Rischio di morte precoce ridotto del 16-30% con solo una camminata di 20 minuti al giorno. I sedentari sono doppiamente esposti al rischio di morte
Non solo per dimagrire, camminare salva la “vita” in tutti i sensi! Secondo l’ultimo studio pubblicato su American Journal of Clinical Nutritione l’attività fisica aiuta ad allontanare la possibilità di morire precocemente. Pare infatti che essere inattivi sia molto più mortale dell’obesità e che per allungare e migliorare la vita basta concedersi anche solo 20 minuti di attività giornaliera sostenuta come, per esempio, una camminata a passo veloce. È quanto emerge da uno studio dell’Università di Cambridge, pubblicato sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition, secondo il quale bastano anche soltanto 20 minuti di camminata a ritmo sostenuto per scongiurare il rischio di andare incontro a problematiche come le malattie cardio-cardiovascolari e il cancro. Quello che evidenza lo studio è che per la mancanza di attività fisica si muore il doppio che per obesità. In origine lo studio era mirato a individuare possibili correlazioni tra cancro e dieta e tra le altre variabili ha registrato anche attività fisica e indice di massa corporea (BMI).
La ricerca ha analizzato dati relativi a oltre 334 mila persone di entrambi i sessi e, confrontando il numero dei decessi tra diversi gruppi, ha scoperto che quelli correlabili all’obesità erano circa la metà di quelli legati alla sedentarietà. I dati analizzati sono quelli relativi alla corte dello studio EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) e nello specifico comprendente 334.161 soggetti di entrambi i sessi, arruolati tra i 1992 e il 2000. Di tutti venivano registrati indici biometrici quali peso, altezza, circonferenza vita. Nel corso del follow up, durato 12,4 anni, l’equivalente di circa 4 anni-persona, sono stati registrati 21.438 decessi. Il grado di attività fisica è stato valutato sommando quella relativa al tempo libero con quella lavorativa; il 22,7% dei partecipanti allo studio, seguendo questo criterio, è stato classificato ‘sedentario’. Da qui i ricercatori hanno riscontrato che la maggiore riduzione del rischio di morte prematura si evidenziava contrapponendo un gruppo definito degli “inattivi”, che oltre al lavoro non svolgevano altre attività, e i “moderatamente inattivi” che invece riuscivano a combinare il lavoro con attività ricreative.
Gli studiosi inglesi hanno calcolato che una ‘quantità’ di esercizio fisico, pari ad appena 90-110 calorie ‘bruciate’ al giorno – l’equivalente appunto di 20 minuti di camminata a passo svelto – fosse sufficiente a ‘promuovere’ un soggetto dalla categoria dei ‘sedentari’ a quella dei ‘moderatamente inattivi’. “Il messaggio è semplice: anche poca attività fisica ogni giorno potrebbe avere notevoli benefici per la salute per le persone che sono fisicamente inattive. Bastano soli 20 minuti per fare la differenza” spiega il professor Ulf Ekelund, uno degli autori della ricerca. Tutto qui, dunque? Bastzano solo 20 minuti per avere salva al “vita”? È un buon inizio certamente. Gli autori dello studio, infatti, ci tengono a precisare che i venti minuti di camminata a passo veloce al giorno vanno considerati come il ‘minimo sindacale’ della prescrizione di attività fisica; idealmente cioè bisognerebbe fare di più, visti i tanti benefici che comporta l’esercizio fisico. Primo fra tutti il benessere fisico che ne deriva dalla lotta all’obesità, altro problema fondamentale, causa anch’esso di morte precoce. I risultati di questo studio dimostrano infatti che l’eccesso di mortalità, inerente all’eccesso di adiposità, sia addominale che generalizzata, può essere almeno in parte attenuato dall’esercizio fisico che però deve essere praticato con una certa regolarità. “Basta un piccolo tempo di attività fisica quotidiana per dare benefici fisici sostanziali a chi è inattivo. Anche se abbiamo scoperto che sono sufficienti anche solo 20 minuti per fare la differenza, dovremmo però cercare di fare di più perché l’attività fisica fa bene e dovrebbe rivestire un ruolo fondamentale nelle nostre vite quotidiane” ha concluso il professor Ulf Ekelund.