Minivocabolario di Paolo Tebaldi
«La qualità capace di appagare l’animo attraverso i sensi, divenendo oggetto di meritata e degna contemplazione. Persona o cosa che costituisce motivo di grande ammirazione e compiacimento» (Il Devoto-Oli, vocabolario della lingua italiana). «Armonia e perfezione formale, splendore, grazia: del creato, di una persona, di una poesia, in senso morale, generosità, bontà, nobiltà: di un gesto, di un sentimento» (Il Sabatini Coletti).
Nella millenaria storia del pensiero filosofico, il termine bellezza come sinomino di bello ha trovato diversi significati. Per Aristotele e Platone esso corrisponde al „Vero“, esiste in sé, indipendentemente dalla nostra coscienza e dalla nostra intelligenza. Per Kant non vive al di fuori di noi e si manifesta con l’arte. Il tardo Impero Romano ripropone con Plotino la concezione della „visione interiore“ con cui il bello unisce l’arte al mondo delle idee. Ai giorni d’oggi si confrontano due scuole di pensiero nella definizione della bellezza: una si richiama alle idee del realismo e l’altra a quelle dell’idealismo. Ma qui entriamo in ragionamenti speculativi troppo complessi per trattarli in un semplice articoletto di giornale. Limitiamoci a riportare le riflessioni di due illustri autori italiani riprese dal Grande Dizionario di Salvatore Battaglia pubblicato dalla Utet. «B. Croce: „Contro l’Estetica edonistica e contro quella pedagogica, si è spesso levata la tesi, riecheggiata volentieri dagli artisti, che l’arte consista nella bellezza pura“. Gramsci: „ A me pare che debba avvenire in noi una catarsi, come dicevano i greci, per cui i sentimenti si rivivono artisticamente come bellezza, e non più come passione condivisa e ancora operante“».
Numerose sono anche le espressioni che si accompagnano alla parola in questione. Bellezza dell’asino (o del diavolo): quella propria della gioventù, non sorretta dalla intelligenza e senza la leggiadria e il calore dell’esperienza. Fare del ben bellezza: inseguire la vistosità, l’apparenza a scapito dell’utile; dissipare, mostrarsi prodigo. Bellezza, bellezza mia!: invocazione affettuosa, d’intimità, ma talvolta anche con un tono ironico, di ripicca e puntiglio. Morire in bellezza: ricercare situazioni e modalità che lascino un buon ricordo. Istituti di bellezza: i beauty center dove si recano persone d’ambo i sessi rattristate per via di rughe, vene, smagliature, lineamenti spigolosi e desiderose di ricrearsi un look tanto attraente quanto ingannevole. Concorso di bellezza: selezione dove si premiano le doti fisiche delle partecipanti, spinte dall’aspirazione a raggiungere un successo rapido nel mondo dello spettacolo, del cinema o della televisione. Passerella delle ambizioni sbagliate, a detrimento dell’intelligenza e della femminilità più autentica.
La locuzione finire in bellezza significa che una qualsiasi attività, carriera, esposizione scritta o orale, lavoro artistico, letterario si conclude in forma memorabile, degna della massima considerazione. Per terminare, appunto, queste note nel modo migliore, potremmo dire che la bellezza di una donna dal fascino conturbante, di un paesaggio dolomitico, della costa amalfitana, di città come Roma, Praga, Parigi, Napoli; delle cascate del Niagara, delle Piramidi o di famosi siti archeologici; dell’opera di un grande scultore (La pietà di Michelangelo, per esempio) o di un dipinto come la Monna Lisa di Leonardo da Vinci; la bellezza di un romanzo di Dostoevskij, di Tolstoi, di Musil o Kafka, solo per citare qualche classico; la bellezza di un’opera teatrale di Shakespeare, Pirandello, Brecht; di un cult movie e, infine, la bellezza di una sinfonia di Mozart, per non dimenticare le fughe di Bach, le Quattro stagioni di Vivaldi e i capolavori di Rossini, Verdi, Puccini e Wagner, sono questi ineffabili beni della natura e del genio umano a donare allo spirito una gioia, un appagamento, un piacere estetico che non puoi trovare nelle soddisfazioni mondane, venali della vita. Parliamo allora di una bellezza divina, paradisiaca, meravigliosa paragonabile soltanto allo stupore, al godimento, all’ammirazione che proviamo di fronte al rapporto d’amore totale, perfetto, indistruttibile fra due creature.