L’attrice francese Charlotte Valandrey, dopo il trapianto di cuore, s’innamora del marito della donatrice
La storia ha dell’incredibile ma è vera, drammaticamente vera. È quella di Charlotte Valandrey, 43 anni, attrice francese. Il suo primo film è stato “Rouge baiser”, nel 1985. Giovane e bella, Charlotte scopre di essere sieropositiva. “Come migliaia di altre persone, avevo solo fatto l’amore”, dirà lei dopo la notizia. A 34 anni ha il primo infarto. Il suo cuore era già malato, ma la triterapia, che impedisce al virus Hiv di svilupparsi, è micidiale per il cuore. Dopo aver dato alla luce Tara, il suo cuore si avvia verso il declino. Non c’è molto tempo, devono trapiantarla, ma non c’è l’organo che le permetterebbe di vivere. Charlotte è in clinica, in attesa. I giorni passano e ormai si avvia verso una mesta fine, quando succede un incidente stradale e viene data l’autorizzazione ad espiantare dal corpo della vittima il cuore che servirà a lei per sopravvivere. L’operazione riesce, c’è bisogno di molto tempo per recuperare le forze, ma alla fine Charlotte ce la fa.Ma è a questo punto che succedono cose strane. Ad esempio, Charlotte scopre di andare pazza per il babà al rhum. Prima, nemmeno a sentirne parlare. Non è tutto. C’è la torta al limone che le piace tantissimo, mentre prima non le faceva né caldo, né freddo. E poi il vino, mai piaciuto prima, mentre ora ne è quasi avida. Insomma, qualcosa era cambiato in Charlotte. Se ne accorse qualche tempo dopo, in occasione di un viaggio in India. Visitando quei luoghi, provò la sensazione di esserci già stata, di averli già visti, eppure lei, Charlotte, non ricordava di aver fatto quel viaggio in altra epoca. Una notte sognò un incidente, lo sognò di nuovo nelle notti successive, sempre lo stesso: si trattava di un incidente d’auto, si trovava imprigionata tra le lamiere dell’auto e non riusciva a liberarsene, fino a morire tra di esse. Col passare del tempo scoprì che nella notte tra il 3 e il 4 novembre del 2003 ci fu un incidente a Parigi e che la vittima fu l’unica donatrice, quella notte, di organi in tutti gli ospedali di Parigi. Non solo. Notò anche, ma questo lei lo sapeva già, che fu lei ad aver beneficiato del suo organo. Charlotte era cambiata e il cambiamento consisteva nel provare sensazioni che prima non aveva mai assaporate. Erano le sensazioni dell’altra donna che rivivevano in lei. E le stranezze non finiscono qui. Affranto dal dolore per la perdita della moglie, Yann rimane colpito dalla storia di una donna raccontata in un libro pubblicato nel 2005. Titolo del libro: “L’amour dans le sang” (L’amore nel sangue). L’uomo s’incuriosisce e fa delle ricerche, fino a scoprire ciò che aveva già intuito: il cuore di sua moglie batteva nel petto di quell’altra donna, Charlotte Valandrey. Allora decide di scriverle senza dire chi era. Le lettere erano anonime, fino a quando non la incontra per davvero. Ed ecco il miracolo: i due s’innamorano l’uno dell’altra. Lei, Charlotte, si era innamorata del marito della donna che l’aveva salvata e che era innamorata di suo marito. Con il terzo infarto, Charlotte Valandrey scrive un altro libro, “Du coeur inconnu”, in cui racconta questa storia, la sua storia e la sua nuova vita. L’attrice, dopo il trapianto e le nuove sensazioni, incontra altri trapiantati per accertare se anch’essi percepiscono cose che prima non facevano parte del loro mondo. Charlotte comincia a credere nella “memoria cellulare”, una teoria secondo cui ciò che viviamo non diventa solo patrimonio del cervello, ma di qualsiasi nostra cellula che ne diventa lo scrigno biologico.
La teoria non ha trovato molti seguaci tra gli scienziati. Ecco cosa dice Emmanuelle Prada-Bordenave, direttrice dell’Agenzia francese della bio-medicina: “La memoria cellulare non esiste, ma racconti simili sono ricorrenti e spiegabili. I pazienti arrivano debolissimi all’operazione, e poi rinascono: grazie al cervello di nuovo irrigato, riscoprono emozioni perdute o ne provano di nuove, perché si formano nuovi circuiti cerebrali”. A scrivere la prefazione di “Du coeur inconnu” è stato il professor Gérard Helft, cardiologo all’ospedale della Pitié-Salpétrière di Parigi. Ecco la sua testimonianza: “Non c’è alcuna trasmissione di sensazioni dopo un trapianto, ma trovo la testimonianza di Charlotte comunque utile e commovente, perché mostra come il trapianto non possa essere mai ridotto a una questione meccanica”. Gli scienziati sono dunque d’accordo, non esiste nessuna memoria cellulare dimostrata scientificamente. Hanno certamente ragione, ma certe storie mettono in dubbio le loro convinzioni.