Se le regole stabilivano che quel tipo di sostanza non poteva assolutamente finire nei depuratori, dunque in mare, loro le cambiavano. Il sistema che emerge dall’ultima inchiesta della procura di Napoli sull’emergenza rifiuti, che ha portato agli arresti 14 persone tra cui l’ex vice di Guido Bertolaso, Marta Di Gennaro, il prefetto Corrado Catenacci e l’ex direttore generale del ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini, è un quadro abbastanza evidente di come venivano manipolate normative, provvedimenti e leggi. Un sistema di illeciti di cui l’ex governatore della Campania Antonio Bassolino, che è indagato, “era sempre bene a conoscenza”. Così come, scrivono i pubblici ministeri nelle mille pagine del provvedimento, conosceva bene “l’inadeguatezza degli impianti” di trattamento dei rifiuti. Ma dall’ordinanza emerge che in realtà a molti degli arrestati e degli indagati era nota la gravità della situazione e il potenziale pericolo per l’ambiente e la salute, ma che volutamente tutto questo non veniva fatto trapelare. Come? Lo si capisce chiaramente leggendo un’intercettazione tra l’ingegner Generoso Schiavone e Gaetano De Bari, il primo responsabile del ciclo delle acque della regione Campania, il secondo responsabile del depuratore di Cuma, entrambi arrestati. E dunque: per consentire ai depuratori di accogliere il percolato, venivano cambiati a tavolino i parametri per le acque in uscita dagli impianti. E a stabilire quali dovevano essere i parametri da modificare erano, di fatto, proprio i responsabili dei depuratori stessi e l’ingegnere Schiavone. Nella telefonata i due parlano di una bozza di delibera da preparare per il prefetto: è l’atto che consentirà agli impianti di sversare in mare acque con percentuali di sostanze chimiche più alte di quelle previste dalla legge. Schiavone dice: “Noi gli dobbiamo preparare una cosa semplice al prefetto”. De Bari: “In modo che scarichiamo a mare, scarichiamo il percolato. Facciamo tutto, facciamo, hai capito?”. Un altro passaggio interessante dell’intercettazione è quello in cui il responsabile del depuratore di Cuma – un depuratore dal pessimo funzionamento, oggetto di diverse inchieste – cerca di far inserire tra i parametri da modificare quello relativo all’escherichia coli, batterio presente negli scarichi fognari ma non nel percolato. Schiavone, però, è contrario: sa bene (anche perché è di Pozzuoli, Comune di cui fa parte la località di Cuma) che la modifica di questo parametro converrebbe solo a De Bari. Schiavone: “Io la vedo semplicissima, perché alla fine già sappiamo quali possono essere i problemi: il Cod, l’azoto, l’Nh3, le solite cose”. De Bari: “L’escherichia coli”. Schiavone: “No, l’escherichia coli no, per favore, ti voglio bene… Poi parliamo, dai. Quello è perché ti conviene a te l’escherichia coli, perché i tuoi impianti vanno sempre fuori limite. Poi parliamo da vicino, non ti preoccupare. A me non ce la fai, non l’hai capito ancora: io sono di Pozzuoli”.
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