Non sappiamo come Antonio Giacchetta abbia potuto iniziare e portare avanti per anni una seconda attività, di cui pare che lui solo fosse a conoscenza negli uffici del patronato INCA di Zurigo; non sappiamo con quali procedure e modalità burocratiche abbia potuto farlo; immaginiamo però – e lo deduciamo da notizie frammentarie provenienti da più parti e da spezzoni di testimonianze di chi si ritrova senza niente – che la sua seconda attività potrebbe essere esplosa con tutti gli enormi danni che ha provocato non perché da parte sua ci sia mai stato un intento truffaldino nei confronti di chi gli ha affidato i suoi soldi per una maggiore redditività, ma semplicemente perché quella massa finanziaria costituita dalle Casse Pensioni (Secondo Pilastro) di circa un centinaio di pensionati per un totale di 20-25 milioni (secondo stime e calcoli non ufficiali) potrebbe essersi volatilizzata in seguito a investimenti rivelatisi fallimentari.
Da quel che abbiamo potuto capire, varie persone gli avrebbero affidato la loro cassa pensione, il cui capitale, per essere appunto più redditizio, sarebbe stato investito in titoli di borsa andati in fumo con la recente crisi finanziaria, innescando un meccanismo perverso di perdite che ad un certo punto avrebbero messo Antonio Giacchetta nella condizione di non poter più far fronte agli impegni presi con coloro che avevano riposto fiducia in lui.
Se è vero che qualcuno avrebbe ricevuto rendite mensili fino a non molto tempo fa, questo potrebbe voler dire che Antonio Giacchetta abbia fatto di tutto nella speranza di una miracolosa quanto improbabile rimonta del valore dei titoli. L’entità delle perdite, però, sarebbe stata tale per cui sarebbe sopraggiunto il crac, con tutte le gravi conseguenze che si sono verificate, per lui e per tanti pensionati.
Se, al di là dei tanti e importanti dettagli che ancora non si conoscono, dovesse essere questa la sostanza di tutta la vicenda, è chiaro che c’è un certo numero di persone (quanti, precisamente, ancora non si sa) le quali per il loro futuro di pensionati contavano sulla loro cassa pensione per vivere dignitosamente e che di colpo, invece, si stanno ritrovando in mezzo alla strada, con l’aggravante dell’età e del bisogno. Molti, nella speranza di avere in tutto o in parte il capitale, si sono rivolti singolarmente agli avvocati, ma se tanti sono ancora i dettagli che non si conoscono di tutta la vicenda, ci sono però alcune certezze.
La prima è che se è vero che i soldi sono stati persi in seguito al crollo delle borse, sarà difficile, se non impossibile, recuperarli. La seconda certezza è che gli avvocati, dopo aver dato qualche improbabile speranza, cominceranno a presentare le loro parcelle, che prima o poi il cliente dovrà pagare. Da queste due certezze deriva la nostra proposta: che tutti coloro che sono stati danneggiati si riuniscano in comitato e con la forza della loro unione chiedano che i Patronati e i Sindacati, italiani e svizzeri, vengano loro incontro in termini economici con la costituzione di un fondo di solidarietà.
Sappiamo che la rabbia dei pensionati è tanta e che essa è sacrosanta, ma crediamo anche che serva a poco inveire contro chi probabilmente potrebbe essere responsabile e contemporaneamente vittima e che invece la via indicata possa essere ragionevolmente molto più fruttuosa che non la scelta individuale, forse inutile e anche costosa.
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1 commento
Premetto che il mio commento non ha l´intenzione di accusare nessuno, sono consapevole dell´importanza dei patronati e del lavoro che essi hanno svolto per la collettivitá italiana nel mondo, il servizio é gratis per il cittadino , ma siamo a conoscenza che alla fine questi servizi sono profumatamente retribuiti dallo stato si intende. Per i costi delle sedi e i rimborsi delle pratiche , lo stato sborsa una somma che oscilla tra i 30 e i 40 milioni di euro. Questa mia analisi potrebbe sembrare fuori luogo, ma vi assicuro che non lo é affatto. La gente si chiede quasi incredula, come é possibile che un organismo di tutela della portata dell´inca-cgil possa essersi fatta inbambolare in questo modo, e per giunta da un proprio funzionario; Dove sta il controllo? Da ció che si é potuto dedurre il presunto colpevole e ribadisco “presunto” perché non dobbiamo fare i giustizialisti ma aspettare gli eventi, i quali purtroppo per i pensionati, portano ad una conclusione che non prevede nulla di buono per quest´ultimi. A mio modesto avviso creare un fondo di solidarietá non risolverebbe il problema, la gente é in preda alla disperazione, quí ci vuole la volontá politica e il coraggio di assumersi delle responsabilitá, qualora esse ci siano. con stima francesco giorno MODIE