Inizierà a Firenze il nuovo processo d’appello che vede imputati Raffaele Sollecito e Amanda Knox con l’accusa di aver partecipato all’omicidio di Meredith Kercher la notte del primo novembre 2007
Il 30 settembre inizierà il processo d’appello per Raffaele Sollecito, 29 anni, e Amanda Knox, 26, accusati di aver partecipato all’omicidio di Meredith Kercher, uccisa la notte del primo novembre 2007. Non vogliamo entrare nei dettagli dell’accusa e della difesa, anche perché è un compito che toccherà ai magistrati e agli avvocati. Vogliamo soltanto ripercorrere una vicenda che dura ormai da sei anni e che avrà ancora un lungo cammino da percorrere prima che si possa scrivere la parola fine su tutta la storia, ammesso che si riesca davvero a trovare una verità.
In realtà, una verità c’è già: Rudy Guede, ivoriano, è stato riconosciuto come l’assassino di Meredith, con cui aveva avuto proprio quella notte un contatto sessuale, stuprando la ragazza. Le tracce biologiche trovate sul copro di Meredith sono sue e sono chiarissime. Rudy Guede sta scontando una condanna definitiva a 16 anni. Gl’inquirenti, però, ritengono che ad aiutare Rudy ad uccidere la ragazza inglese ci sia stato qualcun altro, Raffaele Sollecito e Amanda Konx, appunto. Quest’ultima era coinqulina di Meredith. Quando fu scoperto il cadavere di Meredith – e furono i due giovani a scoprirlo di ritorno a casa di Amanda dopo aver passato la nottata a casa di lui e ad avvertire la polizia – davanti agli investigatori che eseguivano prelievi si baciarono tre o quattro volte, il che fece insospettire gl’inquirenti che avessero agito sotto l’influsso di droghe. La loro giustificazione è che fu una reazione psicologica: Raffaele voleva consolare Amanda per la macabra scoperta appena fatta.
La vicenda processuale di Amanda e Raffaele si è svolta separatamente da quella di Rudy Guede, che subito dopo l’omicidio scappò in Germania, dove fu arrestato. Per la cronaca, è stato condannato a soli 16 anni di carcere perché patteggiò la pena, ricevendo uno sconto. I due, dunque, furono condannati in primo grado a 26 e a 25 anni di carcere, ma furono assolti in secondo grado. La Cassazione, però, ha ordinato un nuovo processo di secondo grado, che è quello che si aprirà, appunto, il 30 settembre prossimo. Presumibilmente l’esito del processo sarà di nuovo oggetto di ricorso alla Cassazione, quindi passeranno almeno un paio di anni prima della fine.
Al processo saranno presenti i familiari di Meredith Kercher, che non si danno pace per il barbaro omicidio che li ha privati della figlia e della sorella; sarà presente Raffaele Sollecito, ma non Amanda Knox, che in un’intervista ad una trasmissione televisiva ha detto le sue motivazioni: “Non ho i soldi e poi ho già trascorso quattro anni in carcere per qualcosa che non ho fatto. Il rischio che accada di nuovo è abbastanza per dissuadermi dal tornare in Italia, dove comunque hanno molti pregiudizi nei miei confronti. Mi credono una perfida dark lady. Inoltre, penso che in passato la mia presenza al processo sia stata motivo di “distrazione” per il tribunale, attento ad ogni mio movimento, gesto, persino espressione del viso piuttosto che all’analisi delle prove”. E’ un atto d’accusa molto chiaro. Amanda si lamenta del fatto che la stampa abbia trovato nella sua persona di bella ragazza una fredda “strega” viziosa e sadica che abbia infierito sulla povera vittima. Non sappiamo se sia colpevole o innocente, ma è innegabile che il suo bel viso intrigante abbia spinto i giornali a costruire un personaggio adatto a spiegare il mistero dell’identità degli altri assassini, ammesso che Rudy non abbia fatto tutto da solo, come potrebbe benissimo essere accaduto.
I genitori di Meredith a Raffaele Sollecito che ha chiesto di incontrarli hanno risposto con un no: “Fino a quando non sapremo la verità non incontreremo nessuno. Prima di parlare con Raffaele Sollecito o con Amanda Knox, prima di discutere di perdono vogliamo che si arrivi appunto alla verità, che è ancora lontana”.
Raffaele Sollecito, insieme ad Amanda, si è sempre proclamato innocente: “Amanda non era la dea del sesso come hanno voluto far credere gl’investigatori. Non c’è mai stata alcuna orgia, è sbagliato il teorema di base. Era timida, imbranata. Piuttosto che fare “altro” amava essere pettinata per ore”. Sul loro rapporto di oggi, dice: “Siamo andati oltre, abbiamo vite differenti ora”. Dice lei anche a proposito di un loro recente incontro negli Usa: “Lele e io abbiamo vissuto un incubo insieme. Mi fido tantissimo di lui: è gentile, intelligente, vero. Una brava persona, su cui posso contare. Gli sono grata e sono fiera di lui (…) La nostra relazione non è amore: siamo soldati che hanno attraversato una guerra. Siamo uniti e possiamo fidarci l’uno dell’altra. Ma sono molto triste per lui: è sempre solo”.
Raffaele, in attesa del processo, ha dichiarato: “Non posso vivere una vita normale, avere un lavoro, pensare alla mia carriera. Tutti i miei pensieri sono rivolti al processo, a cosa potrebbe accadere, a come pagare gli avvocati”. In Inghilterra ha ricevuto una donazione ingente per le spese legali, da qualcuno che si è firmato “C.G. Smeets” e che lui vorrebbe rintracciare per ringraziarlo.
L’esito del nuovo processo di appello ci sarà a Natale.