Abbiamo raccontato molte storie di giovani connazionali che svolgono attività in proprio e con molto successo. Questa è storia un po’ diversa, è la storia di Antonella Lippolis che è in Svizzera da poco e che ci racconta quali sono le difficoltà che affronta…
Raccontami di te..
Ho 32 anni, sono cresciuta in Puglia, mi sono laureata all’ università di Bari. Sono un’insegnante di scuola elementare, ho lavorato per 5 anni. Ho sempre lavorato come precaria. Io ho un cugino che lavora e abita qui in Svizzera da un paio di anni e quindi volevo venire a trovarlo. Ho fatto un corso di lingua tedesca per ambientarmi un po’ e poi mi sono innamorata e sono rimasta. Ora sono due anni che sono qui. E ho già un bambino di 14 mesi. Anche il mio compagno è qui da 4 anni, ma è nato qui poi i genitori sono riscesi in Italia e lui ha fatto “vacanze di 20 anni” in Italia e poi è tornato in Svizzera. Ma ha trovato subito lavoro e parla bene il tedesco. Tutti due siamo italiani. Io ho lavorato in un ristorante italiano per fare qualcosa. Ho anche incontrato difficoltà a trovare un posto d’asilo per mio figlio e anch’io faccio fatica a trovare un posto di lavoro. I miei genitori e mio fratello vivono ancora in Italia. Qui ho solo mio cugino e la sorella del mio compagno. E’ molto difficile per me, anche perché ho imparato il tedesco ma poi parlano tutti lo svizzero. E’ come se uno impara l’ italiano e poi deve parlare o capire il dialetto. Ma io parlo bene il tedesco, se devo parlare lo parlo e capisco bene. Ma mi viene più facile scrivere il tedesco che parlarlo. Ora sto cercando lavoro. Vorrei tornare al mio lavoro, nel mondo dei bambini. Questo è quello che voglio fare, ma con la lingua svizzera mi è difficile, anche nelle scuole svizzere sarà difficile trovare qualcosa. Mi sono proposta in diversi posti. Anche nelle scuole private, anche dove offrono corsi di lingua italiana. Magari a loro interessa pure, ma se non cercano nessuno al momento, non mi serve a niente.
Parliamo della tua esperienza anche qui in Svizzera..
La Svizzera è un paese che offre moltissimo. Io sono sempre stata la ragazza che da piccolina non ha mai detto che me ne sarei andata via dall’Italia, mai. Parliamo delle piccole bontà dei piccoli paesi, però non ti va di lasciarla. Io amo molto l’Italia ma c’è il grande problema del lavoro che manca. Anche i miei genitori sono stati per molti anni in Belgio e poi sono tornati. Mio padre e mio fratello ce l’hanno fatta ad aprire una ditta propria. I miei genitori dicevano sempre che è una situazione per il momento e che migliorerà, ma pesare sempre su una persona che ha lavorato tanto diventa a 30 anni molto pesante. Arrivata qui, ero molto contenta, l’organizzazione è quella che vorrei per l’Italia. Niente fila in banca, niente fila alla posta, tutto perfetto. All’inizio pensavo che non fosse possibile. La puntualità dei treni e tutto il resto, in Italia non è così. Qui funziona tutto, l’impressione è molto positiva e anche mio figlio qui avrà molte più possibilità che in Italia. Quelle che sono le mie difficoltà adesso, penso che lui non le deve affrontare, perché sarà un bimbo che è cresciuto qui e che non ha problemi di lingua.
Ti senti ben integrata?
Io mi sento integrata nella comunità italiana in Svizzera. Non conosco ancora molti svizzeri. Cioè sono persone che sono cresciute qui ma sono italiani. Al momento, forse è anche questo il mio errore. Una persona che conosco e frequento è la mia compagna di stanza quando è nato Mattia, mio figlio, che però parla l’italiano e quindi mi viene più facile. Io non ho avuto ancora la possibilità di conoscere molta gente, frequento solo gli amici del mio compagno, ma è anche colpa mia. A volte in certe occasioni, se dici che sei italiana ti mettono un attimo da parte. Adesso che c’è mio figlio, è un po’ diverso. Ho avuto anche buone esperienze con la Mutterberatung a Horgen, perché ho conosciuto tante mamme. Quindi quando incontro qualcuno in strada posso parlare. Ho visto anche che Mattia è sempre disposto a giocare con altri bambini. Il bello è che vedi un sacco di giovani, vai al Comune e vedi giovani, vai alla posta e vedi giovani, vai in un ospedale e vedi giovani, la maggior parte delle ostetriche erano più giovani di me. C`è un investimento nei giovani, è molto bello.
In futuro vuoi rimanere qui?
Io vorrei tornare in Italia, ma diventa difficile se penso al futuro di mio figlio e diventa anche difficile se penso al mio compagno. Credo che rimarrò qui in Svizzera. Sento spesso, soprattutto da italiani, che qui vengono chiuse le porte in faccia. Nei negozi mi è capitato d’incontrare gente che mi ha sentito parlare in italiano e mi ha chiesto da quanto tempo ero qui. Io ho risposto che sono qui da due anni. C’è chi ha detto che preferisce parlare in inglese piuttosto che in tedesco. Secondo me è sbagliato. Oppure ho incontrato altre persone che dicono che appartengono alla comunità italiana e si rifiutano di integrarsi nella comunità svizzera, sarà forse un fatto di orgoglio. Devo dire che più o meno siamo venuti tutti per gli stessi motivi qui, magari c’era già il cugino, il fidanzato o la zia, la situazione secondo me è per tutti la stessa. Qui ti mettono alla prova: secondo me è una cosa bellissima, in Italia non ti danno neanche la possibilità di lavorareChe tu sia italiano, turco o messicano, tutti hanno la possibilità di far vedere che sai lavorare, è una cosa di cui si deve dare merito agli svizzeri. Non è sempre facile e non è sempre uguale però una volta che vedono che ce la fai resti nel cuore.
Che differenza vedi tu tra italiani e svizzeri?
Premesso che ogni persona è una cosa a sé, trovo in alcuni svizzeri una certa chiusura, che magari all’italiano non appartiene. Io ti parlo del Sud dell’Italia perché quelli del Nord saranno più simili agli svizzeri. Noi giù siamo molto teatrali, siamo accoglienti, non creiamo questo distacco, siamo tutti una grande famiglia. Invece qui c’è questa chiusura, ma forse sono io che ho conosciuto persone che sono così di carattere. Magari sono più freddi, fanno molte domande ma ti danno poche risposte. Devo dire, però, che ho incontrato anche persone bravissime e bellissime, ad esempio il padrone di casa è una persona splendida. Dopo che abbiamo preso casa e io sono rimasta incinta c`era il patto fra virgolette “niente bimbi niente cani”. Poi ha accolto in una maniera straordinaria Mattia, e ogni tanto viene a bussare alla porta per vederlo. C`è sempre il distacco perché rimane il nostro padrone di casa, ma quando viene, poi si apre un po’. Ecco perché, come dicevo prima, dipende dal carattere non dalla nazionalità.
Hai mai pensato di metterti in proprio?
Si mi sono già informata. Mi mancano ancora un paio di cose. Ho parlato con un consulente perché la mia intenzione è di aprire un asilo nido bilingue perché ritengo che ce ne sia la necessità, perché ce ne sono tanti come me che hanno bisogno di un asilo ma non parlano bene il tedesco. Solo che non è una cosa facilmente realizzabile. Sono una che si muove molto e ho molta voglia di fare qualcosa. Voglio prima farmi conoscere, anche da diverse istituzioni. Il mio handycap è la lingua.