Alle urne solide maggioranze per l’annesso della riforma fiscale per le imprese con il risanamento dell’AVS (RFFA) e per la direttiva UE sulle armi. I due Sì sono un
segnale distensivo nel rapporto con l’UE
Gli svizzeri seguono le raccomandazioni del Governo e approvano i due oggetti in votazione rispettando le tendenze evidenziate dai sondaggi. La Legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell’AVS (RFFA) ha avuto il consenso del 66.4 per cento degli aventi diritto. Un vasto consenso con il 63.7 per cento anche alla legge elvetica che chiede di riprendere la direttiva UE sulle armi.
Il nuovo tentativo di fare passare in una anomala proposta due importanti e urgenti riforme da molti anni in cantiere, sulle quali il Governo era stato sconfitto nel 2017, ha superato con un’ampia maggioranza lo scoglio delle urne. La nuova Legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell’AVS (RFFA) è stata “un buon compromesso svizzero”, ne è valsa la pena e ha convinto gli svizzeri. Il Governo e il Parlamento sono riusciti prima della fine di questa legislatura a raggiungere l’obiettivo su due centrali riforme, una nuova tassazione delle imprese e un consolidamento finanziario dell’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS). Per il ministro delle finanze, Ueli Maurer, e il ministro dell’interno Alain Berset è stata un votazione importante che sminuisce le sconfitte sulla Riforma III dell’imposizione delle imprese e sul progetto Previdenza per la vecchiaia 2020 e dà respiro ad entrambi. Maurer evita liste grigie o nere da parte dell’OCSE e cancella la pressione internazionale. Berset avrà più tempo per preparare un’altra riforma delle previdenza vecchiaia.
Nella conferenza stampa del voto, Ueli Maurer ha elogiato la Svizzera ritenendola “capace alla fine di prendere decisioni pragmatiche anche se impiega un lungo tempo. L’UE ne prenderà atto”. La RFFA, che entrerà in vigore il 1. gennaio 2020, “ha dato qualcosa a entrambi le parti” grazie all’inaspettato solido Sì delle urne. Alain Berset giudica i due miliardi all’AVS “un metodo di finanziamento necessario per garantire le pensioni” ma aggiunge che “una basilare riforma dell’AVS sarà inevitabile”, perché von la RFFA è garantita solo la metà del finanziamento fino al 2030.
L’annodamento di due dossier che di per sé non hanno nessun legame resta però una procedura discutibile dal punto di vista democratico. Dovrebbe essere l’eccezione e non la quotidianità della politica svizzera. In questo caso il collegamento in un solo pacchetto è stato però opportuno per sbloccare due grandi riforme, ma in futuro dovrà essere rispettato il principio dell’unità della materia. La RFFA introdurrà regole uguali per tutte le imprese con agevolazioni fiscali adottate ai nuovi standard internazionali elaborati dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) con i cantoni che avranno la responsabilità delle strategie fiscali. La RFFA garantirà a breve termine il finanziamento dell’AVS con 2 miliardi di franchi all’anno con un contributo più consistente da parte della Confederazione, dalle aziende e dai salariati (+0.3% di contributi), in attesa dell’ampia riforma strutturale AVS 21, che in estate sarà in Parlamento.
L’altro oggetto in votazione è un successo della ministra di giustizia, Karin Keller-Sutter, che ha terminato il lavoro di Simonetta Sommaruga che aveva negoziato con l’UE. Il chiaro Sì alla direttiva UE sulle armi è il segnale che il popolo svizzero desidera una buona e ordinata relazione con l’UE. Un No alla legge avrebbe messo a rischio lo spazio Schengen e le autorità svizzere non avrebbero avuto più accesso al sistema di informazione di Schengen (SIS), strumento indispensabile per il lavoro quotidiano della polizia e delle guardie di confine elvetiche. L’UE si propone l’obiettivo di lottare più efficacemente contro l’abuso di armi a scopo criminale e vuole vietare oltre a quelle automatiche anche le armi semiautomatiche con alta capacità di colpi dei caricatori. In Svizzera le semiautomatiche non saranno bandite, ma saranno vincolate ad una “autorizzazione eccezionale” per l’acquisto, che deve essere richiesta all’autorità competente del proprio cantone di domicilio. La ministra svizzera di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter, chiarisce che “la tradizione svizzera del tiro non è pregiudicata e non cambia niente per le armi di ordinanza”. La revisione parziale della legge sulle armi “garantisce la cooperazione con gli Stati di Schengen e Dublino. I vantaggi di questa cooperazione sono importanti per la nostra sicurezza, l’asilo e l’economia” e “la Svizzera rimane fedele alla politica affermata nel diritto delle armi, che si impegna per la sicurezza e la protezione delle persone in Svizzera”. Sono due risultati che sottolineano come gli svizzeri tengano a un rapporto sano con l’UE e a proseguire sulla via bilaterale. Rapporto che a giugno sarà di nuovo messo alla prova, quando il Consiglio federale si esprimerà sull’accordo quadro istituzionale e nel negoziato con Bruxelles potrà mettere sulla bilancia i due Sì del 19 maggio per alleggerire la pressione dell’Unione Europea.
Gaetano Scopelliti