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22 November 2024
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Svizzera

Antonio Gambardella, L’ITALIANO DELL’ALTRA ITALIA

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Antonio-GambardellaIl personaggio di cui parliamo oggi è Antonio Gambardella, nuovo direttore della Fondation Genevoise pour l’Innovation Technologique (FONGIT)

Nato a Roma nel 1973, ha vissuto la sua infanzia in Calabria a Cosenza.  Sposato con una figlia, è residente a Ginevra dal 2007.  Dopo avere studiato a Milano presso l’Università Bocconi, Antonio ha perfezionato i suoi studi a Londra presso la London School of Economics e in California presso la Singularity University.  Dopo un iniziale periodo da ricercatore presso l’Università Bocconi, Antonio ha fatto un’esperienza nell’industria delle telecomunicazioni.  Nel 2000, con la grande onda della new economy, ha contribuito a creare, come socio fondatore, il fondo di venture capital early-stage myQube, con sedi a Milano, Ginevra, Monaco di Baviera (Germania) e San Francisco (USA, California).  In particolare, la sua prima esperienza a Ginevra risale proprio agli anni 2000-2002, quando ha lanciato le attività legate all’incubatore di start-up di tecnologia nella sede Svizzera del suo fondo.

Successivamente, ha fatto investimenti diretti in società innovative di piccole e medie dimensioni in Europa, assumendo un ruolo attivo nella gestione delle aziende e sui consigli di amministrazione.  I settori di investimento sono stati diversi, ma tutti sempre con una forte matrice legata all’innovazione: telecom, software, energie rinnovabili, ottica e orologeria.  E’ proprio grazie ad un ultimo investimento fatto in un’azienda di orologi di lusso che Antonio è tornato a Ginevra a partire dal 2007 ed ha deciso di stabilirsi definitivamente con la sua famiglia.

Cosa fa la FONGIT? 

Si tratta di un incubatore per start-ups innovative.  La FONGIT è una fondazione privata riconosciuta di pubblica utilità e sostenuta dallo Stato di Ginevra ed è un braccio esecutivo del cantone per favorire lo sviluppo delle imprese innovative nella Regione. La missione della FONGIT è trasformare l’innovazione in valore economico, supportando gli imprenditori nello sviluppo delle loro società.  Il nostro scopo è creare aziende e posti di lavoro che abbiano un impatto economico e sociale di lungo periodo sul cantone di Ginevra.
Abbiamo circa 3000mq di uffici e laboratori per ospitare le società a Plan-les-Ouates (Ginevra) e forniamo, oltre agli spazi di lavoro attrezzati, servizi di amministrazione e gestione contabile, nonché una preziosa attività di coaching per le aziende svolta da persone di assoluta eccellenza e solida esperienza.  Il nostro obiettivo è fare in modo che un imprenditore con un’idea innovativa possa venire alla FONGIT e debba solo occuparsi di sviluppare il prodotto e l’azienda; al resto pensiamo noi, guidando il suo percorso di crescita per rendere la sua iniziativa sostenibile e, se necessario, per riuscire un giorno a rifinanziarla o venderla.

Riuscite a seguire molte società?

Riceviamo più di 100 richieste all’anno e siamo molto selettivi.  Gestiamo attualmente circa 30 società che impiegano più di 200 persone.  Si tratta di aziende che forniscono qualcosa di innovativo nei settori dove Ginevra ha un vantaggio competitivo distintivo e mi riferisco soprattutto a settori come il medtech (dispositivi medici avanzati), cleantech (risparmio energetico) e fintech (piattaforme innovative legate al mondo della finanza).
Nata nel 1991, la FONGIT è storicamente il primo incubatore in Svizzera e tra i più importanti della Confederazione.  La nostra unicità, rispetto ad altre esperienze simili, è che possiamo vantare diversi cicli di ingresso ed uscita delle società, con aziende che sono nate da noi, si sono sviluppate ed infine sono uscite dall’incubatore, continuando a crescere indipendenti o venendo acquisite.

Lei parla spesso di innovazione, ma perché l’innovazione è importante? 

L’innovazione non è solo tecnologia, o meglio la tecnologia è un fattore abilitante, ma non per questo indispensabile, per l’innovazione.  Innovare è innanzitutto uno stato d’animo che traduce una certa apertura e volontà tesa costantemente a migliorarsi, indipendentemente dal settore di applicazione.  L’innovazione è un fattore di progresso, non solamente economico ma ugualmente sociale.  Una società che innova è una società che non solo ha i mezzi per sopravvivere ma anche per svilupparsi in modo duraturo e sostenibile.  Questo messaggio il cantone di Ginevra l’ha ben compreso ed è proprio per questo che sostiene iniziative importanti come quella della FONGIT.

Perché una persona con la sua esperienza nel mondo privato ed imprenditoriale ha accettato di impegnarsi in un’iniziativa no-profit come la FONGIT? 

Nella mia vita professionale ho potuto sperimentare un modello di incubatore di tipo privato e ne conosco i vantaggi ed i limiti.  Tuttavia, ritengo che un modello no-profit come quello della FONGIT sia l’unico modello di incubatore che possa funzionare, perché non cerca il profitto tout-court, ma ha un impatto sia economico che sociale, diventando fattore di cambiamento positivo di lungo periodo per un intero ecosistema.
Inoltre, trovo appassionante essere a contatto con gli imprenditori che vengono alla FONGIT, che sono quasi sempre giovani.  Sono convinto che le risposte ai nostri dubbi contemporanei sulla sostenibilità delle nostre economie per i nostri figli verranno dai giovani che decidono di diventare oggi imprenditori.  La crisi che stiamo affrontando in Europa non è solo economica ma innanzitutto culturale ed il modello capitalistico, per come lo conosciamo, è in via di radicale ridefinizione.  Il mondo che supererà questa crisi sarà un mondo migliore, molto più evoluto e si fonderà sui valori che i giovani saranno in grado di impostare adesso.
Stiamo entrando in una nuova epoca e, superato questo difficile periodo di passaggio, ci sarà un nuovo Rinascimento, basato su principi come la condivisione e la sostenibilità.  Ecco, io penso che riuscire a poter stare a contatto con questa fonte di cambiamento rappresentata dai giovani, mi faccia sentire un po’ parte di esso e sono ben felice di mettere al servizio la mia esperienza.

Si definisce un “cervello in fuga”? 

No, perché oggi penso che una persona con un cervello debba viaggiare costantemente.  La speranza è che tutte le esperienze di questi cervelli “in viaggio” possano essere un giorno messe al servizio dell’Italia.  Io ho l’abitudine di portare sempre con me nei posti dove vivo una pianta di peperoncino: per ricordare da dove sono partito e dove vorrei tornare un giorno.

Pensa che un’iniziativa come la FONGIT possa essere replicabile in Italia? 

Mi piacerebbe molto ma oggi penso non sia possibile.  Esistono in Italia esempi notevoli di incubatori privati ma qualcosa di pubblico che funzioni non c’è e se è presente sulla carta, magari legato alle università, in genere funziona male.  Basti solo considerare che per dirigere la FONGIT, che è pur sempre una fondazione ginevrina con forti legami con le istituzioni cantonali, hanno scelto una persona come me, solo sulla base delle esperienze lavorative e dei colloqui effettuati, senza che fossi né svizzero né tanto meno ginevrino.  Una scelta di questo tipo dimostra indipendenza, coraggio e capacità di cambiamento. Conoscete in Italia istituzioni pubbliche che abbiano fatto una scelta analoga?

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