Elezioni Consiglio federale
Il 56enne vodese è stato facilmente eletto dall’Assemblea federale al terzo turno e sarà ministro del Dipartimento federale della difesa (DDPS)
Nessuna sorpresa, nessuna trama, nessun colpo di coda. Dopo la formale rielezione, con brillanti risultati, dei sei consiglieri federali uscenti, i parlamentari svizzeri non hanno fatto scherzi e alla fine hanno eletto un esponente UDC. I democentristi tornano così ad avere con Guy Parmelin due seggi in seno al Consiglio federale. Parmelin è riuscito con il passare dei giorni a spodestare Thomas Aeschi, a lungo dato come il favorito e prediletto di Christoph Blocher, ma che non è mai decollato nell’elezione, mentre il ticinese Normann Gobbi ha realizzato un buon risultato al primo turno (50 voti), per poi essere ampiamente distanziato. L’elezione di Parmelin non è certamente la più qualificata, per molti è una sorte di male minore, ma il suo pragmatismo, la capacità di scendere a compromessi e l’orientamento alla collegialità sono le caratteristiche che hanno portato soprattutto la sinistra e il centro a votarlo. In negativo c’è il suo deficit linguistico, parla poco tedesco e non è per niente a suo agio con l’inglese. Parmelin non ha esperienza sia in un esecutivo sia nella conduzione di persone e questo ha indotto alcuni critici a ritenerlo addirittura non idoneo ad assumere un ruolo così importante. Sono pregi e difetti che si alternano e soltanto il suo lavoro in Consiglio federale darà spunti per giudicarlo.
Comunque l’UDC è soddisfatta per avere centrato l’obiettivo del secondo seggio, ma i vertici del partito sono forse meno entusiasti del candidato Parmelin, che è stato il più gradito agli altri partiti tra i tre ufficiali. Il presidente Toni Brunner esclude però un cambio di linea politica e ricorda che i temi che hanno rafforzato l’UDC alle elezioni federali, la politica migratoria, la posizione critica verso l’Ue, il rigore finanziario, “sono punti ai quali l’UDC resterà fedele e difenderà adesso con i due ministri.” Parmelin è il primo Consigliere federale romando democentrista e con la sua presenza nel governo, l’UDC spera di raccogliere più consensi nella Romandia e di accrescere il suo potenziale di elettori. Un difficile compito, perché la stampa non ha osannato Parmelin ritenendolo “una soluzione per mancanza di alternative” e perché l’UDC romanda è stata sempre identificata con Christoph Blocher e Parmelin non è ritenuto un rappresentante degli interessi della Svizzera romanda su temi come gli accordi bilaterali o sull’immigrazione di massa.
Gli altri partiti sperano almeno che con Parmelin ritorni la concordanza a Palazzo federale e che l’UDC smorzi la sua vena di opposizione e le sue lamentele incessanti verso gli altri partiti. Per il PLR la responsabilità maggiore ricade soprattutto sull’UDC, invitata “a un maggiore coinvolgimento per le sfide che attendono la Svizzera e a un lavoro comune.” Il PPD ha individuato in Parmelin “l’uomo giusto, che incarna le idee del partito, ma è persona costruttiva e pronta alla collaborazione ponendo gli interessi della Svizzera a quelle del partito.” Fuori dal coro il PS che ingoia il rospo dell’elezione di un candidato del quale i socialisti non sono mai stati entusiasti. Il PS non crede che la linea politica dell’UDC cambierà, ma spera che “Parmelin si profili e progredisca durante il suo mandato.”
Si è svolta secondo copione e senza litigi anche la ripartizione dei dipartimenti dopo la prima seduta del nuovo Consiglio federale presidiata da Simonetta Sommaruga che ha spiegato come le decisioni “sono state prese in perfetto spirito collegiale.” Cinque ministri hanno voluto mantenere i propri dipartimenti: Alain Berset agli interni (DFI), Simonetta Sommaruga (PS) al Dipartimento di giustizia (DFGP), Johann Schneider-Ammann all’economia (DEFR), Didier Burkhalter agli esteri (DFAE), Doris Leuthard all’ambiente, trasporti, energia e comunicazioni (DATEC). Solo Ueli Maurer ha espresso il desiderio di cambiare dipartimento scegliendo il Dipartimento delle finanze (DFF), ritenuto un dipartimento chiave, e sarà lui a occupare il posto di Eveline Widmer-Schlumpf. Questa presenza permetterà di dare una certa continuità alla politica del rigore intrapresa dall’uscente ministra grigionese. Al neo eletto Parmelin verrà dunque assegnato il Dipartimento federale della difesa (DDPS), con il compito di portare a compimento la riforme dell’esercito. Sembra che l’atmosfera serena sia di buon auspicio che sotto la cupola di Palazzo federale i prossimi quattro anni saranno meno difficili dell’ultima legislatura e chiuderanno otto anni marcati dall’instabilità.