Sono in molti in Europa che guardano la Svizzera con aria di sufficienza – quando non con malcelata derisione – per il fatto che senza preavviso ha vietato lo spazio Schengen a 118 cittadini libici, Gheddafi incluso.
Sui giornali europei il giudizio più benevolo è stato che “La Svizzera ha sbagliato”, ma in realtà, le espressioni e i giudizi diplomatici hanno trasudato disappunti e contrarietà e quando il provvedimento è stato ritirato, sono in molti che senza dirlo apertamente hanno goduto della “figuraccia” fatta davanti alla comunità internazionale.
Ora, lo vogliamo dire subito, che la Svizzera abbia sbagliato è un fatto. Non sta bene prendere decisioni a nome e per conto di altri. Ogni atto che può avere ripercussioni a livello internazionale nei rapporti tra Stati, in genere, è assunto solo dopo averlo studiato in tutti i risvolti e comunque solo dopo consultazione con i partners, specie se le eventuali conseguenze ricadono non solo su di sé ma anche su terzi, come in questo caso.
Gheddafi, notoriamente, sta alla cultura come un analfabeta sta alla letteratura: lo si è visto dai suoi discorsi sconclusionati fatti a Roma circa un anno fa. Però è un furbo di tre cotte ed ha approfittato dell’errore commesso dalla Svizzera – e soprattutto delle riserve di petrolio e di gas di cui la Libia dispone – per tornare a far parlare di sé sulla stampa internazionale e per sentirsi protagonista per un giorno dei destini del mondo. Gli altri, che del petrolio e del gas libici hanno bisogno, sono stati costretti a fare pressioni sulla Svizzera per farle ritirare il provvedimento.
Così facendo, di fronte alle resistenze elvetiche, hanno assunto anche atteggiamenti di disappunto. Nel caso dell’Italia, il disappunto è stato ancora più forte perché dopo anni di tira e molla con Gheddafi è stato raggiunto, seppure ingoiando molti rospi, un accordo in base al quale il flusso di clandestini dall’Africa all’Italia è praticamente azzerato. La Svizzera, dunque, è stata costretta a cedere per salvare il salvabile nei rapporti con l’Europa, ma secondo noi la ragione morale sta tutta dalla sua parte. Non, evidentemente, sulle modalità del divieto ai 118 libici di entrare nello spazio Schengen, per le ragioni sopra indicate, ma per tutto quanto ha preceduto quell’atto.
Tutto inizia quando il figlio e la nuora di Gheddafi, nel 2002, a Ginevra, sono stati arrestati dalla polizia per tre giorni in quanto riconosciuti autori di maltrattamenti e di violenze nei confronti dei domestici che li hanno denunciati. Cosa avrebbe dovuto fare la polizia? Far finta di niente solo perché era il figlio di Gheddafi? O magari arrestare i domestici che avevano subito violenza? Ecco, siccome in Svizzera si applica la legge e non il favoritismo, ad essere arrestati furono giustamente Hannibal e la moglie. Apriti cielo. Gheddafi padre ritirò più di un miliardo dalle banche svizzere come ritorsione e arrestò due funzionari e tecnici elvetici in Libia, dimostrando così che le leggi non le applica lo Stato, ma una persona a suo esclusivo piacimento.
Ecco perché la Svizzera ha reagito vietando lo spazio Schengen a 118 libici.
Sbagliando, come abbiamo detto, ma ognuno può misurare gli anni luce che separano la Svizzera dalla Libia (e anche da altri Paesi) in quanto a Stato di diritto.
1 commento
Gheddafi “analfabeta” ?
Forse qui non si sa di che cosa si sta parlando.