Portare la biodiversità anche a tavola, a tutto vantaggio di gusto e salute
Avete mai provato a contare quanti tipi di alimenti diversi mangiate? Facciamo una prova, ipotizzando una giornata tipo del mangiatore medio italiano: colazione con biscotti e caffè, panino veloce con prosciutto e mozzarella a pranzo, un bel piatto di pasta al sugo e un’insalata la sera. Riassumendo: frumento (che compare 3 volte), maiale, latte e verdura. Insomma, una netta prevalenza del Triticum, per usare il nome botanico del cereale più diffuso in assoluto. E non ho messo le merendine a metà pomeriggio, i salatini dell’aperitivo, la pizza e via dicendo.
Si può dire che l’alimentazione di molti sia monopolizzata da questo cereale (e dai suoi “fratelli” farro, segale e orzo, che compaiono nei pani scuri e nei mix di cereali per la colazione). Ma dove c’è monopolio, non c’è diversità.
E dove non c’è diversità, non c’è ricchezza. Avete mai visto un bosco in cui compaia esclusivamente un solo tipo di piante? Inimmaginabile. O un lago in cui viva esclusivamente un solo tipo di pesci? Impossibile.
Così come in natura la biodiversità è un fattore essenziale per il benessere e la stabilità di un habitat (1), così a tavola la varietà è essenziale per assicurarci un profilo nutrizionale veramente completo. Infatti, tra i precetti della Dieta Mediterranea, che non a caso è stata iscritta tra i Patrimoni Immateriali dell’Umanità dell’Unesco, ci sono proprio la varietà e l’attenzione alla biodiversità (2). Coincidenze? Io non credo, direbbe qualcuno. E se il monopolio, da una parte, implica impoverimento, dall’altra porta inevitabilmente a un accumulo. Immaginate di fare una raccolta di figurine: sareste contenti, se l’edicolante vi rifilasse sempre una busta con gli stessi cinque calciatori? Il vostro album sarebbe pieno di caselle vuote e con una pigna di immagini sovrapposte in alcuni punti. Questo accumulo sarebbe oltremodo irritante. Allo stesso modo, un accumulo di frumento può risultare infiammante per molti; anche qui, non è una coincidenza, se i casi della cosiddetta “gluten sensitivity”, ossia la presenza di disturbi a seguito del consumo di frumento, anche tra non celiaci, è in forte aumento.
E allora? Allora via alla varietà: andate a riscoprire il riso, in tutte le sue varianti; il miglio, il sorgo, l’avena. Ma anche i cosiddetti “pseudocereali” come il grano saraceno, la quinoa e l’amaranto. Nuove ricette e nuovi sapori aspettano solo voi. E scommettiamo che sarà anche più facile restare in forma?
Variegati saluti dalla vostra consulente alimentare
Tatiana Gaudimonte
Fonti:
1) “Alla scoperta della biodiversità” – ISPRA 2010 – www.formeducambiente.isprambiente.it
2) “Public Health Nutrition: Mediterranean diet pyramid today. Science and cultural updates 2011” doi:10.1017/S1368980011002515