La nuova imposta sulla casa (IMU) è un vero salasso per gli italiani residenti all’estero e proprietari di una casa
E sarà un vero e proprio salasso poiché anche l’IMU ha ereditato la discriminazione della vecchia ICI nei confronti degli iscritti all’AIRE per i quali la loro abitazione in Italia era considerata la seconda casa e non la prima. Così che gli emigrati, come seconda casa, dovranno pagare un’imposta che potrà ammontare al 7,6 per mille. Ma il salasso sarà ancor più doloroso perché la stessa norma che ha introdotto l’IMU prevede, non solo che la rendita catastale sia rivalutata – come per l’ICI – del 5% per le case classificate -A1 (Abitazioni di tipo signorile,); – A2 (Abitazioni di tipo civile, unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive, tecnologiche e di rifiniture di livello rispondente alle locali richieste Entra anche tu nella grande famiglia di mercato per fabbricati di tipo residenziale.); -A3 (Abitazioni di tipo economico,unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche di economia); -A4 (Abitazione di tipo popolare, unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive e di rifiniture di modesto livello); -A5 (Abitazione di tipo ultrapopolare,unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive e di rifiniture di bassissimo livello). Ipotizzando, per semplificare, che la rendita catastale della casa posseduta in Italia sia di 1’000 euro, con il 5% il valore ammonterà a 1’050 euro che, con il nuovo moltiplicatore di 160, comporterà un aggiornamento della rendita catastale a 168’000 (1’050 x 160).
Se il bene posseduto fosse stato considerato “prima casa” l’importo lordo dell’IMU sarebbe stato di euro 672 (168’000 x 4/1000) che, dopo la detrazione fissa di 200 euro e quella di altri 100 euro (ipotizzando due figli a carico), sarebbe diventato un importo netto da pagare di 372 euro. Mentre trattandosi di “seconda casa” l’emigrato, non potendo usufruire di alcuna detrazione e con una aliquota del 7,6 per mille, su quello stesso bene dovrà pagare una imposta di 1’276,80 euro ( 168’000 x 7,6/1000)! Una cifra enorme che, aggiunta alle altre spese fisse che si debbono pagare quando si possiede una casa o un appartamento in Italia (corrente elettrica, acqua, gas e per lo smaltimento dei rifiuti), potrà scoraggiare molti emigrati dal continuare a mantenere una tale proprietà per un bene di cui ci si avvale per brevi periodi nell’anno o, addirittura, diventare insopportabile economicamente per molti proprietari emigrati che devono vivere con la sola pensione. Il risultato sarà che, loro malgrado, si vedranno costretti a vendere la proprietà dopo di che si sfilaccerà inesorabilmente il loro legame ed anche quello dei figli con la terra di origine impoverendo ulteriormente molti comuni che spesso vivono proprio della ricchezza che vi portano ogni anno il loro emigrati. Complimenti a coloro che in parlamento hanno consentito questo salasso per gli italiani all’estero!
Dino Nardi coordinatore UIM Europa