A Roma una tre giorni dedicata all’acqua per aiutare i paesi colpiti dalla siccità
Si è da poco concluso nella capitale il summit “Acqua e Clima. I grandi fiumi s’incontrano”, organizzato in Campidoglio dal Ministero dell’Ambiente e svoltosi alla presenza dei rappresentanti dei dieci maggiori bacini fluviali.
Il nodo dell’incontro la scarsità d’acqua, una delle grandi questioni ambientali globali, con circa ottocento milioni di persone nel mondo che non hanno accesso all’acqua potabile. Problema ulteriormente aggravato dal cambiamento climatico che sta devastando la vita di centinaia di milioni di persone con continue alterazione dei cicli vitali, compreso quello dell’acqua. A dare una prima e sommaria evidenza del problema Judith Enaw, segretaria della Commissione internazionale per il Congo: “Per noi il fiume è tutto: unisce dieci Paesi, ci dà l’acqua per bere, la possibilità di coltivare, un mezzo per viaggiare. Ma questi punti di riferimento della nostra vita si stanno sgretolando.
Alle volte il livello dell’acqua si abbassa fino a rendere impraticabili per mesi interi tratti; l’erosione attacca le rive; le centrali idroelettriche funzionano in modo intermittente”, ha spiegato.
Molto illuminante anche il contributo di Belinda Constant, sindaco di Gretna e copresidente delle Mississippi River Cities and Town Cities and Town Iniziatives, un bacino da cui dipendono un milione e mezzo di posti di lavoro e 500 miliardi di dollari di fatturato: “Parlo con gli agricoltori che un anno si trovano i campi invasi dall’acqua e quello dopo li vedono bruciati dalla siccità. Con le persone che si sono viste portar via la casa dalle raffiche di vento. Con i genitori che hanno perso i figli.
Questa gente sa che qualcosa sta succedendo al clima: in 12 anni abbiamo avuto danni per 200 miliardi di dollari. Io sono religiosa e penso che lassù qualcuno ci voglia avvertire: tre uragani micidiali sulle nostre coste nell’arco di una stagione sono troppi”.
In effetti negli ultimi anni stiamo registrando un incremento degli eventi anomali che produce un alternarsi disastroso di alluvioni e siccità: i periodi di siccità che prima investivano determinati territori ogni quattro cinque anni adesso si ripresentano con cadenza quasi annuale, impedendo il recupero dei danni e la riorganizzazione dei territori.
“Continuando di questo passo i danni assumeranno una dimensione planetaria”, ha avvertito Jacqueline Mendoza Ortega, segretaria dell’Amazon Cooperation Treaty Organization.
Secondo i dati presentati al summit, il 90% dei disastri naturali è legato all’acqua ed entro il 2030 il numero delle persone colpite dalle inondazioni si moltiplicherà per tre; in più per ogni incremento della temperatura di un grado, un ulteriore 7% della popolazione mondiale vedrà ridursi del 20% la disponibilità di risorse idriche.
“Finanzieremo progetti in Africa per cinque milioni di euro, finalizzati alla gestione della risorsa idrica. Obiettivo di queste iniziative è quello di creare sistemi di monitoraggio e informazione transfrontalieri nei grandi bacini africani, il Congo e il Senegal, che coinvolgono 14 Paesi diversi al fine di programmare metodologie di gestione delle risorse e misure di adattamento ai cambiamenti climatici”, ha dichiarato in chiusura del summit Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, sottolineando anche gli altri risultati raggiunti in occasione dell’incontro con i rappresentanti dei bacini fluviali: il ‘Patto di Roma’, che ha come obiettivo mettere al centro del dibattito sui cambiamenti del clima proprio la questione dei fiumi, e la nascita dell’‘Alleanza italiana per l’acqua e il clima’ che intende mettere assieme due mondi che sempre di più si debbono parlare, quello dell’ambiente e quello dell’industria.