Ribaltamento di un barcone: nelle acque del Mediterraneo sono morti oltre 700 migranti
“Non c’è fine all’orrore nel canale di Sicilia. Non c’è fine alla cattiveria dell’uomo. La strage di Lampedusa doveva segnare il punto di non ritorno; il “mai più” che papa Francesco, proprio da quell’isola bella e dannata, lanciò al mondo. E invece è arrivata la strage definitiva: perché è come se in mezzo al Mediterraneo fossero caduti, tutti insieme e nello stesso punto, almeno 6 aerei. Perché di fronte a 700-900 morti, che si vanno ad aggiungere ai 950 dall’inizio dell’anno, qualsiasi parola che non sia ‘basta’ suona vuota e inutile. E allora bisognerebbe ascoltarle davvero le parole di chi sopravvive all’orrore”, scrive Ansa dando voce proprio a chi è sopravvissuto.
“Siamo partiti da un porto a cinquanta chilometri da Tripoli, ci hanno caricati sul peschereccio e molti migranti sono stati chiusi nella stiva. I trafficanti hanno bloccato i portelloni per non farli uscire”, l’Ansa riporta il racconto un giovane del Bangladesh sopravvissuto. Ma Ansa cita anche i soccorritori: “Ogni volta speri. Speri di salvarne almeno uno – dice uno di quelli che nel canale di Sicilia a salvare migranti ci sta da dieci anni – E quando dopo venti ore che guardi il mare hai gli occhi che ti bruciano e non sei riuscito a vederne neanche uno, puoi soltanto piangere. Lo sai che sono tutti in fondo al mare, anche se non ci vuoi credere”, ha detto il comandante Giuseppe Margiotta. Secondo l’Unhcr, il barcone si è capovolto in acque libiche poco prima della mezzanotte di sabato, a circa 180 chilometri a sud di Lampedusa. Navi militari italiane e maltesi e mercantili fanno parte delle circa 20 imbarcazioni impegnate, insieme a diversi elicotteri, nelle operazioni di soccorso coordinato dalle autorità italiane.
Sul numero dei superstiti le cifre fornite dalle diverse fonti differiscono. Per la Guardia Costiera, il bilancio resta di 28 persone tratte in salvo. Secondo le informazioni ricevute dalle autorità maltesi, fa sapere l’Unhcr, “sono circa 50 le persone salvate sulle 700 che erano a bordo” del barcone naufragato nel Canale di Sicilia. Secondo Flavio Di Giacomo, portavoce in Italia dell’Oim, Organizzazione Internazionale per le migrazioni, i superstiti sarebbero 49 mentre sono stati recuperati almeno 24 cadaveri. “Se questo naufragio fosse confermato per numero di vittime, dall’inizio dell’anno i morti sarebbero già 1.600. L’anno scorso, al 30 aprile, erano 96” dice Di Giacomo. “Quello che sta avvenendo nel Mediterraneo è molto più di un naufragio, siamo in presenza di un grave momento di crisi umanitaria che come tale va affrontato e gestito sulla base del diritto internazionale umanitario e che richiede una risposta solida di tutta la comunità internazionale”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi in conferenza stampa congiunta con il premier maltese Joseph Muscat.
Prima della conferenza stampa, Renzi aveva parlato ai microfoni di Rtl 102.5: “Tutti gli italiani pensano che quando c’è un Paese come la Libia dove rischi che ti taglino la testa e quindi sei costretto a fuggire e muori in mare in quel modo, innanzitutto c’è il sentimento di cordoglio, di dolore, altrimenti di questa tragedia diamo solo l’aspetto statistico. Non stiamo parlando di numerini ma di persone. Questo è il primo punto. Rimaniamo umani, partiamo da questo. L’Italia – aggiunge Renzi – resta un Paese di civiltà”. Renzi dice no all’ipotesi del blocco navale: “Il blocco navale in acque internazionali significa far fare il taxi agli scafisti. Lo si dica a chi lo propone”. “Diverso il ragionamento -aggiunge il premier – se potessimo farlo in acque territoriali libiche. Ma ci vuole un accordo internazionale, e soprattutto un accordo con il governo libico, che tuttavia è diviso. O altrimenti dovremo dichiarare guerra, ma si può fare?”.
“In questo momento intervenire in Libia con forze internazionali in terra ferma è un rischio assolutamente eccessivo. Si parla di peace keeping, ma lì non c’è la pace”, ha concluso Renzi”. È chiaro a tutti nel governo tedesco che si deve fare qualcosa per prevenire ulteriori incidenti, per prevenire morti di massa nel Mediterraneo”. Ad affermarlo è Steffen Seibert, portavoce della cancelliera tedesca, Angela Merkel, secondo cui la Germania ed i suoi partner europei devono muoversi rapidamente per concordare nuove misure per scongiurare altre tragedie del genere. “Adesso dobbiamo muoverci molto rapidamente per concordare misure appropriate”, ha spiegato Seibert.
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