Scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar, Pio – A Ciambra è il secondo lavoro del filmaker italoamericano Jonas Carpignano in cui esplora la realtà autentica e dura di una piccola comunità rom nei pressi di Gioia Tauro. In proiezione nella Svizzera tedesca dal 28 dicembre
“È un luogo imprevedibile e ingovernabile dove tutto ciò che può succedere succede almeno dieci o quindici volte al giorno” spiega il giovanissimo regista Jonas Carpignano alla sua seconda prova cinematografica che si è presto rivelata un gran successo. Con Pio – A Ciambra Jonas Carpignano ci conduce in un viaggio autentico e penetrante all’interno del mondo rom di Gioia Tauro, ed è il film è scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar 2018.
Il regista italoamericano, padre italiano e mamma afroamericana, cresciuto tra Roma e New York, è alla sua seconda opera dopo Mediterranea, film ambientato in Calabria e che narra la storia di Koudous Seihon, un cittadino del Burkina Faso, nel film Ayiva, che giunge in Italia dopo aver attraversato il deserto algerino e dopo essere stato tratto in salvo dalla guardia costiera dal mare tempestoso. In Mediterranea il protagonista deve inserirsi nel tessuto sociale, crearsi le basi per essere accettato e trovare un lavoro in modo da poter mantenere la figlia che ha lasciato in Africa.
La storia che il filmaker italoamericano riporta sullo schermo è stata influenzata dalla reale vicenda personale di Koudous Seihon, la stessa cosa è accaduta al protagonista di Pio – A Ciambra, Pio Amato alla cui storia personale e familiare il regista ha più volte attinto per la realizzazione del film.
“Avrei voluto fare un film nella Ciambra ancor prima di incontrare Pio, prima che iniziassimo a girare Mediterranea. Sono arrivato alla Ciambra con un’idea primordiale di storia. Quando ho incontrato Pio, ho modificato la storia inserendo lui e la sua famiglia. Gli elementi biografici della famiglia Amato hanno finito per modificare e cambiare la storia allo stesso modo in cui la storia di Koudous Seihon ha influenzato Mediterranea. In entrambi i casi, dopo aver incontrato i veri protagonisti, ho cercato di rendere il film più simile possibile alle loro vicende, conservando una traccia della struttura drammaturgica” ha spiegato il regista 33enne.
L’incontro con il mondo dei migranti di Rosarno e con la comunità rom di Gioia Tauro è stato particolare per Jonas Carpigliano, “la prima volta che ho incontrato la famiglia Amato era il 2011, dopo che la mia Fiat Panda, con tutte le mie apparecchiature cinematografiche, era stata rubata. Eravamo a Gioia Tauro per girare A Chjana (il cortometraggio da cui poi sarebbe nato Mediterranea). A Gioia Tauro quando una macchina sparisce, la prima cosa che devi fare è ‘chiedere agli zingari’. Ed è stata la prima volta che ho visto la Ciambra. Mi sono innamorato immediatamente dell’energia di quel posto”.
È in quel momento che nasce la voglia in Jonas Carpignano di raccontare della realtà così forte e così autentica di Pio – A Ciambra e il successivo incontro con Pio, giovanissimo protagonista della pellicola, ha concretizzato il progetto. Nella piccola comunità rom nei pressi di Gioia Tauro, Pio Amato cerca di crescere più in fretta possibile, a quattordici anni beve, fuma ed è uno dei pochi in grado di integrarsi tra le varie realtà del luogo: gli italiani, gli immigrati africani e i membri della comunità rom.
Pio segue ovunque suo fratello Cosimo, imparando il necessario per sopravvivere sulle strade della sua città. Quando Cosimo scompare le cose per Pio iniziano a mettersi male, dovrà provare di essere in grado di assumere il ruolo di suo fratello e decidere se è veramente pronto a diventare un uomo.
Pio – A Ciambra è in proiezione a partire dal 28 dicembre nei cinema nella Svizzera tedesca.