Ancora scontri, ora anche all’ovest del Paese
Dopo gli ultimi scontri tra attivisti pro russi e ucraini, continuano le dimostrazioni nelle piazze ucraine. Sempre più coinvolto adesso è anche l’ovest del Paese. A Lugansk migliaia di attivisti pro russi hanno preso d’assalto il seggio del governo regionale e revocato il governatore. Secondo i media locali, tanti sarebbero arrivati a bordo di autobus dalla Russia. Solo una settimana prima Michail Bolotskych era stato incaricato da Alexander Turtschinow, il presidente ad interim. Bolotskych ha lasciato la sede amministrativa e gli attivisti hanno alzato la bandiera russa cantando l’inno nazionale russo. Anche nella metropoli Donezk, la roccaforte del presidente decaduto Viktor Janukowitsch, migliaia di manifestanti pretendono un referendum sull’adesione alla Russia.
A Kiew, la capitale dell’Ucraina, il presidente del Consiglio dei ministri, Arseni Jazenjuk, davanti a migliaia di persone si è dato grintoso nonostante la massiccia presenza di militari russi sulla Crimea. “Questo è il nostro Paese. I nostri padri e nonni hanno sparso sangue per questo Paese”, questo il messaggio che lancia Yatsenyuk alla folla e continua “Non ci sposteremo neanche di un centimetro, fateglielo sapere alla Russia e al suo presidente”. Gli Stati Uniti hanno manifestato il loro supporto per una maggiore autonomia della Crimea se però “ciò non accadrà con l’uso delle armi”. A dichiararlo oggi l’ambasciatore americano a Kiev, Geoffrey Pyatt. “Gli Stati Uniti ritengono che la Crimea è e deve rimanere parte dell’Ucraina”, ha affermato, riconoscendo comunque gli “interessi legittimi” della Russia per la penisola, interessi resi palesi dalla presenza della flotta russa nel mar Nero. “Il primo ministro Arseniy Yatsenyuk – ha poi aggiunto – ha indicato che il governo ucraino è disposto a migliorare il livello di autonomia del popolo della Crimea. Ma è qualcosa che gli ucraini devono decidere all’interno del loro quadro costituzionale e non può avvenire sotto minaccia armata”. Nel frattempo, dopo che il governo di Kiev ha chiesto aiuto agli Usa in vista del referendum che si svolgerà in Crimea il 16 marzo, alcuni funzionari statunitensi, tra cui degli agenti dell’Fbi, si sono recati nella capitale ucraina per collaborare nell’indagine di corruzione sotto il deposto presidente Viktor Yanukovich.