Amici che incontrano amici, non neri con bianchi o bianchi con neri, non immigrati e residenti, ma persone che stanno insieme ad altre persone. È questo lo spirito che alberga nella comunità di Sant’Egidio a Catania, dove, grazie alla mediazione dei volontari, i richiedenti asilo passano i pomeriggi con gli anziani ospiti del centro, facendo trascorrere loro qualche ora piacevole in compagnia, aiutandoli a combattere la noia e la solitudine.
“Gli anziani – spiega Myriam, una volontaria – grazie alla presenza di questi migranti, che ormai noi chiamiamo ‘nuovi europei’, imparano tanto, soprattutto ad avere uno sguardo nuovo su questa città, perché imparano anche ad accogliere”.
“C’è una grande similitudine – spiega Piero Giglio – spesso c’è una mancanza di senso e delle giornate che passano senza una visita, senza poter fare niente. È la situazione di tanti anziani parcheggiati negli istituti, dove le giornate sono tutte uguali ed è un po’ la vita al ‘Cara’ di Mineo, dove tanti giovani aspettano una risposta alla loro domanda di protezione internazionale per giorni, settimane, mesi e anni senza fare assolutamente niente”.
Tra i 50 migranti volontari a Sant’Egidio c’è Enok, un pastore protestante.
“Ci accolgono – spiega – ci danno un posto, da dove vengo non è così. Ci mostrano amore, solidarietà, pace, ci fanno sentire essere umani al pari di loro”.
Enok e gli altri immigrati una o due volte alla settimana trascorrono diverse ore con gli anziani della comunità, a volte passano la notte in un alloggio del centro, poi riprendono l’autobus e tornano nel centro d’accoglienza, ad aspettare che anche per la legge oltre che nei fatti, possano diventare “nuovi europei”.
Askanews