È singolare che la giornata mondiale della gentilezza, che cade oggi 13 novembre, si apra proprio con la notizia del suicidio di un 13enne palermitano per bullismo. In questo caso c’entra davvero molto la gentilezza che il ragazzo non ha mai ricevuto dai suoi coetanei che, a quanto, pare lo vessavano giornalmente. Eppure si prova a parlar di gentilezza, anche quando intorno a noi tutto sembra suggerire il contrario di ciò che possa essere identificato con la gentilezza stessa. Era il 1998 quando il World Kidness Movement, una coalizione di ONG di movimenti nazionali di gentilezza, ha introdotto il World Kidness Day, ovvero il giorno dedicato al concetto di gentilezza nel quale “risiedono le basi del vivere comune, il rispetto dell’altro, delle differenze e delle leggi dello Stato” e secondo cui la gentilezza è quello “strumento che ci aiuta a vivere e interagire con il prossimo in maniera virtuosa”. Certo, proprio oggi, dopo aver letto l’ennesimo suicidio di un ragazzino di 13 anni, viene difficile parlare di gentilezza, eppure è importante, perché proprio la gentilezza, fatta di cura per l’altro, di modi corretti e gesti di attenzione, avrebbe fatto la differenza! La triste scelta di questo ragazzo di Palermo non è neanche l’unica di questo genere che, purtroppo, leggiamo in questi ultimi anni: i suicidi di bambini e adolescenti per bullismo sono all’ordine del giorno. Anche in Svizzera il suicidio tra i più giovani è un problema consistente, tanto che, secondo i dati diffusi da Pro Juventute, il 45% delle richieste di aiuto da parte dei ragazzi riguarda problemi personali, pensieri suicidi, depressione e ansia, ma soprattutto – e questo dato è davvero preoccupante – 7-8 giovani contattano giornalmente il servizio di consulenza di Pro Juventute (147) per pensieri suicidi! Un giovanissimo che arriva a questi pensieri è sicuramente vittima di tante cose, come il bullismo – e le sue più moderne evoluzioni quali il cyberbullismo, revenge porn e simili – ma è vittima anche di solitudine e indifferenza. Queste condizioni sociali derivano tutte da un’unica matrice: l’assenza di gentilezza.
Diceva Jean Jacques Rosseau: “Quale saggezza puoi trovare che sia più grande della gentilezza?”, questo significa che se non sappiamo trasmettere il valore della gentilezza ai nostri figli, ai più giovani, questa e le generazioni future saranno sempre meno ragionevoli e giudiziose, saranno sempre meno umane. E le guerre che non sono mai cessate di esistere, ma che anzi si moltiplicano insieme alle atrocità che ne comportano, sono l’evidenza di quanto si ha bisogno di infondere gentilezza come valore esistenziale.
Viviamo un’epoca difficile, l’ordine mondiale è nel caos, abbiamo superato una pandemia mondiale e ce ne portiamo dentro strascichi forse troppo sottovalutati; siamo sottoposti a immagini e notizie insopportabili; ogni giorno può sembrarci più difficile di quello precedente, ma nel nostro piccolo possiamo fare la rivoluzione, basta un minuscolo gesto verso l’atro, insegnare alla nuova generazione di avere rispetto per i malesseri altrui, di supportare invece di mal sopportare chi ha bisogno. La gentilezza può fare la differenza e la differenza è quello che ci vuole!
Redazione La Pagina