Compromessi sui migranti e sul commercio, ma lontanissimi sul clima Gentiloni: “Differenze ma è stato un successo”
Paolo Gentiloni parla di “successo”, non nasconde le “differenze non secondarie” emerse in particolare sul clima ma rivendica anche un accordo “non scontato” sul commercio e l’intesa su migranti e terrorismo. Il premier e presidente di turno del summit del G7 ha tracciato un bilancio dei lavori, alle spalle il golfo di Taormina, rivendicando la scelta “vincente” della Sicilia e la positiva organizzazione.
Dal punto di vista politico, quello che si era preannunciato come il G7 “più difficile” (previsione del presidente del Consiglio Ue Donald Tusk) per l’alto numero di esordienti e soprattutto per l’incognita Donald Trump si è confermato tale. Gentiloni, in questi due giorni, ha parlato di confronto “aperto”, “sincero”, “vero”. Parole che, nel gergo politico, si possono tradurre, quantomeno, con “acceso” e “aspro”. E il bilancio, per la presidenza di turno italiana, non poteva dunque che essere a luci e ombre. Il nodo che non è stato sciolto, come previsto, è stato quello sul clima. Del resto non poteva essere altrimenti dato che gli Usa sul rispetto o meno degli accordi di Parigi non hanno preso una decisione. Dunque sul clima, ha ammesso Gentiloni, “si registra una differenza non secondaria e su un tema importante”. La speranza è che gli Usa decidano “presto e bene” anche perché da Taormina hanno avuto “un set di argomenti formidabili per decidere nella direzione giusta”.
Successo pieno è quello relativo al terrorismo, con i 7 leader che hanno firmato, una dichiarazione congiunta ad hoc. “È il risultato più importante”, ha detto Gentiloni, sottolineando, tra l’altro, la rilevanza “del richiamo dei sette grandi Paesi agli Internet service provider”.
Il presidente del Consiglio ha anche rivendicato “una larga intesa sui temi politici di attualità, sulle grandi questioni geopolitiche e sulle crisi specifiche: Libia, Siria e Nord Corea”, ma anche una intesa sul tema dei migranti, che era uno di quelli a cui l’Italia teneva di più.
Nella nota finale, a cui si è arrivati dopo un lungo e complesso lavoro degli sherpa, si sostengono “i diritti umani di tutti i migranti e rifugiati” ma anche, come preteso dai negoziatori americani, “i diritti sovrani degli Stati, individualmente e collettivamente, a controllare i propri confini e stabilire politiche nell’interesse nazionale e per la sicurezza”. Un compromesso, ha ammesso Gentiloni, ricordando che “non mi aspettavo soluzioni” sul tema dal G7 ma sottolineando che è una “cosa positiva” aver ribadito alcuni principi, a partire dalla necessità di “combinare politiche di sicurezza e di accoglienza umanitaria”.
Certo, poi, sul piano pratico, “la questione migratoria dobbiamo risolverla con le nostre forze e con l’aiuto della Ue”. Però c’è stato anche un “focus importante” sull’Africa che “torna al centro delle nostre agende”.
Altro tema che ha visto un confronto “molto duro” (come ha ammesso la cancelliera Angela Merkel) è quello del libero commercio. Anche in questo caso le righe apparse nel comunicato finale hanno visto uno confronto parola per parola tra le delegazioni, con gli Stati Uniti che hanno tentato, in parte riuscendoci, di imporre la loro visione. Il risultato è che i grandi si impegnano a “combattere il protezionismo” ma anche “ogni pratica di commercio scorretto”. “Si è trovato un punto di equilibrio, che non era scontato. La discussione proseguirà”, è stato il laconico commento del premier.
Askanews
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