
L’assassinio di Charlie Kirk in America ha monopolizzato l’attenzione, quasi più delle guerre e della loro deflagrazione sempre più preoccupante. Sicuramente l’uccisione di Kirk è stata scioccante, a livello umano è inconcepibile, ma politicizzare un evento tale per i propri fini è davvero di una bassezza infinita. Eppure…
Per un puro caso il funerale di Kirk è coinciso proprio con il raduno annuale della Lega a Pontida, dove la presenza simbolica della figura di Kirk è stata potente.
Charlie Kirk era un attivista conservatore americano, fondatore di Turning Point USA e che si è speso molto per Trump durante la campagna elettorale del Presidente USA. Kirk si rivolgeva in maniera particolare ai più giovani e agli studenti, era particolarmente apprezzato per la sua attitudine al dialogo e all’ascolto anche di teorie differenti alle proprie convinzioni, pur mantenendo un linguaggio aggressivo condono a Trump.
Kirk è stato ucciso lo scorso 10 settembre mentre parlava proprio agli studenti di un’università, durante un evento pubblico, da un ragazzo che, agendo di propria iniziativa, ha sparato da un palazzo a 200 mt di distanza.
I funerali si sono svolti questo fine settimana (21 settembre) con grande onore da parte del Presidente Trump e mentre in Arizona andava in onda lo show celebrativo del Leader repubblicano dei giovani, definito dal Presidente USA “martire della libertà” (a Martyrium for the Freedom), nello stesso tempo a Pontida andava in scena il solito raduno della Lega dove, per avvalorare le loro tesi, tutti gli interlocutori che si sono alternati sul palco, hanno fatto un uso davvero spropositato del martire Kirk. A cominciare da Matteo Salvini che, dopo il minuto di silenzio, ha affermato che Kirk è stato ucciso “perché ha parlato apertamente, perché ha discusso, perché si è rifiutato di rimanere in silenzio”. Mentre il suo vice, l’ex generale Vannacci, si eguaglia al leader repubblicano dicendo: “Noi siamo come Charlie Kirk e ne porteremo l’eredità. Dobbiamo essere suoi eredi nei palazzetti dello sport, nelle scuole, nelle strade e nelle piazze.” Ma anche ospiti illustri, come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha assunto il martire Kirk come simbolo della lotta del partito di governo contro l’ipocrisia di chi accusa la sua comunità politica “che spesso è stata accusata ingiustamente di diffondere odio», ma che adesso chi la accusa “tace, minimizza o addirittura giustifica o festeggia l’omicidio premeditato, intenzionale, a sangue freddo” di Charlie Kirk, un ragazzo che difendeva coraggiosamente le sue idee. Nel suo intervento Meloni fa un parallelismo sottile, dove i due termini di paragone sono la sua “comunità politica” e il martire Kirk che “faceva paura” perché era convinto delle sue idee, perché accettava il confronto pubblico su ogni tema, con rispetto e sorriso. Per questo motivo, Meloni ha ribadito che la sua parte politica non si lascerà intimidire, che continuerà a lottare con la “forza tranquilla delle proprie idee”, proprio come faceva Kirk.
Nel frattempo la destra punta il dito al giovane che ha ucciso Kirk definendolo di sinistra, con il tipico comportamento che colpevolizza gli altri di violenza per poi usarla, non considerando che l‘autore del delitto non ha alcuna posizione politica specifica ma è semplicemente una persona disperata mossa dai venti di violenza.
Il povero Kirk, che purtroppo ha avuto una fine ingiusta, viene ucciso proprio mentre le guerre sono a livelli davvero molto preoccupanti e le vittime giornaliere non si contano più, eppure la Premier ha parole di un certo spessore solo per il martire della libertà. Come se le vittime della guerra non siano vittime loro stesse, si può essere martire solo se stai da una determinata parte… del pianeta.
Oggi in Italia si sta mobilitando uno sciopero generale indetto da sindacati base in segno di solidarietà con la popolazione palestinese nella striscia di Gaza. Le richieste sono diverse, tra cui cessate il fuoco e l‘apertura dei corridoi umanitari, ma soprattutto si chiede al Governo italiano di prendere una posizione chiara e ferma sulla questione. Proprio oggi una posizione netta arriva dalla Francia che riconoscerà formalmente lo stato di Palestina, il primo Paese del G7, che insieme ai recenti riconoscimenti (tra cui Portogallo, Regno Unito, Canada e Australia) sono oltre 150 che riconoscono formalmente la Palestina. In proposito la posizione dell‘Italia non è chiara, con lo sciopero si vuole chiede al Governo Meloni di esprimere una posizione meno ambigua.
Sullo sciopero si è pronunciato il vice premier Salvini che, da buon ministro dei trasporti, ha avvertito che se ci saranno blocchi (strade, ferrovie) si rischia il reato! Nient‘altro.
C‘è chi non ha voluto aderire allo sciopero perché manca una netta equiparazione delle vittime civili dei conflitti, visto che non è avvenuto lo stesso per le vittime civili israeliane, ma anche Ucraine e russe. È chiaro che nessuno comprende che la violenza è tutta imputabile, di qualunque natura (o parte politica o parte del pianeta…) sia, ed è proprio per questa “incomprensione“ di fondo che poi esistono vittime martiri e vittime semplicemente vittime…
Redazione La Pagina