Salta la prima giornata di serie A, per lo sciopero proclamato dai calciatori La decisione è stata ufficializzata dalla Figc dopo che la Lega calcio ha respinto l’ultima proposta avanzata dall’Associazione calciatori quella di un contratto ponte
La corsa contro il tempo è finita e la prima giornata di campionato è saltata. E il rischio è che il rinvio sia ad oltranza. Perché i club sono spaccati, e il ministro Calderoli chiede loro un passo indietro: “Credo che stavolta i presidenti farebbero bene ad accogliere la richiesta dei calciatori e a far partire il campionato. Se il problema è il contributo di solidarietà lo risolviamo noi per legge”. Ma Grosso, vicepresidente Aic rileva che la questione del contributo non è al centro delle preoccupazioni dell’Aic, volte piuttosto alla chiusura del contratto collettivo, che la Lega Calcio non ha ancora firmato. Secondo il presidente dell’Assocalciatori, Damiano Tommasi (nella foto in alto), “si sta facendo tanta confusione su posizioni mai prese. Ci teniamo a non mischiare questa vicenda con quella della firma del contratto – dichiara Tommasi -. L’eventuale slittamento del campionato non avrebbe nulla a che vedere con il contributo di solidarietà che verrà gestito come tutti i tributi”. “Noi non abbiamo detto nulla, su questo argomento a preoccuparsi sono gli altri e non i calciatori”, conclude. Contributo di solidarietà o mancato accordo sul contratto che sia, il campionato chiude per sciopero ancora prima di iniziare, così come decretato dal presidente della Figc, Giancarlo Abete, che ha atteso fino all’ultimo minuto utile per evitare il peggio. Poi di fronte all’ennesimo no dei club ha lasciato che il sindacato dei giocatori ufficializzasse lo stop e ha annunciato il rinvio a data da destinarsi (forse prima di Natale) del turno d’esordio.
La settimana rovente del calcio made in Italy ha partorito così il secondo sciopero della storia, a quindici dall’unico precedente del 96: allora era morto il tifoso Vincenzo Spagnolo, ma tra le beghe da risolvere c’era pure il rinnovo del contratto, pomo della discordia anche di questa vertenza, diventata lunghissima e che dopo diversi passi avanti ora registra un allontanamento delle parti preoccupante, perché il rischio adesso è il lockout, lo sciopero a oltranza. E mostra scenari poco rassicuranti con crepe e dissensi all’interno della stessa Lega. “Firmiamo un contratto valido fino al 30 giugno 2012, sulle basi dell’accordo raggiunto con Campana. Così il campionato comincia e subito discutiamo per un nuovo accordo”, la proposta del presidente Tommasi. Ma non passa molto e arriva il rifiuto dei club.“Non vedo perché dovremmo firmare un accordo ponte che ricalca quello ipotizzato all’origine della vertenza da Campana» la replica di Maurizio Beretta. L’Aic prende atto del “gran rifiuto” e commenta: “Abbiamo fatto di tutto, ma la Lega dice no a prescindere”, dice Tommasi spiegando che l’ultima proposta “avrebbe concesso alle parti la possibilità di un’immensa riapertura della piattaforma contrattuale, nell’ambito della quale poter vagliare le nuove richieste avanzate solo in questi giorni dai presidenti di serie A”. Diversi avrebbero firmato già due giorni fa, poi è passata la linea delle big e ora qualcuno – si fa carico della proposta il patron del Parma Ghirardi – chiede che la Lega vagli la proposta dell’accordo ponte in un’assemblea da convocare il più presto possibile. Segno che troppa compattezza non c’é, anche se Beretta bolla l’ipotesi di divisioni interne come «pura fantasia».
E che comunque l’obiettivo forse è più politico, che tecnico e tra gli stessi club, divisi tra falchi e colombe, si cerca la leadership per ‘imporre’ il prossimo presidente di Lega di A.“Prendo atto del voto dell’assemblea di Lega, 18 contro 2 per il no all’accordo. Ma prendo atto anche di dichiarazioni spontanee di diversi presidenti, in disaccordo con questa linea – interviene il vicepresidente Figc, Demetrio Albertini -. Si chiariscano allora all’interno, chi la pensa diversamente parli in assemblea di Lega”. Intanto la temperatura sale e Abete – bersaglio di alcuni club che lo vorrebbero alla porta – mostra la preoccupazione per uno stop che potrebbe non esaurirsi con una sola giornata. “L’ipotesi di uno sciopero a oltranza è uno dei problemi che si pone – ha detto il presidente federale che in questi giorni aveva tentato di tutto per far avvicinare le parti, mostrando poi tutto il suo disappunto nei confronti dei club che avrebbero disatteso gli impegni presi – Permane il rischio pensando alle gare successive”. L’obiettivo a via Allegri adesso infatti è limitare i danni e circoscrivere la pausa a un turno: “C’é tanta amarezza perché c’erano tutte le condizioni perché questo sciopero non avvenisse.
È una cosa che appare incomprensibile considerando le problematiche al centro della discussione” dice Abete. Trovare la soluzione è mission difficile però: qualcuno ipotizza anche un atto di forza nei confronti della Lega, che potrebbe passare anche attraverso un commissariamento. “Non ne parlo – dice Abete – Voglio valutare l’iter per arrivare alla firma per l’accordo. Poi faremo gli approfondimenti sulla situazione, che saranno di carattere giuridico e di natura sportiva. Anche per questo sto mantenendo il coordinamento con il Coni”. Trema a distanza pure Michel Platini: il presidente Uefa si dice preoccupato per “le luci rosse” partite in Spagna e Italia con i giocatori che non giocano. La Liga, dopo un rinvio, scende in campo: il sipario sulla serie A invece non si alza. Poi giocherà la nazionale, ma quindici giorni possono non bastare per sanare il pasticcio.