È sopravvissuta a Johnny Weissmuller, lo storico protagonista del film ambientato nella giungla
Forse è perché apparteniamo ad un’altra generazione, ma i film di oggi, con animali che diventano uomini e uomini che si trasformano in bestie diavolesche, paragonati a quelli di ieri, fanno brutta figura. Intendiamoci, ogni generazione ha i suoi capolavori, ma un film di Tarzan (il Tarzan storico di Johnny Weissmuller) in bianco e nero è un’altra cosa. Alla fine degli anni cinquanta e negli anni sessanta, per i ragazzi ogni film di Tarzan era un evento. Quei film erano un concentrato di avventura, di sogni, di identificazione col personaggio, di proiezione in un mondo fantastico. Lo era tutto in quei film: il protagonista, innanzitutto, Tarzan, gigante figlio e padrone della giungla, solitario e taciturno, comunque di poche parole di un linguaggio umano precario, vestito con una specie di slip di pelle tutto sbrindellato, dall’urlo impressionante di richiamo dei suoi animali. Johnny Weissmuller era imbattibile nella corsa e nel nuoto, ed in quest’ultima disciplina era davvero un campione. Vinse 5 ori olimpici negli anni Venti.
Maestoso e forzuto, attirava subito l’ammirazione dello spettatore che vedeva in lui l’eroe e il buono, contro i cattivi che erano quelli che volevano sfruttare la foresta o gli animali o tutti e due. Johnny Weissmuller è morto anni fa, nel 1984, a 82 anni, e con lui è morta quella generazione di eroi d’altri tempi, mitica ed umana allo stesso tempo. Poi c’era Jane, la donna che per suo amore aveva scelto di restare nella giungla. Lei, la madre di Mia Farrow, e il figlio, in fondo non sono entrati mai nell’immaginario collettivo dei ragazzi di allora e delle generazioni successive. Di essere bella lo era davvero, ma il genere di film, tutto incentrato sull’avventura, metteva la sua figura in secondo piano. L’altro personaggio indimenticabile era la scimmia chiamata Cita, dall’inglese Cheeta, straordinaria in tutto, in modo particolare per la sua “umanità”. Cita è morta il 24 dicembre scorso, all’età di 80 anni, per insufficienza renale. Già questo ne fa una figura eccezionale, perché le scimmie di solito arrivano a vivere 35-40 anni. Lei, invece, ne ha vissuti il doppio, che è un record incredibile. È come se un uomo avesse vissuto 150 anni!Era un animale che amava far ridere, in questo era una vera attrice. Si divertiva e amava divertire ma se qualcuno non le era simpatico non esitava a lanciargli addosso ogni oggetto che le capitava sotto mano. A Cita Jane non doveva essere molto simpatica, tanto è vero che l’attrice la detestava e la chiamava “quel bastardo” e lei reagiva non da meno, con i gesti, gli sguardi e gli oggetti lanciatigli contro. In fondo, nel Suncoast Primate Sanctuary, nella “casa di riposo” per animali, dove aveva trascorso gli ultimi anni della sua lunghissima vita, Cita aveva continuato a fare l’attrice, memore forse dei successi ottenuti nei film girati negli anni che vanno tra il 1930 e il 1934. Era però una scimmia che si avvicinava agli uomini anche per un’altra dote, quella di voler dipingere. Usava i colori e si divertiva a disegnare linee e colori. Non erano opere d’arte, ma erano fatte da una scimmia, non dimentichiamolo mai. Era abile nel maneggiare i colori al punto che sicuramente riusciva a fare quello che molte persone non riescono nemmeno a immaginare. E poi c’era la musica. A Cita piaceva molto innanzitutto ascoltarla, ma poi si divertiva anche muovendosi a mo’ di danza. Ecco cosa ne dice Debbie Cobb, la direttrice del Suncoast Primate Sanctuary: “Amava molto dipingere con le dita e guardare le partite di calcio. Ma su tutto, amava vedere la gente ridere… forse una reminiscenza di quando faceva ridere migliaia di persone interpretando la buffa spalla di Tarzan”. [email protected]