Il cofondatore della compagnia resterà presidente
Steve Jobs, il cofondatore di Apple, si dimette da amministratore delegato di Cupertino e passa la guida della società a Tim Cook. Malato da tempo di una rara forma di cancro al pancreas, Jobs getta la spugna chiudendo un’era per Apple. L’annuncio a sorpresa ha fatto tremare il titolo in Borsa. Jobs, che resterà presidente del consiglio di amministrazione e dipendente di Apple, ha presentato le dimissioni, che hanno avuto effetto immediato, e ha “raccomandato fortemente Tim Cook” per il suo posto, come ha affermato Apple in una nota. Una richiesta accolta dal consiglio di amministrazione, che esprime la propria completa fiducia in Cook. “Ho sempre detto che se fosse arrivato il giorno in cui non avrei più potuto far fronte ai miei impegni come amministratore delegato di Apple, sarei stato il primo a dirlo. Sfortunatamente quel giorno è arrivato”, ha scritto Jobs nella lettera di dimissioni indirizzata anche alla comunità Apple.
“Il board ha completa fiducia in Tim, è la persona giusta per essere il prossimo amministratore delegato”, ha affermato Art Levinson, presidente di Genetech e membro del board di Apple, sottolineando che Jobs “continuerà a servire” Cupertino “con la sua unica ispirazione e creatività”. Cook era considerato da tempo il più papabile successore di Jobs, in malattia da gennaio: veterano della società, è approdato in Apple poco dopo che Jobs ne aveva ripreso il comando per la seconda volta nel 1997 e ha sempre assunto la guida delle attività day by day della società durante i due precedenti periodi di malattia di Jobs negli ultimi sette anni. La tempistica dell’annuncio solleva dubbi sulla salute di Jobs, al quale è stata diagnosticata, come accennato prima, una rara forma di cancro al pancreas nel 2004 e che è stato sottoposto a un trapianto di fegato due anni fa. Jobs non rilascia commenti sulla sua salute da gennaio, quando ha annunciato la nuova malattia senza precisare quanto sarebbe stata lunga la propria assenza. È apparso in marzo alla presentazione dell’iPad 2 e in giugno alla conferenza annuale degli sviluppatori di Apple. Jobs continua ad avere un ruolo attivo in Apple e ad essere coinvolto nella strategia dei prodotti di Cupertino, che gli osservatori ritengono rimarrà invariata con Cook alla guida. Cook dovrà affrontare molte sfide e dovrà dimostrare di poter succedere a Jobs che non solo è il cofondatore della società ma è anche colui che l’ha portata dall’orlo della bancarotta al trionfo planetario.
Jobs è considerato un visionario, qualità che secondo molti invece mancherebbe a Cook. La Apple è nata l’1 aprile del 1976 da Steve Jobs, SteveWozniak e Ronald Wayne. Quest’ultimo ebbe poi un ripensamento e vendette la sua quota poche settimane dopo. Allora la compagnia valeva poche migliaia di dollari. Trentacinque anni dopo la Apple vale ben 317 miliardi di dollari, quasi 100 in più dell’arci-rivale Microsoft, e continua a sfornare novità. Ma quello che è soprattutto cambiato è che la Apple è passata da azienda di nicchia, sia pure consistente, ad azienda leader, prima degli smartphone, dove detiene tuttora il primato nel redditizio mercato delle applicazioni, e quindi nei settori dei tablet, un mercato che ha languito per diversi anni prima dell’arrivo dell’iPad, e nel quale ora tutti vogliono essere presenti. Per la Apple il futuro è chiaro. Milioni di persone in tutto il mondo oggi hanno in tasca, in borsa o sulla scrivania, un prodotto Apple, dalla filosofia inconfondibile, che privilegia la “user experience” e il design. E Steve Jobs alla presentazione dell’iPad 2 all’inizio di marzo, dove si è presentato a sorpresa durante il suo congedo per malattia, ha parlato senza mezzi termini di un “mondo post-pc”, dove la visione è focalizzata non solo sulla Ram, la velocità della Cpu, il tipo di schermo o di connessione wireless dei computer, ma soprattutto sulla qualità dell’utilizzazione e della soddisfazione dell’utente e delle sue necessità. “La userexperience”, appunto. Un concetto ribadito nel nuovo video pubblicitario, caricato anche su Youtube, e che ha per slogan “La tecnologia non basta”.
E in questo senso Apple si appresta a rivoluzionare anche il proprio mondo dei Mac, dove il “feeling” dell’iPhone e dell’iPad ha già fatto il suo primo ingresso con il Mac AppStore, il negozio online di programmi per computer. E la nuova “filosofia di sistema” si avverte già, per esempio, nel programma Garage Band, che consente di elaborare file musicali, ma anche di registrare brani e seguire lezioni di musica. Leggendo i commenti in rete e sui giornali, sono in molti a pensare che Jobs “l’abbia fatto di nuovo”, paragonando l’attuale situazione dei tablet a quella dell’iPad che alla fine ha avuto la meglio su tutti i concorrenti, anche più avanzati. In questi 35 anni la visione di Steve Jobs ci ha dato un pc con il mouse, il lettore di musica digitale, il negozio online di canzoni e video, il telefonino tattile e la tavoletta “magica”. E proprio su quest’ultima si basa la visione del fondatore dell’Apple, che vede un futuro fatto di tablet, piuttosto che di pc da tavolo.