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22 November 2024
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STORIE di Gianni Farina

Casa Italia Zurigo: è l’ora del coraggio!

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Il centro futuro delle istituzioni e della cultura italiane nella città guida dei Confederati Elvetici

Oltre un lifting alla ricerca del tempo perduto. Quando, ancora tanta parte dell’emigrazione italiana, pensava di rientrare al più presto nel nostro paese: per aiutarlo a cambiare e costruire un futuro di progresso.
Lo slogan che accompagnava i “treni rossi”(Torna a votare. Vota per tornare) a ogni importante scadenza politica, era la sintesi di un sogno. La conquista del paradiso attraverso la partecipazione democratica della moltitudine composta dagli straordinari cittadini emigrati.
Talvolta non mancò, tuttavia, anche qualche protagonismo nella terra dei confederati. Il sette giugno del 1970. La rivolta, frutto di rabbia e passione politica, per l’ingratitudine e il diniego del contributo italiano(anche di sangue) allo sviluppo economico e sociale della Svizzera, contro l’iniziativa dello xenofobo Schwarzenbach. Al quale non sembrò vero di poter applicare, scientificamente, la massima di Max Frisch: uomini braccia di lavoro, senza anima e cuore, sentimenti e aspirazioni, violentando il messaggio umanista e solidale del grande architetto e letterato.
La reazione morale della comunità italiana, ma non solo, e dell’anima democratica e aperta della società elvetica realizzarono il miracolo: Schwarzenbach fu sconfitto e ognuno tornò con più lena al lavoro dei campi, come avrebbe detto il grande Cincinnato.
Le case d’Italia, al plurale, furono il centro della mobilitazione morale: per organizzare i gruppi di lavoro, stendere un documento, inventare uno slogan.
(Etre solidaire. Mitenand. Assieme) creare entusiasmo e consenso per la battaglia di verità e giustizia. Una Brooklynn in venire. La comunità italiana che si fa parte di uno stato nel segno della solidarietà e del riconoscimento collettivo in una bandiera. L’avvio, questo sì, di un magma sociale che si riconosceva in due storie: gli italos noti nello sport – il calcio, soprattutto – la cui sintesi si realizzò, più tardi, nei voli sui sentieri del pavé verso Roubaix del Lucano-Svizzero Fabian Cancellara.
L’integrazione protagonista nei gangli vitali della Confederazione – esclusa, in gran parte, la politica -evidenziata dalle gru degli alti edifici in costruzione, alla cui sommità campeggia, generalmente, una scritta nominale italica, ha tolto agli antichi centri di riferimento- le case d’Italia, ma non solo- la magia del punto di riferimento e d’approdo.
Rinnovarsi o morire. In alcuni casi, almeno parzialmente, è accaduto. A Berna, per esempio. In altri, no. E Zurigo, oltre a Lucerna, ne è il segno più eclatante.
Una imponente struttura sempre più ghetto e figlia di una memoria stantia nonostante il tentativo di abbellirla operato da un comitato “pro Casa d’ Italia.” Chi scrive espresse, a suo tempo, un giudizio positivo e indicò una speranza, minata, tuttavia e all’origine, da puri e nascosti interessi commerciali e di parte.
È giunta l’ora del coraggio. Saper osare e investire nel nome della memoria e del rinnovamento.
La casa d’Italia di Zurigo rimarrà chiusa per diverso tempo alla luce di una necessaria e sostanziale ristrutturazione indicata dalla recente ispezione ministeriale.
Per il polo scolastico italiano, ospite dell’attuale struttura, occorrerà ricercare, in accordo con le autorità cittadine e cantonali svizzere, una sede definitiva esterna.
Vedo un grande teatro. Una folla in attesa dell’evento.
Una mostra. Un Pinturicchio o un Giotto a cui ispirarsi. Un centro di alta cultura. Di una Patria italiana figlia della nuova Europa. Che sta, nonostante la miserabile attualità, nelle nostre aspirazioni. E perché no? Con tutte le garanzie indispensabili, la nuova sede delle istituzioni consolari e culturali italiane.
Qualche ora di viaggio per raggiungere la moderna metropoli su cui veglia la dorata madonnina, così cara ai meneghini e a chi, come me, aspirò a scoprirla aldilà del monte.
Nel brulichio di viale Palestro spicca il vetro cemento del palazzo eretto a celebrare la vitalità confederale svizzera nel capoluogo lombardo. Ecco l’esempio di un qualcosa che può nascere nella città sulla Limmat.
La traversata del San Gottardo, tremila metri e più, sotto la vetta, ha unito due metropoli, due storie, due futuri. Due città gemellate – Milano e Zurigo – nel senso della memoria e nell’arricchimento delle loro grandi culture. L’avvenire entra in noi molto prima che accade. (R.M. Rilke) Ma solo se sapremo – istituzioni e comunità – essere all’altezza del futuro che è nei nostri sogni.

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