Ogni appassionato di immersioni, ma anche sub alle prime armi può contribuire a salvare il mare con esplorazioni e segnalazioni trasformandosi in sentinella della biodiversità
Contro l’emergenza Mediterraneo, colpito da un “forte degrado” nel corso degli ultimi 30 anni e affollato di specie tropicali, ogni sub o appassionato di mare, di ogni età e ‘armato’ anche solo di pinne e maschera, può diventare una ‘sentinella’ della biodiversità. È questa l’idea del ‘metodo Cousteau’, che Pierre Yves Cousteau, 29 anni, figlio del celebre Jacques, esploratore degli abissi marini, morto nel ’97, ha appena lanciato nelle acque del bacino (www.cousteaudivers.org).A fare da apripista sono alcuni centri sub che hanno aderito all’iniziativa in alcune delle mete turistiche più gettonate: a Formentera e Ibiza, in Spagna e a Santorini in Grecia. E sul web, in onore dei 101 anni dalla nascita del padre, l’11 giugno scorso, Pierre ha lanciato un concorso di poesie sul mare. “I poeti, raccontava mio padre, sono le sole persone che cambiano il mondo, con il loro spirito creativo”. Più di 3.000, in tre giorni, gli interessati all’iniziativa, oltre cento le composizioni scelte. Quella vincitrice comparirà sulla targa che verrà deposta a fine agosto sui fondali dell’isola greca di Santorini. L’obiettivo è anche quello di tutelare i siti di immersione. “Meno dell’1% dei mari – ha sottolineato Pierre – è protetto, ma secondo gli scienziati dovrebbe esserlo fra il 10% e il 20% per conservare la biodiversità. Il progetto Cousteau cerca di tutelare i siti di immersione, separandoli da quelli di pesca. È nello stesso interesse dei pescatori, perché in questo modo le zone protette possono ripopolarsi”. “Stiamo sviluppando quindi una rete di centri sub – ha spiegato Pierre Yves Cousteau – per formare osservatori di biodiversità marina. Chi vuole partecipare ha la possibilità di iscriversi a un corso in cui viene utilizzata una tavoletta di plastica dove sono disegnati vari tipi di pesci, invertebrati e fondali, che svolgono il ruolo di indicatori della salute del mare. Ci sono alcune specie come i dentici o le cernie, ma anche pesci scorpione. In quest’ultimo caso ad esempio, possiamo ricostruire l’avanzata dal Mar Rosso. Non si parla solo di pesci, ma anche di polpi e aragoste”. È importante inoltre definire il tipo di habitat marino. “Si annota anche il tipo di fondale – ha aggiunto Cousteau – o ‘copertura biologica’, ad esempio con sabbia, pietra o posidonia”.
Chi partecipa poi condivide anche foto, fornite di riferimenti geografici e data. Prima di formare sub e appassionati però occorre “educare” gli stessi centri di immersione perché ottengano il ‘bollino’ dell’iniziativa. “Per realizzare questo metodo – ha spiegato Pierre Cousteau – hanno partecipato scienziati di varie università e dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn)”, di cui Pierre è diventato ambasciatore. Da qui le ‘settimane sub Cousteau’. “La prima settimana – ha riferito – è stata a Formentera e ha coinvolto circa 70 persone, inclusi gli istruttori. Fra il 22 e il 28 agosto sarò invece a Santorini, poi ad ottobre a Ibiza”. Non sono mancate brutte sorprese osservando i fondali di Formentera: “Abbiamo trovato un’alga originaria del Mar Rosso, la Caulerpa racemosa”, già diffusa anche nei mari italiani, che altera l’ecosistema marino del Mediterraneo.
Sul sito dei cousteau divers si sono registrati già in più di mille, con oltre 2.500 immagini, “prevalentemente persone fra i 35 e i 40 anni” per le quali il nome di Jacques riecheggia ancora.