Dopo nove anni nell’esecutivo la ministra del partito socialista (PD) rinuncia a ripresentarsi per un altro mandato
Le dimissioni della consigliera federale Micheline Calmy-Rey, responsabile del Dipartimento degli affari esteri (DFAE), non sorprendono, visto che da un anno circolano voci sul suo ritiro. La decisione è stata presa alcuni mesi fa in accordo con il proprio partito. “Se noi costruiamo muri, allora non rappresentiamo gli interessi della Svizzera”. Con queste parole Micheline Calmy-Rey ha sintetizzato durante la conferenza stampa di mercoledì 7 settembre il suo ritiro dal governo. Nel bilancio dei suoi nove anni al governo, Micheline Calmy-Rey ha rilevato l’importanza di una politica estera “attiva” per dare maggiore visibilità internazionale alla Svizzera, poiché rilevanti decisioni si prendono in vertici internazionali e per la Svizzera, sta diventando sempre più arduo seguire la propria via della neutralità. Nel dicembre del 2002 Micheline Calmy-Rey viene eletta in Consiglio federale succedendo a Ruth Dreifuss. Contro il suo desiderio e quello del PD, dopo l’elezione, le viene affidato il DFAE. Micheline Calmy-Rey diventava la prima donna alla guida del Dipartimento degli affari esteri. La sua politica mirava a fare apprezzare e rispettare la Svizzera all’estero, definendo il suo agire una “neutralità attiva”. L’inizio, pur fulminante, fu costellato però da difficoltà che le hanno impedito di trovarsi subito a suo agio nel nuovo ruolo. Le prime iniziative le hanno portato dure critiche dagli avversari, si pensi ad esempio al 2003 quando simbolicamente Micheline attraversa a piedi, calzando scarpe biancorosse, la linea di demarcazione tra le due Coree. La ministra venne accusata di curare esclusivamente la propria immagine, promovendo la “diplomazia pubblica” per mettersi in mostra e contraddicendo così con le abitudini di molti diplomatici, che preferivano negoziare in un ambito più confidenziale. Il 2008 è l’anno nero di Micheline Calmy-Rey: il riconoscimento del Kosovo viene giudicato troppo affrettato, a Teheran lei si esibisce a fianco di Ahmadinejad con il velo scatenando polemiche interne, la gestione poco felice della crisi in Libia è fallimentare.
La numero uno del DFAE resiste però agli attacchi, soprattutto dell’UDC, grazie al suo carattere coriaceo e ostinato, restando fedele ai suoi principi e continuando nel progetto politico di posizionare meglio la Confederazione a livello internazionale. È in quest’ambito del suo instancabile impegno nel governo di rafforzare la presenza della diplomazia svizzera sulla scena internazionale che Micheline Calmy-Rey riscuote successi e rispetto. Nel 2003 sostiene l’Iniziativa di Ginevra che mira a ripristinare il dialogo in Medio Oriente, nel 2006 denuncia in nome delle Convenzioni di Ginevra i bombardamenti israeliani in Libano, ritenendoli “sproporzionati”, attirandosi le critiche di Israele. I tentativi di favorire il dialogo nelle trattative tra Serbia e Kosovo sono la prova della sua coerenza con il principio che la diplomazia deve svolgersi al di fuori dei corridoi. I successi più rilevanti Micheline Calmy-Rey li ottiene però nell’intensificazione delle relazioni con l’Unione Europea (EU). “Sono convinta che la via bilaterale seguita con l’UE rappresenti un successo, poiché, ci garantisce l’accesso al grande mercato unico europeo e, nello stesso tempo, ci permette di conservare la nostra libertà decisionale”. Durante il suo governo è stato concluso il secondo pacchetto di accordi bilaterali, il rinnovo e l’estensione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone, l’adesione ai Trattati di Schengen e di Dublino. Con il suo stile energico e deciso Micheline Calmy-Rey ha polarizzato. Il nuovo modo della politica estera “attiva” ha causato dei mugugni in alcuni parlamentari borghesi, ma la convinzione che la Svizzera possa difendere i propri interessi con una presenza internazionale viene ormai condivisa, così come il pragmatismo nella politica europea trova maggioranze sia in parlamento, sia nei cittadini. Ora Micheline Calmy-Rey va in pensione senza dimostrare segni di stanchezza o di avversione verso la politica, come spesso si riscontra in altri consiglieri federali dimissionari. Quel che resta del suo impegno governativo è l’aver portato la politica estera svizzera alle luci della ribalta, rendendo la piccola Svizzera più visibile al mondo. L’elezione per la successione di Micheline Calmy-Rey è in programma il 14 dicembre 2011 quando l’Assemblea federale procederà alla rielezione del governo.
Gaetano Scopelliti