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21 November 2024
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Scrive chi legge

I corsi di lingua e cultura italiana e la loro complessa vicenda

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Si fa tanto parlare di promozione del Made in Italy, di Sistema Paese, lasciando intendere un grande interesse per ciò che riguarda la promozione all’estero di tutto quel che è italiano, tuttavia nel momento in cui cominciamo ad addentrarci in un ambito specifico di tale promozione, quello dei corsi di lingua e cultura italiana, ci accorgiamo che l’abbondanza di parole non coincide necessariamente con la vitalità della situazione reale.

Dobbiamo ricordare che, nella sola Svizzera, i corsi sono erogati a circa 9.000 bambini e ragazzi. Ciò contribuisce a trasmettere, mantenere o migliorare la conoscenza dell’italiano prevalentemente in bambini e ragazzi di origine italiana, ma anche (in misura minore) in bambini e ragazzi che non hanno origine italiana.

Per i non addetti ai lavori è bene ricordare la gestione mista che caratterizza i corsi: da un lato il Ministero degli Affari Esteri italiano che fornisce una percentuale esigua di docenti provenienti dal sistema scolastico italiano e retribuiti dall’Italia, dall’altro gli Enti Gestori che assumono in loco e retribuiscono la maggioranza dei docenti. Su tutti i docenti la direzione didattica del/della dirigente presso l’ufficio scuola di ogni consolato.

Mentre lo stipendio dei docenti ministeriali (retribuiti, come si è detto, dall’Italia) è sempre certo, quello dei docenti locali (che dipendono dagli Enti), è spesso in forse, particolarmente negli ultimi tempi.

L’aver inserito la promozione dei corsi di lingua e cultura italiana all’interno del Sistema Paese e l’averla associata alla promozione del Made in Italy ha fatto sì che i corsi si ritrovassero improvvisamente a condividere i finanziamenti con una costellazione di istituti, associazioni e realtà imprenditoriali che ha messo i corsi stessi in ombra (Legge 64/2017 voluta da Renzi -art. 10 e 11-), mentre la formazione, la promozione della lingua è un valore in sé, che non dovrebbe essere associato alla promozione del Made in Italy (di impronta essenzialmente economica).

Il colpo di grazia è arrivato con la Circolare Ministeriale 4/2022 e relativi decreti attuativi che hanno messo gli Enti nella condizione di non poter più pagare regolarmente gli stipendi dei docenti locali. Tale circolare infatti, non solo ha reso più complesso il sistema di finanziamento agli Enti Gestori, ma prevede addirittura che il denaro venga anticipato dagli Enti stessi, i quali però, normalmente, non hanno nessuna fonte propria di guadagno e una tale nuova normativa li mette in condizione di non poter più tenere in vita i corsi.

L’unica fonte propria di guadagno per gli Enti è il contributo dei genitori di circa 200 franchi annui per ogni bambino; tale contributo però, proprio dalla legge italiana, è definito volontario, di conseguenza alcuni genitori lo pagano e altri no. In tal modo gli Enti Gestori non hanno nessuna fonte certa di guadagno per garantire il funzionamento dei corsi in attesa del finanziamento dello Stato Italiano (contributo ministeriale), finanziamento, tra l’altro, vincolato all’approvazione da parte del Ministero del lavoro/progetto realizzato dall’Ente nel periodo immediatamente precedente al finanziamento stesso.

Il risultato di tutto questo è che alcuni Enti sia in Svizzera che in Germania (ma sicuramente anche altrove) hanno già chiuso i corsi, altri hanno chiesto ai loro docenti di continuare a lavorare per alcuni mesi senza percepire stipendio, in attesa di essere retribuiti all’arrivo (incerto) del contributo ministeriale dall’Italia.

Alcuni Enti, per far partire i corsi, in attesa del finanziamento italiano, hanno richiesto un prestito in banca e poi, indebitatisi, hanno dovuto chiudere.

L’Italia non può pretendere che gli Enti, senza fonti proprie, avviino e portino avanti ogni anno i corsi, anticipando a proprio rischio e pericolo soldi che non hanno.

Questa difficile situazione ha portato l’Ente Casli di Zurigo, con tutti i suoi docenti, a organizzare una riunione online in data 31 gennaio 2024, alla quale hanno partecipato i vari Enti Gestori della Svizzera, il presidente e alcuni membri del CGIE, i Comites, tanti docenti e i parlamentari eletti all’estero (Crisanti, Onori, Ricciardi, Billi).

La proposta scaturita in tale riunione è quella di stilare un documento che sintetizzi quali azioni intraprendere e quali modifiche attuare, anche a livello politico, affinché i corsi di lingua e cultura italiana continuino ad esistere e a godere di buona salute.

Ciò che tutti auspichiamo è di seguito elencato :

  • modifica della Circolare 4/2022 per quanto riguarda il sistema di finanziamento degli Enti;
  • obbligatorietà del contributo richiesto alle famiglie.


Diversamente i corsi sarebbero destinati a scomparire, forse ad essere chiusi già prima della fine di quest’anno scolastico 2023-2024.

Ci auguriamo che l’incontro del 2 marzo prossimo a Berna di Enti Gestori, Dirigenti, Comites, Parlamentari eletti all’estero, CGIE e Consoli con l’Ambasciatore possa portare dei miglioramenti concreti alla situazione e fugare le dense nubi all’orizzonte.

Ricordiamoci che una parte cospicua della promozione della lingua italiana nel mondo avviene proprio grazie ai corsi di lingua e cultura italiana.
Dopo aver perso già tanti simboli dell’Italia nel mondo (penso alle varie Case d’Italia, svendute per pochi soldi dal nostro Paese e sottratte così agli emigrati italiani, che spesso avevano contribuito con il proprio sudore ad acquistarle), speriamo vivamente che non venga smantellato un altro punto di riferimento per gli italiani nel mondo: la vasta rete dei corsi di lingua e cultura.

Natalia Geraci
Docente corsi di lingua e cultura italiana


Le lettere nella rubrica “Scrive chi legge” riflettono l’opinione dell’autore e non necessariamente il parere della redazione. Gli articoli impegnano solo la responsabilità degli autori.

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