Bruxelles fissa la cifra in 60 miliardi di euro, ecco cosa significa
Mentre Nigel Farage, ex leader dell’Ukip, brinda con una birra all’avvio del divorzio del Regno Unito dall’Ue subito dopo l’annuncio di questo da parte della premier Theresa May, e i leader degli altri 27 paesi dell’Ue continuano a commentarlo, ora Londra si vede confrontata con i conti della Brexit.
Perché c’è da pagare qualcosa?
“Quando un Paese lascia l’Unione non c’è punizione, non c’è un prezzo da pagare per andarsene. Ma dobbiamo saldare i conti, nè più nè meno” ha detto il capo negoziatore Ue per la Brexit Michel Barnier all’Afp, spiegando perché c’è un conto da pagare. Questo conto, secondo le stime della Commissione europea ammonta a circa 60 miliardi di euro. “È più o meno quello” ha detto il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, “Ma non è la storia principale. Dobbiamo calcolare scientificamente quali sono gli impegni britannici e poi il conto va pagato”. Secondo i funzionari probabilmente le due parti concorderanno una formula per calcolare quando Londra deve pagare piuttosto che una certa somma. È possibile anche un pagamento a rate. I britannici dicono che la cifra è più vicina ai 20 miliardi di euro. Un’intesa su un metodo di calcolo consentirebbe a Londra e Bruxelles di “parcheggiare” temporaneamente la questione per passare ad altri temi caldi, il confine nordirlandese e i diritti dei cittadini Ue che vivono in Gran Bretagna.
Com’è composto il conto?
Secondo l’Afp il conto contiene soprattutto gli impegni di bilancio presi da Londra che non sono ancora stato onorati. Con un budget per l’intera Unione di 158 miliardi di euro per il solo 2017 sono un sacco di soldi. Ma la Ue vuole che Londra onori le promesse fatte anche per i “fondi strutturali” destinati ai progetti nei nuovi Paesi membri, più poveri. Inoltre Bruxelles vuole che Londra versi i contributi per le pensioni dei funzionari Ue. “Non solo le pensioni dei funzionari britannici, le pensioni di tutti i funzionari Ue” ha detto una fonte Ue all’Afp. Ci sono poi le “poste contingenti”, possibili spese che comprendono possibili futuri contributi a salvataggi ai quali Londra ha acconsentito, come ad esempio quello dell’Irlanda.
I commenti
“Ci mancate già… Non c’è motivo di fingere che sia un giorno felice”, ha commentato il presidente Ue Donald Tusk, mentre la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha subito voluto chiarire che i negoziati “devono chiarire innanzitutto come scioglieremo i nostri rapporti intrecciati…” e solo dopo “potremo, spero in tempi brevi, cominciare a parlare del futuro della nostra relazione”. Sempre di finanze parla anche il presidente francese Francois Hollande dicendo che se la Brexit è “emotivamente dolorosa” per gli europei, sarà “economicamente dolorosa” per i britannici. Ma “non è nostra intenzione punire i britannici per il principio”.
“L’Italia lavora affinché lo shock di Brexit sia l’occasione per un risveglio europeo… Dai momenti di difficoltà l’Unione può ritrovare le ragioni della propria identità e del proprio avvenire”, ha commentato il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni, mentre il ministro delle Finanze portoghese, Mario Centeno ha parlato di “una giornata storica che segna l’inizio per l’Europa di un percorso ancora ignoto”.