Oggi è invalso l’uso di caricare il tradimento di umiliazione e di lesioni psicologiche, per cui accade che chi è tradito monetizzi davanti al giudice l’onta della vergogna
Non sappiamo come si agisce nei Paesi avanzati, ma presumiamo che se un marito mette le corna a sua moglie o se una moglie mette le corna a suo marito, fintanto che l’altro o l’altra non scopre la tresca, la cosa può anche andare avanti senza problemi. Se poi l’uno o l’altra scopre il tradimento, in genere, tra persone civili, cosa si fa? O si perdona o ci si lascia, e si ricorre al giudice solo quando ci sono di mezzo i bambini. Quanto al sostentamento, è chiaro che anch’esso è contemplato, ma in genere ciò avviene non per il tradimento in sé, bensì per la rottura del menage familiare che comporta anche un prezzo per il più debole. Vogliamo dire che in molti Paesi avanzati esiste il mantenimento per figli e per il coniuge, ma solo perché la rottura, magari con colpa, comporta un prezzo.
In altri Paesi, specie là dove il tradimento manifesto comporta un’offesa e un’umiliazione, indipendente se ad essere cornificato è l’uomo o la donna (ma l’umiliazione della donna è più tollerata), da qualche tempo è invalso l’uso della richiesta di danni morali, biologici ed esistenziali. In poche parole, tradire rischia di costare caro. Da una parte, la relazione rischia comunque di naufragare, dall’altra, c’è il rischio concreto di dover pagare il fallimento del matrimonio per colpa. Insomma, essere traditi a volte non è solo una vergogna e un’umiliazione, ma anche un modo per fare cassa. La vergogna, in poche parole, viene monetizzata e va da sé che più si è danarosi e più la scappatella costa caro. Ovviamente, in questo marasma a sguazzarci sono gli avvocati, che la menano per le lunghe, e coloro che hanno un coniuge pieno di soldi. Quest’ultimo è messo bene sotto la lente d’ingrandimento, perché nel caso in cui trovi un’occasione, magari passeggera, ebbene, la debolezza di un momento o di un periodo rischia di penalizzarlo per tutta la vita e di fare la fortuna dell’altro o altra.
La casistica offre una serie di sfaccettature. Prendiamo il caso di un marito che, in costanza di matrimonio, fa un figlio con l’amante. Ebbene, qui il neo padre non può invocare nessun appiglio: la figlia c’è, non può sparire. In questo caso, la moglie tradita che chiede la separazione, è garantita per tutta la vita con un assegno proporzionato al reddito del fedifrago. Prendiamo il caso di una donna, madre di due-tre figli, che tradisce il marito con la compagna di sua figlia, con una donna, dunque. Ebbene, qui non ci sono vaffa che tengono, si va dritti dritti dall’avvocato il quale fa scattare i danni morali, per lui marito tradito e per i figli che devono convivere con la nomea della loro madre. Prendiamo il caso di un marito o di una moglie traditi che si lasciano andare a giudizi non troppo lusinghieri nei confronti di chi ha tradito. Ebbene, bisogna fare attenzione a rispondere per le rime, perché al danno per tradimento si aggiunge anche la beffa della dignità umiliata e dunque gli uomini di legge sfogliano il codice e ogni pagina è un gruzzoletto che si aggiunge al normale assegno. La cornificazione, dunque, diventa un bancomat: mi hai tradito? A causa del tuo tradimento, mi sono ammalato e siccome c’è il diritto alla salute ecco che scatta il risarcimento.
Quella del quantum diventa un vero e proprio rebus, anche perché dipende dal sesso del giudice (complicità di genere), dal sesso di chi viene tradito (il tradimento di un uomo vale meno di quello di una donna, anche se dipende da chi giudica), dalle circostanze. Sì, anche dalle circostanze e soprattutto dal modo come avviene. C’è il caso di una donna friulana che mette le corna al marito che chiede un risarcimento di 10 mila euro. Il giudice glielo concede, ma poi in Cassazione gli viene tolto. Con quale motivazione? Il tradimento c’era sì stato, ma era stato fatto con eleganza, discrezione e con stile, per cui nessuno ne era venuto a conoscenza. E’ il caso del danno (tradimento) e della beffa (niente risarcimento perché nessuno se n’era accorto (a parte il marito, ovviamente).
Morale della favola: tradire costa soldi e stress, meglio non farlo, si evitano tanti guai.