Sala hi-tech per interventi al cuore
È attiva da novembre a Roma la ‘sala ibrida’ più moderna d’Europa, dove a strumenti operatori sofisticati per delicati interventi cardiovascolari si affiancano altrettanto sofisticati strumenti diagnostici. La struttura è al contempo sala operatoria e laboratorio di emodinamica e di elettrofisiologia. La sala ibrida a regime può ospitare fino a 40 interventi al mese, con costi di esercizio non molto diversi da quelli di una tradizionale sala di emodinamica (dove vengono fatti interventi sul cuore e sulle arterie attraverso una puntura), di elettrofisiologia (dove vengono curate le aritmie gravi) o di cardiochirurgia. Si tratta di una camera operatoria dalle caratteristiche tecnologiche molto avanzate che, oltre alle strumentazioni di una sala tradizionale per interventi di Cardiochirurgia e chirurgia vascolare di elevata complessità, è dotata anche di apparecchiature integrate di diagnostica radiologica sofisticate, come un angiografo collegato a un braccio robotizzato che produce immagini radiologiche anche tridimensionali in tempo reale. Questa tecnologia consente di operare, in modo integrato, sia dall’interno sia dall’esterno del cuore e delle arterie, con tecnologie di ultima generazione. E nasce per rispondere a nuove esigenze sanitarie: con l’invecchiamento della popolazione generale, un numero sempre maggiore di pazienti anziani necessita di delicati interventi al cuore e alle arterie. Ad alcuni di questi pazienti – ricordano gli esperti – l’intervento tradizionale è precluso perché troppo rischioso oppure non è ottimale se realizzato con il solo ausilio di cateteri. Si interviene quindi per via percutanea, attraverso la puntura di un’arteria periferica e l’introduzione di cateteri che arrivano al cuore, veicolando stent coronarici, protesi valvolari e altro materiale “di ricambio”. “La sala operatoria ibrida del Policlinico Gemelli, la prima a Roma, l’unica nel Centro Sud e tra le più moderne in Europa”, spiega Massimo Massetti, direttore dell’Unità operativa complessa di cardiochirurgia del Gemelli. “Nella stessa sala – spiega l’ingegnere Lorenzo Leogrande, dell’Unità di valutazione delle tecnologie del Policlinico Gemelli – è installato un angiografo di ultima generazione appositamente sviluppato per queste strutture. Si tratta del dispositivo più avanzato di questo tipo al mondo. Tutta la parte radiologica e di imaging viene gestita da una sala di controllo attigua alla sala ibrida che è connessa in tempo reale con la sala multimediale del Dipartimento. Inoltre la sala si caratterizza anche per un utilizzo intensivo di immagini diagnostiche ottenute con avanzatissime strumentazioni come ecografi, sistemi video endoscopici, telecamere ad alta definizione”.
Robot: arriva Poppy
Il primo robot stampato in 3D e open source
È stato battezzato Poppy ed è il primo robot umanoide completamente open-source stampato in 3D. Realizzato in Francia dai ricercatori del Flower Lab dell’Inria (Institute for Research in Computer Science and Automation), che creano modelli informatici e robotici per far comprendere i processi di sviluppo negli esseri umani, Poppy è un robot che ognuno di noi può costruire e programmare, quindi non è una creazione ad appannaggio di scienziati e ingegneri. Il team di sviluppatori ha infatti ideato il robot Poppy per integrarlo nel percorso didattico delle scuole, dando agli studenti la possibilità di apprendere esercitandosi con lui, sottolinea la Commissione europea che ha annunciato la nascita di Poppy. “L’analisi dei benefici della stampa in 3D e delle possibili sinergie con l’informatica nelle scuole è ancora quasi agli albori” afferma Pierre-Yves Oudeyer, il direttore di ricerca dell’Inria che si è aggiudicato una sovvenzione di avviamento Cer per l’informatica. “La nostra piattaforma Poppy – spiega – ci consente ora di offrire agli istituti scolastici e agli insegnanti un modo per stimolare la creatività degli studenti nello studio di settori come la meccanica, l’informatica, l’elettronica e la stampa in 3D”. Il “corpo” di Poppy nasce da una stampa in 3D, mentre la sua “anima” è controllata da un software gratuito, vale a dire che chiunque può creare parti del corpo di Poppy in maniera semplice e rapida e può programmare il comportamento del proprio robot. “L’hardware e il software di Poppy -rimarca Oudeyer- sono open space. Non esiste un unico robot umanoide, ma tanti quanti saranno i suoi utilizzatori”. Quel che rende “così interessante questo proposito – sottolinea ancora – è proprio il fatto che segna il passaggio da un semplice strumento tecnologico a una reale piattaforma sociale”.
“È un’idea eccezionale che trae origine da un progetto del Cer: una piattaforma a basso costo -afferma la Commissaria Ue per la Ricerca, l’innovazione e la scienza Máire Geoghegan-Quinn- in grado di contribuire a rendere più interattiva e stimolante l’esperienza didattica, consentendo agli studenti di creare un nesso con il mondo della ricerca e della progettazione”.
Fonte: Adnkronos