L’accordo con l’UE ha contribuito alla crescita economica e dell’occupazione in Svizzera
Unidici anni dopo l’entrata in vigore dell’accordo sulla libera circolazione delle persone provenienti dall’Unione europea (2002) la Segreteria di stato dell’economia (SECO) ha tracciato un bilancio positivo. Anche se non si potranno mai misurare con esattezza le conseguenze economiche della libera circolazione (molto complesse), i risultati dello studio della SECO danno almeno un quadro attendibile. Secondo lo studio la libera circolazione ha ampiamente contribuito alla crescita dell’economia e dell’impiego in Svizzera e il mercato svizzero del lavoro ha assorbito molto bene il forte afflusso di manodopera straniera, come dimostrano le cifre stabili della disoccupazione dagli anni 90’ a oggi. Le ripercussioni negative per la manodopera indigena sono state minime, le misure di accompagnamento funzionano e hanno agito efficacemente. In particolare per scongiurare un calo di livello degli stipendi, così come la sostituzione sistematica dei lavoratori locali con manodopera d’importazione.
Dal 2002 al 2012 l’immigrazione è fortemente aumentata e ha acquistato grande rilevanza per le persone provenienti dai Paesi UE e dell’AELS (Associazione europea di libero scambio). L’immigrazione netta verso la Svizzera è stata di 63’300 persone all’anno, di cui 38’400 prevenienti da Stati dell’UE), soprattutto tedeschi (16’300) e portoghesi (7500). Nel decennio precedente 1991-2001, il saldo migratorio annuo era stato di 26’400 persone. L’afflusso è fortemente dipeso dalla richiesta di manodopera delle imprese elvetiche e nel 2012 il numero totale degli stranieri immigrati ha superato di 73’000 unità quello degli stranieri ripartiti all’estero. La maggior parte è arrivata dal Sud Europa causa la crisi economica, mentre è diminuito il flusso di persone provenienti dalla Germania. Nel decennio in considerazione il numero delle persone occupate è aumentato di 565.000 unità. La metà sono stranieri in possesso di permessi di soggiorno di un anno o sono transfrontalieri, l’altra metà sono svizzeri o stranieri residenti in Svizzera. Oggi in confronto all’immigrazione di altri tempi, gli immigrati in media hanno una formazione di livello superiore (53%).
L’impatto dell’immigrazione non è stato negativo sul tasso di disoccupazione, che è rimasto stabile dagli anni Novanta e nell’ultimo decennio è stato per gli svizzeri inferiore a quello rilevato per gli stranieri. Inoltre gli immigrati dallo spazio europeo contribuiscono al finanziamento AVS e AI. “Il timore che la libera circolazione delle persone portasse a un aumento sproporzionato degli stranieri beneficiari di prestazioni AI si è rivelato infondato”, ha dichiarato la SECO. Anzi l’immigrazione ha rallentato l’invecchiamento della popolazione, che permette così di alleggerire la pressione sulle assicurazioni sociali.
Critici i sindacati sugli effetti della libera circolazione. Travail.Suisse vede una contraddizione con quanto vive ogni giorno la popolazione, mentre per l’Unione sindacale svizzera (USS) l’evoluzione dei salari nei settori senza protezione è inquietante e la pressione sui salari è una realtà innegabile
Positiva la reazione dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM): l’associazione nazionale del piccolo e medio padronato non vede motivo di rimettere in questione la libera circolazione e respinge qualsiasi tentativo di reintrodurre un contingentamento dell’immigrazione.