Record negativo per quanto riguarda la concentrazione di CO2 nell’atmosfera
A darne conferma è l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), nell’ultimo ‘Greenhouse gas bullettin’: il livello di anidride carbonica nell’atmosfera continua a salire e, nel 2016, ha toccato il valore record di 403.3 parti per milione (ppm), il 145 per cento in più dei valori preindustriali. Solo nel biennio 2015-2016, la concentrazione di CO2 (il più diffuso dei gas climalteranti) è aumentata del 2,5 per cento, a causa anche dell’effetto della corrente tropicale El Nino. Valori a dir poco preoccupanti, considerando che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera non era mai stata così alta negli ultimi 800 mila anni e che nello scorso decennio l’aumento medio è stato di 2,1 ppm ogni anno.
Lo studio, che utilizza navi, aerei, e stazioni a terra per misurare le emissioni, afferma che la CO2 nell’atmosfera cresce 100 volte più velocemente rispetto alla fine dell’Era glaciale a causa della crescita della popolazione, dell’agricoltura intensiva, della deforestazione e dell’industrializzazione.
L’ultima volta che la Terra registrò simili concentrazioni di anidride carbonica era nel Pliocene, da tre a 5 milioni d’anni fa: allora la temperatura era di 3 gradi superiore all’attuale, e il livello del mare tra i 10 e i 20 metri superiore a quello di oggi. Nel 1750 la concentrazione di CO2 era di 280 ppm, il 145% in meno rispetto ad oggi. “Senza una rapida riduzione della concentrazione di CO2 e degli altri gas serra, andremo incontro a pericolosi aumenti di temperatura entro la fine del secolo, ben al di sopra i livelli concordati dall’Accordo di Parigi”, ha commentato il segretario generale del Wmo, Petteri Taalas.
“Le future generazioni erediteranno un pianeta meno ospitale. Le leggi della fisica ci dicono che avremo un clima più caldo e maggiori eventi estremi in futuro e non esiste al momento nessuna bacchetta magica per rimuovere la CO2 dall’atmosfera. L’anidride carbonica rimane in atmosfera per centinaia di anni e negli oceani anche più a lungo”, ha poi concluso Taalas, lasciando intendere che se anche dovessimo smettere immediatamente di emettere anidride carbonica, metano e biossido di azoto in atmosfera, ci vorrebbero centinaia di anni prima che i livelli oggi raggiunti possano scendere adeguatamente per farci rientrare nei limiti che consentono di conservare ecosistemi e cicli naturali come li conosciamo oggi.
“I numeri non mentono, stiamo ancora emettendo troppo. Gli ultimi anni hanno visto un’enorme crescita delle rinnovabili, ma dobbiamo ora raddoppiare gli sforzi per garantire che le nuove tecnologie a basse emissioni di carbonio siano in grado di prosperare; abbiamo già molte delle soluzioni per affrontare questa sfida. Ci vuole ora la volontà politica globale e un nuovo senso di urgenza”, ha dichiarato Erik Solheim, responsabile dell’ambiente delle Nazioni Unite. E, tra l’altro, fa notare il fisico Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, oltre agli Usa c’è un altro paese che sta facendo male: “È l’Italia, dove le emissioni negli ultimi due anni sono addirittura aumentate, cosa che rende difficile centrare gli obiettivi Ue del 2030”.