conflitto d’interessi”. L’accusa è di un vero e proprio “Colpo di Stato elettromagnetico”, un “Golpe del wireless” orchestrato in smart working da Londra per spazzare via nel nome dell’ignoto tecnologico il principio di precauzione, e l’evidenza del rischio del danno biologico da radiofrequenze, imponendo urbi et orbi milioni di nuove antenne e l’innalzamento dei livelli soglia d’irradiazione. 

In questa prima parte deduco, che le multinazionali non devono più fare pressioni sul governo, per attuare il loro sabotaggio, loro sono il governo, e noi il loro sudditi debitori. Alla ideologia della resilienza corrisponde dunque una filosofia dell’intrasformabilità del reale a cui bisogna semplicemente adeguarsi. 

(segue seconda parte)

Mario Pluchino

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