Il WWF ha pubblicato un manualetto con la lista dei pesci che possiamo acquistare e mangiare senza avere la coscienza sporca!
“La specie simbolo del Mediterraneo è a rischio estinzione”, questo è il triste messaggio che lancia il WWF parlando del tonno rosso. Questo splendido animale è annoverato tra i pesci più grandi e più preziosi dal punto di vista economico. A causa del suo valore economico, il tonno rosso è stato pesantemente vittima della pesca illegale praticata soprattutto nelle sue zone di riproduzione e in generale in tutto il Mediterraneo.
Solo a giugno scorso, durante la giornata mondiale degli Oceani, è stato rivelato da Greenpeace Italia che in Europa il 60% delle risorse ittiche studiate è sovrasfruttato e che nel Mediterraneo e nel Mar Nero la situazione è ancora più allarmante: l’88% degli stock di cui è stata effettuata una valutazione soffre di pesca eccessiva. E purtroppo questa non è l’unica minaccia che si trovano a fronteggiare i mari, interessati da inquinamento, trivellazioni off-shore e cambiamenti climatici.
La piccola pesca o pesca artigianale è quella che per generazioni ha riempito le nostre tavole, dato lavoro a migliaia di persone e rappresenta l’identità di molte comunità costiere. Impiega attrezzi a basso impatto ambientale, che riducono al minimo gli scarti. I proprietari delle imbarcazioni solitamente lavorano sulle barche e pescano quanto necessario per sostenere le famiglie. In Italia, la pesca artigianale rappresenta circa il 67% della flotta e dà lavoro a quasi la metà dei pescatori italiani. Ma “Ci troviamo in un momento estremamente critico per i nostri Oceani e se non interveniamo subito con misure di gestione efficaci e a 360 gradi rischiamo di perdere un enorme patrimonio di biodiversità e risorse fondamentali per la sicurezza alimentare e il futuro del settore pesca – ha dichiarato Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia – È ora di tutelare gli ecosistemi marini, fermando le attività distruttive e sostenendo quelle a basso impatto, come la pesca artigianale, se vogliamo garantire un futuro al nostro mare”. Secondo le ultime statistiche in Svizzera il consumo di pesce e altre specie ittiche è lievitato di circa il 60% raggiungendo un totale di ben 74’573 tonnellate, significa 9,1 chilogrammi di pesce e frutti di mare pro capite all’anno: un record per gli svizzeri.
Gli svizzeri sono sempre più ghiotti di pesce e prodotti ittici: solo negli ultimi 25 anni il consumo è aumentato di circa il 60%, raggiungendo, secondo Proviande, la quota record di 74 573 tonnellate, l’equivalente di un consumo annuo pro capite di 9,1 chili di pesce e frutti di mare. Il 98% proviene dall’importazione. «Attualmente, l’87% degli stock ittici utilizzati a livello commerciale nel mondo è soggetto a pesca eccessiva o si trova poco al di sotto della soglia di guardia», dichiara Mariann Breu del WWF Svizzera. E l’acquacoltura non allenta la pressione esercitata sugli effettivi di pesce selvatico: gli esemplari d’allevamento, infatti, vengono alimentati prevalentemente con farina e olio di pesce, contribuendo così al sovrasfruttamento dei mari. Tra i pesci e i frutti di mare che compaiono più di frequente sulle tavole svizzere vi sono il tonno, i gamberetti, il salmone, pleuronettiformi come ad esempio rombi, sogliole e platesse, e il pangasio. Il WWF consiglia ai consumatori di consultare la Guida WWF per orientarsi nell’acquisto del pesce, e consumare preferibilmente pesci e frutti di mare non tutti i giorni.
Chi quindi vuole contribuire a salvare i mari dovrebbe rinunciare al consumo di anguilla, coda di rospo, spigola e merluzzo bianco (Atlantico settentrionale), “L’aringa dal mare del Nord, lo spratto o il merluzzo pescati nel mar Baltico, ma anche carpe e siluro pescati in Europa si possono mangiare mantenendo la coscienza pulita” consiglia Catherine Zucco, esperta in pesca del WWF. Inoltre per orientarsi meglio davanti al banco di vendita, le ecoetichette MSC e ASC danno maggiore sicurezza che si tratti di un responsabile rapporto acquacoltura. “Nonostante alcune riserve, soprattutto nel mar Baltico e nel mare del Nord, si stanno riprendendo, a livello mondiale il 30% dei mari è toccato dallo sfruttamento dei mari. Per questo è così importante che i consumatori badano molto alla provenienza e il metodo di pesca durante l’acquisto, perché nei banchi vengono venduti pesci da tutti i mari”, continua Zucco. In confronto all’ultima statistica effettuata sempre dal WWF con quella attuale, invece di un segnale di cessato allarme, è stato registrato un peggioramento, in pesci come ad esempio per il tonno Bonito proveniente dall’Atlantico, che spesso viene venduto come “tonno nelle lattine”. Le riserve davanti all’ovest dell’Africa come anche in America del nord e sud non sono più consigliabili per lo sfruttamento.
Più informazioni sulla lista dei pesci li trovate su www.wwf.ch/guidapesci